Mi auguro un sereno e felice 2010, di quelli che non si vedono da anni. Me lo auguro con tutto il cuore. Lo auguro anche a qualcun altro, magari senza dirglielo. Anzi, sicuramente senza dirglielo. Almeno, non subito. Ma forse neanche dopo. Però lo si può augurare in silenzio, non cambia niente. Anche se forse a questo qualcun altro potrebbe far piacere sapere che glielo auguro. Allora forse conviene che prima o poi glielo dica. Anche se non lo farò.
Vorrei solo cose belle, e che ci fosse un modo meno banale per dirlo. Ma spesso il motivo per cui qualcosa è banale è che si tratta semplicemente di qualcosa di vero, evidente, incotrovertibile. Come il fatto che vorrei solo cose belle.
Belle, che vuol dire poi? Che facciano stare bene. Ma anche soltanto che non facciano troppo male.
Le vorrei per me e per tutti gli altri. Così, banalmente, io le vorrei. E questa è la banalità migliore con cui voglio finire il 2009. Banalmente, l'ultima parola che lascio in deposito nel mio 2009 è un banalissimo "vorrei"
giovedì 31 dicembre 2009
mercoledì 30 dicembre 2009
2010
Non credere di meritare tutti i fuochi d'artificio che ti dedicheranno. Certe cose bisogna prima sudarsele. Entra piano e mettiti comodo. Appena potrò ti dedicherò un po' di tempo. Cerca di passare lentamente. Vorrei notare qualche cambiamento oltre al calendario sulle pareti. Prepara un elenco di propositi che sei disposto a soddisfare. Adeguerò il mio elenco alle tue limitate possibilità. Non passare direttamente al 2 gennaio. Lasciami il tempo e il modo di vivermi una volta tanto anche il primo giorno dell'anno.
E poi fai qualcosa perchè così proprio non si può continuare
E poi fai qualcosa perchè così proprio non si può continuare
2009
Non fare rumore mentre te ne vai. Io non ne farò per salutarti. Non sbattere la porta mentre esci. Qualcun altro dovrà entrare subito dopo. Portati via tutte le tue cose. Fai un po' di spazio per quelle che verranno. Non credere di essere stato speciale. Ne verranno altri come te. Vattene.
lunedì 28 dicembre 2009
sonno
E' il modo in cui uno dorme che determina come uno vive. E viceversa. O viceversa. Io dormo a volte troppo, a volte troppo poco. E allo stesso modo vivo. E racconto il modo cui vivo troppo o troppo poco, come se conoscessi qual è il criterio che decide quando si può usare la parola "troppo". Adesso vorrei dormire, ma se lo volessi veramente non sarei qui a scriverlo. Nonostante il sonno. Una cosa che ho scoperto è che non sempre il sonno è una buona ragione per mettersi a dormire. O forse lo è sempre, solo che non sempre si fanno quelle cose che si hanno buone ragioni per fare. Anzi, di solito sono le cattive ragioni che determinano il modo in cui uno vive. E di conseguenza, il modo in cui uno dorme. Però lo stesso, adesso vorrei dormire. Perchè ho sonno, ma non solo. Vorrei dormire perchè in questo periodo preferisco quello che c'è oltre il muro del sonno. Perché nel sonno siamo tutti uguali, e le cose vanno per tutti nello stesso modo, cioè da nessuna parte, ma nemmeno ferme. Perchè nel sonno semplicemente le cose non ci sono, e non abbiamo il problema di dimenticarcene, o di non pensarci. Nel sonno non si può nè pensare nè non pensare, anche se forse diventiamo noi i pensieri di qualcun altro. Non so da dove mi sia uscita questa idea adesso. Non la penso veramente. Nessuno pensa a noi mentre dormiamo, nessuno prende in prestito la nostra vita fino al risveglio. La abbandoniamo lì sull'orlo del cuscino, come se non fosse roba nostra, come un pigiama stropicciato, o una lacrima da fare evaporare. E però la vita durante il sonno non evapora davvero, ci ripiove sempre addosso appena il sonno se ne va. Non mi importa, ora ho sonno, a domani mattina ci penserò poi.
sabato 26 dicembre 2009
26
Dio, ti avevo chiesto di mandarmela buona, perdio!
E invece l'hai mandata buona solo alla mia gatta, che ha approfittato del parapiglia per rifugiarsi in mansarda a dormire tutto il santo natale, lontano dalle persone cui non era gradita e che, ovviamente, lei non gradiva, ma di conseguenza lontano anche da chi avrebbe gradito passare il natale solo con lei. Cioè io.
Ho ricevuto tantissimi regali, ne ho fatti pochissimi e molto meno costosi. Nonmimporta. Prima o poi la gente capirà, e se no peggio per loro.
E invece l'hai mandata buona solo alla mia gatta, che ha approfittato del parapiglia per rifugiarsi in mansarda a dormire tutto il santo natale, lontano dalle persone cui non era gradita e che, ovviamente, lei non gradiva, ma di conseguenza lontano anche da chi avrebbe gradito passare il natale solo con lei. Cioè io.
Ho ricevuto tantissimi regali, ne ho fatti pochissimi e molto meno costosi. Nonmimporta. Prima o poi la gente capirà, e se no peggio per loro.
venerdì 25 dicembre 2009
santo natale 2009 II
Caro Dio, sappiamo bene tutti e due che tu non puoi esistere, suvvia, non prendiamoci in giro con questa roba del natale. Siamo qui a festeggiarti e tu nemmeno ti degni di esistere, o di mandarci un biglietto di ringraziamento.
Caro Gesù Bambino, anche io una volta sono nato, sai, ma non ho fatto tutto questo casino, e tra duemila anni nessuno ci farà più caso al 20 giugno. E invece noi adesso siamo qui con il nostro panettone e lo spumante, e tu sei morto da secoli e non sappiamo neanche se questa barba da gesucristo ce l'avessi davvero oppure ti disegnano soltanto così.
Caro Babbo Natale, vecchio grassone ubriacone con la tua barba zozza e i capelli da Marx, meno male che ci sei tu a dare un senso a questo venerdì di dicembre. Vieni a ubricarti con noi di birra e vino e whisky, che vedrai che il natale passa via più in fretta anche per te, vecchio sporcaccione.
Caro Gesù Bambino, anche io una volta sono nato, sai, ma non ho fatto tutto questo casino, e tra duemila anni nessuno ci farà più caso al 20 giugno. E invece noi adesso siamo qui con il nostro panettone e lo spumante, e tu sei morto da secoli e non sappiamo neanche se questa barba da gesucristo ce l'avessi davvero oppure ti disegnano soltanto così.
Caro Babbo Natale, vecchio grassone ubriacone con la tua barba zozza e i capelli da Marx, meno male che ci sei tu a dare un senso a questo venerdì di dicembre. Vieni a ubricarti con noi di birra e vino e whisky, che vedrai che il natale passa via più in fretta anche per te, vecchio sporcaccione.
lunedì 21 dicembre 2009
vasi
Commisurare le aspettative a una stima probabilistica sul verificarsi in un futuro accettabilmente vicino dell'evento oggetto delle aspettative medesime. Ovvero: pisciare sempre rigidamente dentro il vaso. Non solo in quello che si dice, non solo in quello che si fa, ma anche in quello che ci si aspetta. Soprattutto in quello che ci si aspetta. Sono sicuro che se la mia gatta avesse un vaso, ci piscerebbe sempre dentro, come fanno tutti i gatti normali che normalmente la fanno dentro alla loro sabbietta. La mia gatta non ha mai avuto la sabbietta perchè usa il giardino, ma comunque è lo stesso, secondo me la fa sempre dentro al giardino, il discorso non cambia.
Io invece devo ancora inculcarmi bene in testa questa regola, e ogni tanto mi capita che ne pago le conseguenze. In termini di aspettative disattese, si intende.
Poco male, se serve a imparare la lezione. Molto male, se non serve a niente, come temo sia il mio caso. Poco male, se il non servire a niente non crea danni. Molto male, se di danni ne crea a palate, soprattutto morali, come temo sia il mio caso. Poco male, se posso chiedere il risarcimento dei danni morali a qualcuno. Molto male, se i danni morali me li devo risarcire da solo, come temo sia il mio caso.
Vorrei che qualcuno ogni tanto badasse ai casi miei, e mi regalasse un vaso abbastanza grande per essere sicuro di non sbagliare mai mira.
Io invece devo ancora inculcarmi bene in testa questa regola, e ogni tanto mi capita che ne pago le conseguenze. In termini di aspettative disattese, si intende.
Poco male, se serve a imparare la lezione. Molto male, se non serve a niente, come temo sia il mio caso. Poco male, se il non servire a niente non crea danni. Molto male, se di danni ne crea a palate, soprattutto morali, come temo sia il mio caso. Poco male, se posso chiedere il risarcimento dei danni morali a qualcuno. Molto male, se i danni morali me li devo risarcire da solo, come temo sia il mio caso.
Vorrei che qualcuno ogni tanto badasse ai casi miei, e mi regalasse un vaso abbastanza grande per essere sicuro di non sbagliare mai mira.
mercoledì 16 dicembre 2009
anticamere
Ci sono cose che alla mia gatta non passano neppure per l'anticamera del cervello. Anche perché il cervello della mia gatta non è così grande da avere un'anticamera. Non che sia poco intelligente, anzi. E' che essendo gatta, si fa bastare quello che ha, e riesce a esprimere tutta la sua intelligenza felina con il minimo di massa cerebrale. E' una raffinatezza evolutiva il fatto che il suo cervello non si sia ingrandito al punto da consentirle di parlare e quindi comprendere un linguaggio umano. Così evita di ascoltare le scemenze che escono in continuazione dalla nostra bocca, soprattutto considerando che lei passa la maggior parte del suo tempo sonnecchiando davanti alla televisione accesa. Dev'essere questa capacità adattiva che ha consentito ai gatti di sopravvivere per millenni alla convivenza con gli uomini.
Purtroppo la stessa capacità non appartiene all'homo sapiens. Molti suoi esemplari soffrono la mancanza di un'anticamera del cervello, dove far riposare, sedimentare, maturare le idee prima che diventino veri e propri pensieri o addirittura, cosa dannosissima, parole. Ci sono dei movimenti dei nervi, del sangue, dello stomaco, e talvolta anche del deretano che diventano subito parole senza neanche un minimo di attesa, dei rutti di pensiero che fanno lo stesso rumore delle parole. Credo che ogni cervello dovrebbe essere dotato di un'anticamera dove far sostare per un po' i pensieri.
E se proprio non si riesce ad averla, almeno si impari dai gatti a sfruttare quel poco di intelligenza che ci è concessa. Forse finiremmo con il dire solo miao ogni volta che proviamo ad aprire bocca, ma questo non è necessariamente un male. Se si impara a vivere e soddisfare tutte le proprie esigenze vitali con l'ausilio di un solo miao, come fa la mia gatta, allora vuol dire che si è raggiunto il culmine della scala evolutiva. Lassù dove regna la mia gatta e tutta la sua specie.
Purtroppo la stessa capacità non appartiene all'homo sapiens. Molti suoi esemplari soffrono la mancanza di un'anticamera del cervello, dove far riposare, sedimentare, maturare le idee prima che diventino veri e propri pensieri o addirittura, cosa dannosissima, parole. Ci sono dei movimenti dei nervi, del sangue, dello stomaco, e talvolta anche del deretano che diventano subito parole senza neanche un minimo di attesa, dei rutti di pensiero che fanno lo stesso rumore delle parole. Credo che ogni cervello dovrebbe essere dotato di un'anticamera dove far sostare per un po' i pensieri.
E se proprio non si riesce ad averla, almeno si impari dai gatti a sfruttare quel poco di intelligenza che ci è concessa. Forse finiremmo con il dire solo miao ogni volta che proviamo ad aprire bocca, ma questo non è necessariamente un male. Se si impara a vivere e soddisfare tutte le proprie esigenze vitali con l'ausilio di un solo miao, come fa la mia gatta, allora vuol dire che si è raggiunto il culmine della scala evolutiva. Lassù dove regna la mia gatta e tutta la sua specie.
domenica 13 dicembre 2009
un-do
Gli inglesi hanno questa parola bellissima, "undo". Il vocabolario dice che significa "disfare", ma il vocabolario certe cose non le capisce. E' vero, "undo" si usa esattamente nello stesso senso e nelle stesse circostanze in cui in italiano si usa "disfare". Ma mi piace pensare che quella negazione, "un-", abbia in "undo" lo stesso senso radicale di opposizione, di autentica contrarietà che ha all'interno di altre parole inglesi.
"Undo". Non "disfare". "Disfare" vuole dire che si è fatta una cosa e adesso si fanno altre cose contrarie per annullare la prima cosa. Ma un-do è diverso. Un-do è cancellare il fatto di aver fatto qualcosa, è non aver mai fatto quello che si è fatto. Vorrei a volte che si potesse davvero usare un-do in questo senso. Come in quella canzone di Bruce, dove lo sceriffo scova il fuorilegge pentito e gli dice "Pete, we cannot undo those things we've done". Forse qui lo sceriffo ha in mente proprio il senso che vorrei io. Pete, non è che noi non possiamo disfare le cose fatte, o addirittura rimediare alle cose fatte. Il punto è che noi non possiamo fare in modo di non averle fatte, anche se le potessimo cancellare, nascondere, rendere inoffensive. Capisci Pete? Noi non possiamo. Si può solo disfare, ma disfare è troppo semplice, banale, gratuito per poter essere un rimedio. Quello che ci vorrebbe è qualcosa come "undo", ma capisci, Pete, che non si può? Come incollare i cocci di un vaso che si è rotto, o richiudere un pacco regalo che si è aperto. Non c'è niente che possa rimediare, niente che possa rendere i cocci un vaso non rotto.
"Undo". Non "disfare". "Disfare" vuole dire che si è fatta una cosa e adesso si fanno altre cose contrarie per annullare la prima cosa. Ma un-do è diverso. Un-do è cancellare il fatto di aver fatto qualcosa, è non aver mai fatto quello che si è fatto. Vorrei a volte che si potesse davvero usare un-do in questo senso. Come in quella canzone di Bruce, dove lo sceriffo scova il fuorilegge pentito e gli dice "Pete, we cannot undo those things we've done". Forse qui lo sceriffo ha in mente proprio il senso che vorrei io. Pete, non è che noi non possiamo disfare le cose fatte, o addirittura rimediare alle cose fatte. Il punto è che noi non possiamo fare in modo di non averle fatte, anche se le potessimo cancellare, nascondere, rendere inoffensive. Capisci Pete? Noi non possiamo. Si può solo disfare, ma disfare è troppo semplice, banale, gratuito per poter essere un rimedio. Quello che ci vorrebbe è qualcosa come "undo", ma capisci, Pete, che non si può? Come incollare i cocci di un vaso che si è rotto, o richiudere un pacco regalo che si è aperto. Non c'è niente che possa rimediare, niente che possa rendere i cocci un vaso non rotto.
rami
Difficile capire la direzione che si sta prendendo, se la si sia scelta o sia stata imposta, o se la direzione sia semplicemente una linea immaginaria che può essere disegnata, osservata, capita solo dopo che la si è percorsa. Quando ormai disegnarla, osservarla, capirla non serve a niente, se non ad alimentare i ricordi. O i rimpianti. Mi trovo su una direzione che potrebbe essere un'altra, che potrebbero essere due o tre o cento direzioni sovrapposte, pronte a sdoppiarsi da un momento all'altro. Quante sono le possibilità che ciascuna direzione possiede? In quanti rami può suddividersi? Quanti sono gli strati sovrapposti pronti a sparpagliarsi all'estremità di quella che sembrava essere un'unica linea, magari tortuosa e disordinata e imprevedbile, ma comunque una? Tra quante cose potrei ritrovarmi a dover scegliere, se mai si può davvero scegliere, proprio qualche metro più in là lungo questa strada che mi sembrava così semplicemente una?
giovedì 10 dicembre 2009
strozzo
Il gioco della briscola ruota attorno all'idea di un segno dominante a cui qualunque altro segno deve sottomettersi, a prescindere dal valore della carta. Se ci sono i presupposti giusti, per esempio, un due di picche può battere un asso di cuori o una donna di quadri, anche se poi, conti alla mano, un due di picche non vale niente e tutti i punti li fanno le carte più nobili. Ma non c'è niente da fare, anche le carte nobili devono sottomersi al seme di briscola.
La briscola, come tutti i giochi, prevede una componente di bravura e una di fortuna. Nella briscola a due la fortuna è quasi tutto, in quella a coppie bisogna sapersela cercare. Nella briscola chiamata, invece, la fortuna non conta quasi niente. E' tutta una questione di intuito, freddezza, memoria.
Io conosco un gioco che è molto simile alla briscola chiamata, però non è con le carte e non ci sono soci con cui sommare le forze. Ci gioco tutti i giorni, anche quando non ne ho voglia. E ogni giorno vinco e perdo qualcosa, quasi mai la stessa cosa, quasi mai compensando i due valori. Non credo di essere in pareggio, tutto sommato. Probabilmente sono in perdita, anche se ogni tanto mi capita di concentrarmi solo su quello che vinco fingendo di non vedere tutto il resto che, lì in un angolino del gioco, se ne va a rotoli.
Ma l'importante è che ci siano ancora carte per nuove mani, e un foglio su cui segnare i punti persi e quelli guadagnati. Sempre stando bene attento a non tirare troppe somme, almeno finché potrò permettermi il lusso di punteggi provvisori.
La briscola, come tutti i giochi, prevede una componente di bravura e una di fortuna. Nella briscola a due la fortuna è quasi tutto, in quella a coppie bisogna sapersela cercare. Nella briscola chiamata, invece, la fortuna non conta quasi niente. E' tutta una questione di intuito, freddezza, memoria.
Io conosco un gioco che è molto simile alla briscola chiamata, però non è con le carte e non ci sono soci con cui sommare le forze. Ci gioco tutti i giorni, anche quando non ne ho voglia. E ogni giorno vinco e perdo qualcosa, quasi mai la stessa cosa, quasi mai compensando i due valori. Non credo di essere in pareggio, tutto sommato. Probabilmente sono in perdita, anche se ogni tanto mi capita di concentrarmi solo su quello che vinco fingendo di non vedere tutto il resto che, lì in un angolino del gioco, se ne va a rotoli.
Ma l'importante è che ci siano ancora carte per nuove mani, e un foglio su cui segnare i punti persi e quelli guadagnati. Sempre stando bene attento a non tirare troppe somme, almeno finché potrò permettermi il lusso di punteggi provvisori.
martedì 8 dicembre 2009
momento
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Pausa di riflessione.
Non fare nulla, non dire nulla.
Trattenere qualunque parola, qualunque gesto, qualunque cosa possa essere usata contro di me. Anche da me.
Silenzio, calma, ordine.
Adesso bisogna che le cose vadano, e che le parole stiano nascoste.
Pausa.
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Pausa di riflessione.
Non fare nulla, non dire nulla.
Trattenere qualunque parola, qualunque gesto, qualunque cosa possa essere usata contro di me. Anche da me.
Silenzio, calma, ordine.
Adesso bisogna che le cose vadano, e che le parole stiano nascoste.
Pausa.
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mercoledì 2 dicembre 2009
cheffare
Me ne vado in Germania qualche giorno. Così, per non sapere cheffare.
Nel frattempo comunque mi sarei anche trovato un lavoro, di quelli che nonsoffare. Mi pare che devo tenere dei segreti, o qualcosa del genere.
Comunque per qualche giorno mi allontano dalla mia segreteria e mi butto sulla Germania, per non pensare a quello che nonsoffare.
Poi da settimana prossima ci sarà da divertirsi, forse persino per me.
Nel frattempo comunque mi sarei anche trovato un lavoro, di quelli che nonsoffare. Mi pare che devo tenere dei segreti, o qualcosa del genere.
Comunque per qualche giorno mi allontano dalla mia segreteria e mi butto sulla Germania, per non pensare a quello che nonsoffare.
Poi da settimana prossima ci sarà da divertirsi, forse persino per me.
lunedì 30 novembre 2009
prefissi
Attualmente la mia attività è piuttosto passiva. Mi trovo sempre più in difficoltà quando devo compilare i moduli che mi richiedono quale sia la mia attività. Se mi chiedessero qual è la mia passività, forse avrei meno problemi. Gli direi che studio, per esempio, che è vero come dato di fatto ma che non è più la mia attività. Gli direi che aspetto di avere una nuova attività, che è la cosa più passiva che uno possa fare, anzi non fare. Oppure gli direi che sto cercando una nuova attività, che in fin dei conti è già di per se stessa un'attività. Il lavoro di cercarsi un lavoro, che non è un'attività ben pagata, è vero, però è pur sempre un investimento per il futuro. Ma se invece mettessi "disoccupato"? Non sarebbe tutto più semplice? Certo ci vorrebbe un piccolo sforzo preliminare per guardare le cose dritte dritte in faccia, ma magari vale la pena provare. Vediamo...Sono disoccupato! Sì, d i s o c c u p a t o.
Ecco, l'ho detto..che sollievo! Quando si riesce a chiamare le cose con il loro nome, poi è più semplice guardarle, capirle, maneggiarle. Fino a un po' di tempo fa, ero solo pre-occupato, ma questo, appunto, era prima. Poi la situazione si è evoluta, proprio come pre-visto, e da pre-occupato sono diventato post-occupato, che sarebbe come dire dis-occupato. Magari tra un po' tornerò a essere solo occupato, come il bagno pubblico quando ti scappa la pipì. O come il telefono quando devi fare una chiamata urgente. O come uno che si alza la mattina con le idee chiare su quello che deve fare.
Ecco, l'ho detto..che sollievo! Quando si riesce a chiamare le cose con il loro nome, poi è più semplice guardarle, capirle, maneggiarle. Fino a un po' di tempo fa, ero solo pre-occupato, ma questo, appunto, era prima. Poi la situazione si è evoluta, proprio come pre-visto, e da pre-occupato sono diventato post-occupato, che sarebbe come dire dis-occupato. Magari tra un po' tornerò a essere solo occupato, come il bagno pubblico quando ti scappa la pipì. O come il telefono quando devi fare una chiamata urgente. O come uno che si alza la mattina con le idee chiare su quello che deve fare.
sabato 28 novembre 2009
giovedì 26 novembre 2009
respiro
E' come un respiro. Il giorno tira dentro di sè l'aria e la tiene nei suoi polmoni ingolfati fin quasi a soffocare, la sera inizia pian piano e buttarla fuori come la parte finale di un sospiro di sollievo. Dentro e fuori, al ritmo della luce e del buio. Dentro e fuori, ad accumulare quello che non si vede l'ora di rigettare indietro al mondo. Riempirsi fino al limite della sopportazione, come un'apnea non voluta e quasi interminabile, e poi dolcemente liberarsi dal peso dei giorni con un soffio che alleggerisce. Notte, respiro. Anche se è solo un fare spazio a un nuovo faticoso respiro che mi aspetta domani all'alba.
Ma adesso importa poco. Adesso notte, respiro, sì.
Ma adesso importa poco. Adesso notte, respiro, sì.
lunedì 23 novembre 2009
tutto bene?
Sì, grazie, tutto bene. Più o meno. Tutto più o meno bene. Cioè, più o meno tutto bene. Quasi tutto, diciamo. Insomma, così così. Forse alcune cose potrebbero andare meglio. A dirla tutta, anche altre potrebbero andar meglio. E se andassero meglio anche quelle rimanenti, allora potrei quasi dire che va tutto bene.
Comunque va bene, dai, non c'è da preoccuparsi. Cioè, non è che si può guardar tutto. Ognuno ha le sue, ma in linea di massima, se lascio stare le mie, non è che vada male. Poi sicuramente in tanti staranno anche peggio.Loro cosa dovrebbero dire, se io mi lamento? E comunque pian piano tutto si sistema. Quindi anche nel caso ci fosse qualcosa che non va benissimo, in linea di massima si può dire che va tutto bene.
Anche perché se uno ha la salute, poi il resto vien da sé. Uno che ha la salute dovrebbe sempre dire "sì, tutto bene", anche quando non glielo domandano. Io per esempio, che di salute ne ho fin troppa, non ho proprio diritto di lamentarmi. Oddio, volendo vedere ci sarebbe questo problemino al collo che ogni tanto scricchiola, e la testa che ogni tanto si mette a farmi male come oggi. E poi c'è la caviglia che mi sono stortato l'altro giorno e che ancora mi fa un po' male. Però per il resto va più o meno tutto bene. Cioè, tutto più o meno bene. Insomma, così così.
E così così non è che sia poi così male. E' vero, neppure così bene, ma cosa vuol dire? E' così: così. Cosa potrei voler di più di così?
Comunque va bene, dai, non c'è da preoccuparsi. Cioè, non è che si può guardar tutto. Ognuno ha le sue, ma in linea di massima, se lascio stare le mie, non è che vada male. Poi sicuramente in tanti staranno anche peggio.Loro cosa dovrebbero dire, se io mi lamento? E comunque pian piano tutto si sistema. Quindi anche nel caso ci fosse qualcosa che non va benissimo, in linea di massima si può dire che va tutto bene.
Anche perché se uno ha la salute, poi il resto vien da sé. Uno che ha la salute dovrebbe sempre dire "sì, tutto bene", anche quando non glielo domandano. Io per esempio, che di salute ne ho fin troppa, non ho proprio diritto di lamentarmi. Oddio, volendo vedere ci sarebbe questo problemino al collo che ogni tanto scricchiola, e la testa che ogni tanto si mette a farmi male come oggi. E poi c'è la caviglia che mi sono stortato l'altro giorno e che ancora mi fa un po' male. Però per il resto va più o meno tutto bene. Cioè, tutto più o meno bene. Insomma, così così.
E così così non è che sia poi così male. E' vero, neppure così bene, ma cosa vuol dire? E' così: così. Cosa potrei voler di più di così?
mercoledì 18 novembre 2009
sinonimi
Dovrei tranquillizzarmi, rilassarmi, e altri sinonimi. Dovrei smetterla di essere nervoso, agitato, preoccupato, teso, irascibile, depresso, abbattuto, impensierito. Qui i sinonimi mi vengono più facili, anche quelli che non esistono.
Non so cosa fare del mio futuro, non so cosa il mio futuro farà di me. Non c'è altro da fare se non preoccuparsi, il resto si vedrà. Dubito che me ne venga in tasca qualcosa, comunque, a meno che la preoccupazione non mi sproni nella ricerca di un lavoro, o roba simile, di una casa, o roba simile, di un futuro, o roba simile.
Ci sono essenzialmente due tipi di futuro, uno semplice e uno anteriore. Io preferisco quello più semplice, per motivi di semplicità, anche se quello anteriore offre più solide garanzie. Al momento comunque il problema non si pone, visto che di futuro non ne ho nemmeno l'ombra. O forse del futuro ho solo ombre, buie scure cupe tetre e altri sinonimi.
Forse dovrei accontentarmi di un futuro scadente, che è pur sempre meglio di uno scaduto, nell'attesa di trovarne uno di marca. Un 3x2 sul futuro, una raccolta punti per il futuro, una social card per il futuro. E non esistono discount del futuro?
Non so cosa fare del mio futuro, non so cosa il mio futuro farà di me. Non c'è altro da fare se non preoccuparsi, il resto si vedrà. Dubito che me ne venga in tasca qualcosa, comunque, a meno che la preoccupazione non mi sproni nella ricerca di un lavoro, o roba simile, di una casa, o roba simile, di un futuro, o roba simile.
Ci sono essenzialmente due tipi di futuro, uno semplice e uno anteriore. Io preferisco quello più semplice, per motivi di semplicità, anche se quello anteriore offre più solide garanzie. Al momento comunque il problema non si pone, visto che di futuro non ne ho nemmeno l'ombra. O forse del futuro ho solo ombre, buie scure cupe tetre e altri sinonimi.
Forse dovrei accontentarmi di un futuro scadente, che è pur sempre meglio di uno scaduto, nell'attesa di trovarne uno di marca. Un 3x2 sul futuro, una raccolta punti per il futuro, una social card per il futuro. E non esistono discount del futuro?
domenica 15 novembre 2009
la sagra delle battute evitabili // 1
Inauguro oggi la rubrica, che spero non abbia un seguito.
Insomma, volevo andare al mare. Solo che non mi andava di spendere troppo. Allora ho DETTO: "vado al mare", e poi non l'ho FATTO. Non l'ho fatto perchè mi ci sono messo in MEZZO, e così mi sono ritrovato al mare gratis.
Insomma, volevo andare al mare. Solo che non mi andava di spendere troppo. Allora ho DETTO: "vado al mare", e poi non l'ho FATTO. Non l'ho fatto perchè mi ci sono messo in MEZZO, e così mi sono ritrovato al mare gratis.
sabato 14 novembre 2009
parossistico
Ci sono dei problemi che io non ho: per esempio non fumo, non soffro di vertigini, non ho niente che possa essere chiamato "morbo", non ignoro il significato del termine "manducare" (problema risolto ieri pomeriggio), non credo in Dio. Eccetera (all'infinito).
Altri problemi invece li ho eccome: non conosco il significato della parola "parossistico" (problema che non avevo finchè un giorno me ne sono dimenticato), odio le persone, ho il mal d'auto e di mare, mi si incarna sempre un'unghia del piede sinistro, non credo in Dio. Eccetera (non all'infinito).
Altri problemi ancora li ho a volte no e a volte sì, a seconda di quando decidono di andare e venire: un lavoro corredato di stipendio, una persona che amo, una persona che mi ama. A volte i problemi vengono quando queste cose se ne vanno, altre volte arrivano le cose e se ne vanno i problemi. Si incontrano a metà strada, si guardano con sospetto e proseguono nelle opposte direzioni, verso di me gli uni (o le une), lontano da me le altre (o gli altri).
Altre volte, però, arrivano insieme e insieme se ne vanno, affollandosi tutti quanti e tutte quante nello spazio angusto della mia vita oppure lasciandomi solo come un cane: senza amore, senza lavoro e pure senza problemi. Solo, con delle soluzioni di cui non so che fare. E allora, piuttosto che niente, mi cerco dell'amore per avere almeno la compagnia di qualche problema.
Altri problemi invece li ho eccome: non conosco il significato della parola "parossistico" (problema che non avevo finchè un giorno me ne sono dimenticato), odio le persone, ho il mal d'auto e di mare, mi si incarna sempre un'unghia del piede sinistro, non credo in Dio. Eccetera (non all'infinito).
Altri problemi ancora li ho a volte no e a volte sì, a seconda di quando decidono di andare e venire: un lavoro corredato di stipendio, una persona che amo, una persona che mi ama. A volte i problemi vengono quando queste cose se ne vanno, altre volte arrivano le cose e se ne vanno i problemi. Si incontrano a metà strada, si guardano con sospetto e proseguono nelle opposte direzioni, verso di me gli uni (o le une), lontano da me le altre (o gli altri).
Altre volte, però, arrivano insieme e insieme se ne vanno, affollandosi tutti quanti e tutte quante nello spazio angusto della mia vita oppure lasciandomi solo come un cane: senza amore, senza lavoro e pure senza problemi. Solo, con delle soluzioni di cui non so che fare. E allora, piuttosto che niente, mi cerco dell'amore per avere almeno la compagnia di qualche problema.
mercoledì 11 novembre 2009
segreti dispersi
Mi spiace di non riuscire ad accompagnare questa notte fino al mattino, ma il sonno anche questa volta vince lui. Come sempre. Forse dovrei cercare un rimedio, ma l'unico che mi viene in mente è dormire, il che non risolve il problema. E così lascio andare le notti da sole, per ritrovarle morte nel gelo del mattino, fuori dalle coperte tiepide. Vorrei riuscire a stare un po' da solo con loro, per stare un po' da solo con me, ma pare che la nostra vita sia fatta per il giorno, e la notte bisogna accontentarsi di succhiarla alle estremità, nelle sue prime ore o, più raramente, nel suo svanire. E così ci si perde quasi tutti i suoi segreti, ci si perde quasi tutto, e non si riesce mai davvero a perdersi tutti dentro di lei. Perchè non riesci a tenermi svegli dentro di te, sveglio dentro me stesso, notte che corri via?
lunedì 9 novembre 2009
ombre domenicali
L'ombra delle cose a volte è più grande delle cose stesse. Si allunga per metri e metri anche quando è solo l'ombra di cose minuscole. E più la luce è intensa, più l'ombra aumenta di dimensioni e il suo buio si annerisce. Potrebbe essere un bene così come un male, dipende. L'importante è non lasciarsi spaventare dalle ombre, perchè dicono meno di quanto uno possa pensare, e la realtà di solito ha dimensioni del tutto diverse. Anche questo potrebbe essere un bene così come un male, ma di sicuro non è nell'ombra che il bene e il male vanno cercati.
Dovrei ricordarmelo, la prossima volta che mi capita di imbattermi in un'ombra.
Oggi è stata una domenica come tante, anche se non come tante delle mie domeniche. E' stata una domenica come tante domeniche di qualcun altro. Quindi una bella domenica, anche se è stata mia. Con quella normalità che tutte le domeniche dovrebbero avere, anche quando cadono in un altro giorno della settimana. Per dire, se martedì mi capita una domenica, vorrei che fosse normale come un martedì, di quelli che di solito sono così meravigliosamente poco domenicali.
La domenica è il giorno migliore per aspettare l'ora di andare a letto, anche se l'ora arriva sempre che è ormai già lunedì. Per farla arrivare prima, uno cerca di stare a letto tutta la mattina, così quando si alza metà del lavoro è già fatto. All'altra metà ci pensa la serie A e una pizza, più qualche sorriso sparso qua e là che un poco contagia persino me.
Vado a dormire, nella speranza che sia abbastanza tardi per avere sonno. Buonanotte domenica, a domenica.
Dovrei ricordarmelo, la prossima volta che mi capita di imbattermi in un'ombra.
Oggi è stata una domenica come tante, anche se non come tante delle mie domeniche. E' stata una domenica come tante domeniche di qualcun altro. Quindi una bella domenica, anche se è stata mia. Con quella normalità che tutte le domeniche dovrebbero avere, anche quando cadono in un altro giorno della settimana. Per dire, se martedì mi capita una domenica, vorrei che fosse normale come un martedì, di quelli che di solito sono così meravigliosamente poco domenicali.
La domenica è il giorno migliore per aspettare l'ora di andare a letto, anche se l'ora arriva sempre che è ormai già lunedì. Per farla arrivare prima, uno cerca di stare a letto tutta la mattina, così quando si alza metà del lavoro è già fatto. All'altra metà ci pensa la serie A e una pizza, più qualche sorriso sparso qua e là che un poco contagia persino me.
Vado a dormire, nella speranza che sia abbastanza tardi per avere sonno. Buonanotte domenica, a domenica.
venerdì 6 novembre 2009
piogge
Ancora è notte, come l'ultima volta. Rimasugli di pensieri pronti per essere assorbiti e triturati dal sonno. Un pensiero su tutti, l'unico che oggi mi ha regalato un sorriso, l'unico di oggi che rimarrà anche domani.
Troppe cose vorrei dire, scrivere, urlare. Resteranno qui con me, in attesa di poterle bisbigliare al momento giusto.
Se c'è qualcosa come la felicità, non può pioverci addosso adesso? picchiettare sul tetto come la pioggia di novembre, e poi inondarci tutti?
Qualcosa come la felicità arriverà presto, forse non per me, è vero, ma arriverà là dove l'amarezza e le troppe angosce hanno fino a ieri scavato un solco profondo che adesso vuole solo essere riempito di sorrisi. E sarà una felicità così grande, che non potrà non essere anche un po' mia.
L'aspetto.
Troppe cose vorrei dire, scrivere, urlare. Resteranno qui con me, in attesa di poterle bisbigliare al momento giusto.
Se c'è qualcosa come la felicità, non può pioverci addosso adesso? picchiettare sul tetto come la pioggia di novembre, e poi inondarci tutti?
Qualcosa come la felicità arriverà presto, forse non per me, è vero, ma arriverà là dove l'amarezza e le troppe angosce hanno fino a ieri scavato un solco profondo che adesso vuole solo essere riempito di sorrisi. E sarà una felicità così grande, che non potrà non essere anche un po' mia.
L'aspetto.
mercoledì 4 novembre 2009
sforzi sovraumani
Mi sforzo di essere sincero, ma lo sforzo è sovrumano. E allora io, che sono solo umano, mi limito alle bugie o alle mezze verità. Che sono comunque bugie, perchè quando si dice una mezza verità si sta anche implicitamente facendo credere che quella sia tutta la verità, e siccome "tutta" e "mezza" non sono quasi mai la stessa cosa, le mezze verità sono quasi sempre uguali alle bugie intere.
Alcuni credono che la sincerità sia possibile anche per i comuni mortali, e non solo per i gatti. Io non sono d'accordo. I gatti riescono a essere sinceri perchè non hanno nè l'interesse nè la capacità di mentire, visto che generalmente a loro non importa niente di quello che le persone attorno credono. Ma siccome a noi comuni mortali importa eccome, l'impresa della sincerità è al di fuori della nostra portata. A meno, ovviamente, di non perdere qualunque interesse in quello che gli altri credono. Il che è una possibilità piuttosto remota, visto che la maggior parte dei vantaggi e degli svantaggi in cui ci capita di incorrere provengono da quello che gli altri credono di noi e del mondo in genere.
Quindi se uno nella vita di mestiere vuole fare l'essere umano, deve rassegnarsi all'insincerità. Altrimenti si scelga qualcos'altro.
Alcuni credono che la sincerità sia possibile anche per i comuni mortali, e non solo per i gatti. Io non sono d'accordo. I gatti riescono a essere sinceri perchè non hanno nè l'interesse nè la capacità di mentire, visto che generalmente a loro non importa niente di quello che le persone attorno credono. Ma siccome a noi comuni mortali importa eccome, l'impresa della sincerità è al di fuori della nostra portata. A meno, ovviamente, di non perdere qualunque interesse in quello che gli altri credono. Il che è una possibilità piuttosto remota, visto che la maggior parte dei vantaggi e degli svantaggi in cui ci capita di incorrere provengono da quello che gli altri credono di noi e del mondo in genere.
Quindi se uno nella vita di mestiere vuole fare l'essere umano, deve rassegnarsi all'insincerità. Altrimenti si scelga qualcos'altro.
lunedì 2 novembre 2009
domenica 1 novembre 2009
novembre
Novembre arriva piano, un giorno grigio già a lungo preparato e intuito dietro al sole tiepido e opaco di ottobre. Ma novembre lascia intravedere più di quanto questo cielo anonimo dica. I colori infiammati degli alberi vincono ancora sul grigio che li incornicia, sul freddo che inizia a pungere, sulla pioggia che prima ancora di iniziare a cadere già si respira nell'aria, e che arriverà puntuale come puntuale è sempre novembre. Non poteva iniziare altrimenti, con questi giorni che si vorrebbero tristi e invece aprono una stagione molto più viva, vivibile, vissuta dell'arida estate. La tristezza gettata addosso a questi primi due giorni è solo una coperta in cui lasciarsi cullare, abbandonandosi a pensieri e sensazioni che mentre incupiscono, mi regalano un'inspiegabile e serena tranquillità, come quando si è sollevati dall'obbligo di essere felici. Un momento necessario, come quando ci si ferma a rifiatare prima di ripartire, comunque tenuti a galla dalla consapevolezza che anche novembre, in mezzo alle piogge torrenziali che si preannunciano, ha i suoi giorni di sole. Solo non adesso, adesso che questo cielo ci chiede solo un po di silenzio, e io non chiedo altro che di poterglielo dare.
giovedì 29 ottobre 2009
chi può
Alcune cose hanno tre dimensioni, ma altre si fermano a due. Alcune cose sono profonde, così profonde da sprofondarci dentro. Altre cose si accontentano di essere lunghe e larghe, una superficie piatta dove il fondo è un concetto assente.
Chissà se siamo noi a scegliere se andare a fondo o rimanere in superficie, o se invece tutto dipende dalla natura delle cose su cui ci muoviamo. E cos'era questa? Una domanda? O la constatazione di un dubbio che si sa non avere soluzione?
Ma poi,è sufficiente riempire i solchi profondi per poter scivolar via sulla superficie delle cose? Oppure non c'è modo di rendere superficiale una cosa profonda? E con le cose profonde, si può solo sprofondare fino in fondo, o ci si può tuffare dentro con la stessa leggerezza e pienezza con cui si veleggia sulle rassicuranti superfici? Sì, insomma, si può andare in profondità senza andare a fondo? Immergersi senza annegare, lanciarsi senza cadere, cose così. Perchè se si può, allora siamo salvi. Anche se non avremo capito bene da che cosa ci saremo salvati, noi saremo salvi. Sì, ma si può? Questa sì, era una domanda, ne sono quasi sicuro. Dovrebbe esserci anche una risposta, se non sbaglio, qui da qualche parte, ma a dire la verità non ricordo più dove l'ho messa. Forse l'ho data in prestito. O forse me l'avevano prestata e io l'ho semplicemente restituita. Forse la risposta era "non lo so", o forse no. Chi lo sa. Ma visto che a questo punto una risposta serve, me ne posso inventare una io una adesso, di quelle risposte che non rispondono, è vero, ma dopotutto per una risposta il fatto di rispondere non è essenziale. Le risposte servono solo a riempire lo spazio bianco lasciato da una domanda, per non dare l'impressione che dopo quel punto interrogativo restino buchi troppo profondi. Allora la mia risposta è: mi salvi chi può, se si può.
Chissà se siamo noi a scegliere se andare a fondo o rimanere in superficie, o se invece tutto dipende dalla natura delle cose su cui ci muoviamo. E cos'era questa? Una domanda? O la constatazione di un dubbio che si sa non avere soluzione?
Ma poi,è sufficiente riempire i solchi profondi per poter scivolar via sulla superficie delle cose? Oppure non c'è modo di rendere superficiale una cosa profonda? E con le cose profonde, si può solo sprofondare fino in fondo, o ci si può tuffare dentro con la stessa leggerezza e pienezza con cui si veleggia sulle rassicuranti superfici? Sì, insomma, si può andare in profondità senza andare a fondo? Immergersi senza annegare, lanciarsi senza cadere, cose così. Perchè se si può, allora siamo salvi. Anche se non avremo capito bene da che cosa ci saremo salvati, noi saremo salvi. Sì, ma si può? Questa sì, era una domanda, ne sono quasi sicuro. Dovrebbe esserci anche una risposta, se non sbaglio, qui da qualche parte, ma a dire la verità non ricordo più dove l'ho messa. Forse l'ho data in prestito. O forse me l'avevano prestata e io l'ho semplicemente restituita. Forse la risposta era "non lo so", o forse no. Chi lo sa. Ma visto che a questo punto una risposta serve, me ne posso inventare una io una adesso, di quelle risposte che non rispondono, è vero, ma dopotutto per una risposta il fatto di rispondere non è essenziale. Le risposte servono solo a riempire lo spazio bianco lasciato da una domanda, per non dare l'impressione che dopo quel punto interrogativo restino buchi troppo profondi. Allora la mia risposta è: mi salvi chi può, se si può.
martedì 27 ottobre 2009
prego
Sarà colpa mia se non ho niente da dire, niente da scrivere, niente da pensare? Dev'essere di sì. Mea culpa. O meglio, forse qualcosa da pensare ce l'ho anche, solo che non lo penso. E anche qualcosa da scrivere, solo che non lo scrivo, a meno che non venga fuori lo stesso mentre scrivo altre cose. Ma stasera ne dubito, ci starò attento. L'unica cosa che non ho è qualcosa da dire, perchè per dare fiato ai pensieri e alle parole ci vogliono dei motivi particolari che quasi mai ho. A meno che non si tratti di ordinare una pizza nei posti dove il cameriere non è disposto a leggermi il pensiero. In quei casi sì, potrei anche dare fiato al mio pensiero di una frutti di mare. Per una pizza questo e altro, ci mancherebbe.
Stasera sono andato a giocare a calcetto, poi a una riunione inutile in Comune, poi sul divano di casa mia a guardare la televisione accesa, che è uguale a una televisione spenta, solo con più luce. Nessuna di queste cose, a parte le fusa della mia gatta che mi si è appallottolata addosso sul divano, mi ha dato qualcosa da pensare, da scrivere o da dire. Soprattutto da dire.
C'è nessuno, là fuori, che possa darmi qualcosa da dire? Io poi forse non lo dico lo stesso,ma già avercelo sarebbe qualcosa. Per esempio, io vorrei dire "grazie". C'è nessuno che potrebbe farmi dire "grazie"?
Stasera sono andato a giocare a calcetto, poi a una riunione inutile in Comune, poi sul divano di casa mia a guardare la televisione accesa, che è uguale a una televisione spenta, solo con più luce. Nessuna di queste cose, a parte le fusa della mia gatta che mi si è appallottolata addosso sul divano, mi ha dato qualcosa da pensare, da scrivere o da dire. Soprattutto da dire.
C'è nessuno, là fuori, che possa darmi qualcosa da dire? Io poi forse non lo dico lo stesso,ma già avercelo sarebbe qualcosa. Per esempio, io vorrei dire "grazie". C'è nessuno che potrebbe farmi dire "grazie"?
sabato 24 ottobre 2009
metodi educativi
La mia gatta ha bisogno di certezze. Come tutte le altre persone, d'altra parte. Forse gliene servono meno, ma l'intensità del bisogno è la stessa. Ieri, per esempio, era fuori dalla finestra che miagolava per farsi aprire. Quando fa così, io o qualcun altro di casa le apre, possibilmente prima che lei perda la pazienza. Poi lei si ferma un attimo davanti alla finestra, pensa se ha ancora intenzione di entrare oppure no e alla fine, quando siamo tutti abbastanza infrddoliti, lei si decide ed entra. Ieri, però, i suoi schemi sono stati scombussolati da un evento assolutamente sensazionale. C'era qui un ragazzino a fare ripetizioni, e allora io ho fatto aprire a lui la finestra. La mia gatta lo ha guardato contrariata e, invece che fermarsi a riflettere, invece che entrare in casa,ha preso ed è scappata via. Penso sia stato un po' come se uno aprisse la porta di casa propria e trovasse un posto che non conosce o, peggio, gente che non conosce. Un po' come se casa propria smettesse di essere casa propria. Insomma, la mia gatta si aspetta di trovare tutto al proprio posto, si aspetta le stesse persone che facciano le stesse cose. Non concepisce che un evento, per quanto sensazionale come un bambino che apre la finestra, possa intervenire a modificare l'ordine del mondo. Ho dovuto aspettare che tornasse e che si rimettesse a miagolare per convincerla a rientrare in casa, ovviamente aprendole io la finestra.
Non sembrava più particolarmente seccata, ma suppongo che esiga che la cosa non si ripeta più. Forse la mia gatta si aspetta dalle persone una linearità e una normalità che difficilmente le persone, persino i padroni dei gatti, possono garantire. D'altra parte questo è un ragionamento che difficilmente lei sarebbe disposta ad accettare. Una gatta non ti consente di modificare o di deviare rispetto all'immagine che lei si è fatta di te. E in fondo per il padrone di una gatta tutto questo è molto educativo.
Non sembrava più particolarmente seccata, ma suppongo che esiga che la cosa non si ripeta più. Forse la mia gatta si aspetta dalle persone una linearità e una normalità che difficilmente le persone, persino i padroni dei gatti, possono garantire. D'altra parte questo è un ragionamento che difficilmente lei sarebbe disposta ad accettare. Una gatta non ti consente di modificare o di deviare rispetto all'immagine che lei si è fatta di te. E in fondo per il padrone di una gatta tutto questo è molto educativo.
venerdì 23 ottobre 2009
giovedì 22 ottobre 2009
in un certo senso
Preferirei che le cose fossero più chiare, il che però presupporrebbe una dose collettiva di sincerità che, tutto sommato, non so se preferirei. Di certo non preferirei la mia completa sincerità, ma forse nemmeno quella degli altri. Solo un po', senza esagerare. Anche perchè troppe sono le cose su cui è persino difficile capire se si è sinceri oppure no. Capirlo presupporrebbe conoscere esattamente la verità, per esempio su quello che si pensa o si prova. Ma chi la conosce proprio tutta, questa verità?
Sto bene? Sto male? Quale risposta è quella sincera? Difficile vedere dove stia la sincerità qui. Difficile capire persino il significato delle domande. C'è chi ha detto che si tratta di domande senza senso. All'inizio non ci credevo, ma adesso mi son quasi convinto che sia proprio così. Senza senso, proprio come qualunque altra cosa che si prova a dire e a spiegare di quello che succede dentro di noi. Vera in un certo senso, falsa in un altro senso, quindi esattamente senza senso. In un certo senso ti voglio bene, in un altro no. In un certo senso sono ottimista, in un altro no. In un certo senso vorrei che tu fossi qui, in un altro no. Provateci voi a essere sinceri, in mezzo a tutto questo.
Sto bene? Sto male? Quale risposta è quella sincera? Difficile vedere dove stia la sincerità qui. Difficile capire persino il significato delle domande. C'è chi ha detto che si tratta di domande senza senso. All'inizio non ci credevo, ma adesso mi son quasi convinto che sia proprio così. Senza senso, proprio come qualunque altra cosa che si prova a dire e a spiegare di quello che succede dentro di noi. Vera in un certo senso, falsa in un altro senso, quindi esattamente senza senso. In un certo senso ti voglio bene, in un altro no. In un certo senso sono ottimista, in un altro no. In un certo senso vorrei che tu fossi qui, in un altro no. Provateci voi a essere sinceri, in mezzo a tutto questo.
lunedì 19 ottobre 2009
giustomix
Non sarebbe male l'idea di dormire, in questo momento. Anche in altri, sì, ma in questo soprattutto. E' pomeriggio, fuori fa freddo, ho appena mangiato, c'è qui di fianco un letto con tanto di piumino. La mia gatta dorme, fra l'altro. Anzi, a dire il vero si è appena mangiata uno scoiattolo, però tra un attimo si rimette a dormire. Non è che mi dia il buon esempio neppure lei. Nè viceversa, d'altra parte. Anche se l'abitudine di mangiare scoiattoli vivi e pelosi non me l'ha ancora trasmessa. Comunque la mia gatta dorme troppo, e io forse troppo poco. Ci vorrebbe il giusto mix tra me e lei, ma senza baffi e coda.
Il sole con il freddo è un abbinamento odioso. La cosa curiosa è che non mi piacciono neppure presi da soli. Il sole da solo, poi, non ne parliamo. E il freddo da solo, mette i brividi. Ci vorrebbe il giusto mix di sole e nuvole, caldo e freddo. Troveremo mai il giusto mix?
Avrà ragione la destra, o avrà ragione la sinistra? Il giusto mix, così non si sbaglia.
Avrà ragione il giusto, o avrà ragione lo sbagliato? Il giusto mix, così si sbaglia il giusto. Nè un po' di più, nè un po' di meno.
Sono esattamente le due meno un quarto. Il giusto mix fra l'una e mezza e le due. E' il momento in cui uno deve prendere in considerazione l'idea di rimettersi al lavoro, e mandar via la pericolosa tentazione di dormire. Ma poi bisogna per forza scegliere? Non basterebbe un po' di giusto mix? Lavorare, dormire, dormire, lavorare..il giusto mix. Come quando a un bivio prendi la strada in mezzo.
Il sole con il freddo è un abbinamento odioso. La cosa curiosa è che non mi piacciono neppure presi da soli. Il sole da solo, poi, non ne parliamo. E il freddo da solo, mette i brividi. Ci vorrebbe il giusto mix di sole e nuvole, caldo e freddo. Troveremo mai il giusto mix?
Avrà ragione la destra, o avrà ragione la sinistra? Il giusto mix, così non si sbaglia.
Avrà ragione il giusto, o avrà ragione lo sbagliato? Il giusto mix, così si sbaglia il giusto. Nè un po' di più, nè un po' di meno.
Sono esattamente le due meno un quarto. Il giusto mix fra l'una e mezza e le due. E' il momento in cui uno deve prendere in considerazione l'idea di rimettersi al lavoro, e mandar via la pericolosa tentazione di dormire. Ma poi bisogna per forza scegliere? Non basterebbe un po' di giusto mix? Lavorare, dormire, dormire, lavorare..il giusto mix. Come quando a un bivio prendi la strada in mezzo.
venerdì 16 ottobre 2009
briciole
All'indomani di oggi, raccolgo i pensieri sbriciolati di un giorno come tanti, ne faccio un mucchio sul bordo della sera e soffio via... tabula rasa, pulita, pronta per un nuovo giro, per altre briciole di vita..niente che non si possa spazzare via appena la sera ritorna.
mercoledì 14 ottobre 2009
lo stesso
Siamo in dirittura d'arrivo. Dove? Non è molto chiaro, so solo che si arriva. O ci si ferma, che è lo stesso, ma un po' più brutto. Quindi non è lo stesso.
Sto per fermarmi, insomma. Ancora pochi metri, o pochi giorni, fa lo stesso.
E' stato un viaggio abbastanza lungo, ma anche molto breve. Fate voi, per me fa lo stesso. Tanto sta per finire, la durata non conta più niente. Comunque all'inizio mi sembrava più lungo.
Dopo che mi fermo magari riparto. Anzi, per forza riparto, che se anche uno non vuole ripartire, alla fine non ha alternative. I problemi del ripartire sono:
quando?
dove?
per dove?
quanto?
come?
con chi?
La domanda che più mi preoccupa è dove?, la seconda è come?. Il quando? viene di conseguenza al dove?. O forse viceversa. Fa lo stesso.
Tra qualche giorno mi metto a cercare delle risposte, ma magari prima cambio le domande. Cioè, cambio prospettive, aspettative, speranze, calzini e forse molto altro. Dipende da quali risposte trovo. Così viene più facile, uno sa sempre di avere le risposte pronte, se impara a chiedersi le cose giuste. E se uno impara a non chiedersi niente, allora difficilmente sbaglierà strada. E se anche la sbaglia, quella sarà comunque la strada giusta per qualche altra destinazione. Ecco, la destinazione, questo è il problema, altro che essere o non essere.
Fa lo stesso. La destinazione, fa lo stesso. Così nessuna strada sarà mai sbagliata, purché porti da qualche parte. Nessuna strada sarà mai sbagliata, purchè sia una strada.
Sto per fermarmi, insomma. Ancora pochi metri, o pochi giorni, fa lo stesso.
E' stato un viaggio abbastanza lungo, ma anche molto breve. Fate voi, per me fa lo stesso. Tanto sta per finire, la durata non conta più niente. Comunque all'inizio mi sembrava più lungo.
Dopo che mi fermo magari riparto. Anzi, per forza riparto, che se anche uno non vuole ripartire, alla fine non ha alternative. I problemi del ripartire sono:
quando?
dove?
per dove?
quanto?
come?
con chi?
La domanda che più mi preoccupa è dove?, la seconda è come?. Il quando? viene di conseguenza al dove?. O forse viceversa. Fa lo stesso.
Tra qualche giorno mi metto a cercare delle risposte, ma magari prima cambio le domande. Cioè, cambio prospettive, aspettative, speranze, calzini e forse molto altro. Dipende da quali risposte trovo. Così viene più facile, uno sa sempre di avere le risposte pronte, se impara a chiedersi le cose giuste. E se uno impara a non chiedersi niente, allora difficilmente sbaglierà strada. E se anche la sbaglia, quella sarà comunque la strada giusta per qualche altra destinazione. Ecco, la destinazione, questo è il problema, altro che essere o non essere.
Fa lo stesso. La destinazione, fa lo stesso. Così nessuna strada sarà mai sbagliata, purché porti da qualche parte. Nessuna strada sarà mai sbagliata, purchè sia una strada.
lunedì 12 ottobre 2009
scolorire
Avrei voglia di preparare una valigia, solo per riassaporare delle cose che potrebbero da un momento all'altro smettere di esistere.
Smettere di esserci state. Anche se una volta c'erano, adesso potrebbero non esserci state mai.
Vorrei prendere dei maglioni dall'armadio per pensare al freddo che potrei avere in un posto che non è qui. Pesare libri e vestiti per non superare il limite di chili trasportabili in aereo, anche se l'aereo non c'è. E i limiti però sì.
Ma sto qui. Dove le cose sembra non ci siano mai state. Nonostante le foto e tutto il resto. Forse non ho nemmeno una valigia, forse non l'ho mai avuta. Forse non sono mai andato via, niente di quello che credevo di ricordare c'è mai stato.
Niente, o quasi. Forse c'è stato solo quello che ancora mi rimane dentro, e che non smette di bruciare.
Smettere di esserci state. Anche se una volta c'erano, adesso potrebbero non esserci state mai.
Vorrei prendere dei maglioni dall'armadio per pensare al freddo che potrei avere in un posto che non è qui. Pesare libri e vestiti per non superare il limite di chili trasportabili in aereo, anche se l'aereo non c'è. E i limiti però sì.
Ma sto qui. Dove le cose sembra non ci siano mai state. Nonostante le foto e tutto il resto. Forse non ho nemmeno una valigia, forse non l'ho mai avuta. Forse non sono mai andato via, niente di quello che credevo di ricordare c'è mai stato.
Niente, o quasi. Forse c'è stato solo quello che ancora mi rimane dentro, e che non smette di bruciare.
domenica 11 ottobre 2009
sabato 10 ottobre 2009
espunta la luna
Sproloquiando nemichevolmente del più e del meno, ma più del più che del meno, mi sono più o meno reso conto delle bellezza dello sproloquiare. Io non sproloquio molto perchè, modestamente, non sono molto vanitoso, e sproloquiare si sa che è prerogativa dei vanitosi.
La prerogrativa dello sproloquiare. Ci deve essere una r di troppo da qualche parte, bisognerebbe espungerla.
Espungere una r dalla prerogativa dello sproloquiare. Ok, espunta.
Espunta la luna dal monte, resta un monte senza luna, almeno finchè la luna non rispunta. Sì, sulla punta del monte, l'espunta luna rispunta. Prima solo un angolino, poco poco, un rispuntino. Poi di più, sempre più grande, uno spuntino vero e proprio. Lo spuntino della luna dal monte. Lo spuntino di mezza notte. Camomilla e biscottini.
Sempre sproloquiando nemichevomente, però.
La prerogrativa dello sproloquiare. Ci deve essere una r di troppo da qualche parte, bisognerebbe espungerla.
Espungere una r dalla prerogativa dello sproloquiare. Ok, espunta.
Espunta la luna dal monte, resta un monte senza luna, almeno finchè la luna non rispunta. Sì, sulla punta del monte, l'espunta luna rispunta. Prima solo un angolino, poco poco, un rispuntino. Poi di più, sempre più grande, uno spuntino vero e proprio. Lo spuntino della luna dal monte. Lo spuntino di mezza notte. Camomilla e biscottini.
Sempre sproloquiando nemichevomente, però.
giovedì 8 ottobre 2009
fotovoltaico
All'imbrunire, mi imbrunisco pure io. E di notte, con il buio, mi rabbuio e faccio pensieri scuri come il cielo dell'una di notte. Solo di giorno, con il sole, non mi illumino, nè d'immenso, nè di nient'altro. Dovrei montarmi un pannello fotovoltaico sopra la testa, anzi dentro. Per immagazzinare la luce che fugge. Anche se poi non saprei bene che farmene, della luce. Comunque il buio lo preferisco, perchè c'è meno luce. Tra il buio e la luce, la luce la metto al secondo posto, che comunque è sempre un piazzamento. La luce è seconda perchè c'è meno buio. Mi oscuro di immenso. Che non è come l'infinito, ma poco ci manca. L'infinito è senz'altro immenso, ma non tutta l'immensità è infinita. Quella dentro il buio però lo è. Infinita, intendo. Mi oscuro di infinito. Che ha tanto poco senso quanto "mi illumino di immenso", ma ha il vantaggio di avere meno luce.
Oscuro fa rima con sonno, che fa rima con dormire, che fa rima con andare a letto. Una rima baciata, come il bacio della buona notte che mi do.
Oscuro fa rima con sonno, che fa rima con dormire, che fa rima con andare a letto. Una rima baciata, come il bacio della buona notte che mi do.
lunedì 5 ottobre 2009
boboli
Rieccoci qui, la mia gatta e io. Come chi non sa bene che fare, e però la fa lo stesso. Firenze era Firenze, cioè Firenze. Con tutto quel che ne consegue, luna e Ponte Vecchio compresi. Firenze la sera è come passeggiare da soli in mezzo a tantissima gente, forse perchè Firenze è grande e c'è tanto spazio per tutti, o forse perchè Firenze è Firenze e uno non ha modo di accorgersi di quelli che gli stanno attorno. Lungo l'Arno, in pieno centro città, vicino a Ponte Vecchio, la sera senti i grilli che cantano. Non credo ci sia un'altra città dove questo succede, e se c'è, comunque non si chiama Firenze, quindi è inutile. Uno pensa di averle viste tutte, finchè non arriva a Firenze e si accorge che in realtà non aveva visto un bel niente.
Comunque, romanticherie a parte, da un punto di vista strettamente cultural-gastronomico i principali prodotti tipici fiorentini sono Dante Alighieri e la fiorentina, intesa sia come bistecca che come squadra di calcio, ma più come bistecca. Dante Alighieri, guarda le coincidenze, abitava nella "casa di Dante", e se non fosse stato per lui noi italiani potremmo anche chiuder bottega. Anche se c'è da dire che viene più facile scrivere una cosa "Divina", quando si nasce a Firenze.
La luna a Firenze segue una strada tutta sua, si mette prima sopra Palazzo Vecchio, poi passa sopra gli uffizi e va a depositarsi sull'arno sopra Ponte Vecchio, dove le lune diventano due, una sopra il ponte e una sul pelo dell'acqua, sotto il ponte capovolto e i palazzi capovolti dentro l'arno. Così a Firenze uno di sera non capisce più quale sia il sopra e il sotto, il dentro e il fuori, e si perde dentro alle cose. E quando uno si perde a Firenze, l'unica cosa che può sperare è di non ritrovarsi mai più.
E però alla fine, come in tutte le cose, arriva sempre il momento in cui uno torna a Milano e tutto si rompe, ogni cosa si rimette al proprio posto,precisa, allineata, uguale, brutta.
Comunque, romanticherie a parte, da un punto di vista strettamente cultural-gastronomico i principali prodotti tipici fiorentini sono Dante Alighieri e la fiorentina, intesa sia come bistecca che come squadra di calcio, ma più come bistecca. Dante Alighieri, guarda le coincidenze, abitava nella "casa di Dante", e se non fosse stato per lui noi italiani potremmo anche chiuder bottega. Anche se c'è da dire che viene più facile scrivere una cosa "Divina", quando si nasce a Firenze.
La luna a Firenze segue una strada tutta sua, si mette prima sopra Palazzo Vecchio, poi passa sopra gli uffizi e va a depositarsi sull'arno sopra Ponte Vecchio, dove le lune diventano due, una sopra il ponte e una sul pelo dell'acqua, sotto il ponte capovolto e i palazzi capovolti dentro l'arno. Così a Firenze uno di sera non capisce più quale sia il sopra e il sotto, il dentro e il fuori, e si perde dentro alle cose. E quando uno si perde a Firenze, l'unica cosa che può sperare è di non ritrovarsi mai più.
E però alla fine, come in tutte le cose, arriva sempre il momento in cui uno torna a Milano e tutto si rompe, ogni cosa si rimette al proprio posto,precisa, allineata, uguale, brutta.

sabato 26 settembre 2009
"torno subito"
Valigia pronta, si parte. Stranissima sensazione, quasi come essere tornato a uno o due anni fa. Fine settembre, fine estate, e una valigia pronta. Esattamente negli stessi giorni. Ma stavolta torno subito, come i barbieri quando vanno a bere il caffè. Una sola settimana, non mesi. Firenze, non l'Inghilterra. Però lo stesso, che strano...strane sensazioni, strani ricordi. Tutto coincide, tranne il fatto che stavolta è una partenza finta. E allora perchè mi sembra non sia così? Non è che forse ho di nuovo voglia di partire davvero?
La mia gatta è sotto i miei piedi che miagola, mi illudo che mi stia chiedendo di non andar via, mi illudo di poterla tranquillizzare dicendole che non parto più come gli altri anni...ma suppongo che quando si accorgerà di avere il divano tutto per lei per una settimana non le importerà più molto di dove sono e di quando torno. Fosse per lei potrei andare in inghilterra e rimanerci...eh, la mia gatta, quanto le voglio bene..
La mia gatta è sotto i miei piedi che miagola, mi illudo che mi stia chiedendo di non andar via, mi illudo di poterla tranquillizzare dicendole che non parto più come gli altri anni...ma suppongo che quando si accorgerà di avere il divano tutto per lei per una settimana non le importerà più molto di dove sono e di quando torno. Fosse per lei potrei andare in inghilterra e rimanerci...eh, la mia gatta, quanto le voglio bene..
venerdì 25 settembre 2009
sgominator
Ho appena letto che negli USA è stata sgominata una cellula che stava preparando un attentato terroristico. Sono rimasto profondamete colpito. Non credevo che una cosa così piccola potesse fare tanti danni. Se penso che ne abbiamo in tutto il corpo, mi chiedo come potrò stare tranquillo di qui in avanti.
Comunque non dev'essere un lavoro facile sgominare le cellule. Di sicuro si tratta di lavoratori atipici, con contratti a progetto. Che lavoro fai? - Impiegato di banca, e tu? - sgomino cellule - ah.
Non credo faccia per me, come mestiere, anche se potrebbe essere un hobby abbastanza ricreativo. Certo ci vorrà una qualifica, un minimo di professionalità. Non è che il primo beota che passa può andar lì e sgominare. Io, per esempio, non so neppure da che parte si cominci a sgominare. Forse, per un dilettante che volesse intraprendere la carriera dello sgominatore professionista, sarebbe auspicabile iniziare dal dizionario.
Notte tra il 23 e il 24 settembre, situazione sempre più preoccupante e ormai ufficialmente fuori controllo...
Comunque non dev'essere un lavoro facile sgominare le cellule. Di sicuro si tratta di lavoratori atipici, con contratti a progetto. Che lavoro fai? - Impiegato di banca, e tu? - sgomino cellule - ah.
Non credo faccia per me, come mestiere, anche se potrebbe essere un hobby abbastanza ricreativo. Certo ci vorrà una qualifica, un minimo di professionalità. Non è che il primo beota che passa può andar lì e sgominare. Io, per esempio, non so neppure da che parte si cominci a sgominare. Forse, per un dilettante che volesse intraprendere la carriera dello sgominatore professionista, sarebbe auspicabile iniziare dal dizionario.
Notte tra il 23 e il 24 settembre, situazione sempre più preoccupante e ormai ufficialmente fuori controllo...
giovedì 24 settembre 2009
l'aforisma della buonanotte
Ci sono solo due cose al mondo migliori del dormire: risvegliarsi e... ok, c'è una sola cosa al mondo migliore del dormire.
pasqua
D'improvviso s'è fatta notte, come se non ci fosse più bisogno di mettere in mezzo una sera . Un confine coi bordi indefiniti, è vero, che non sai bene quando inizia e quando finisce, ma pur sempre uno spartiacque. Di là il giorno, di qui la notte. Ma ci vuole la sera! Il buio si mangia ogni giorno una fetta sempre più grande di luce, e la notte spinge prepotente contro la sera schiacciandola sul giorno, fino quasi a farla scomparire da tanto che è appiatita sul confine impercettibile fra il buio e la luce.
Cosa sto cercando di dire con tutto questo? Che non voglio che arrivi l'autunno? Che ho paura del buio? Può darsi, ma forse no. Forse non voglio dire niente. E' solo che c'è meno luce. Tutto qui. Un fatto, ma magari un fatto senza valore. Chissenefrega dell'autunno e poi dell'inverno e del buio e del freddo e dei maglioni di cotone e poi di lana e del giubbino e poi della giacca e i guanti e la sciarpa e il Natale. Ecco, sì, il natale soprattutto, chissenefrega del natale.
Forse dovrei preoccuparmi del fatto che l'unica conclusione che riesco a trarre nella nottata tra il 23 e il 24 settembre sia "chissenefrega del Natale". Non c'è davvero nient'altro con cui occupare la mente? Possibile? Vogliamo per esempio parlare della Pasqua? Quando cade la prossima Pasqua? In che modo questo pensiero, oggi, 24 settembre, influisce sulla mia vita? Dove sarò la prossima Pasqua? Niente, neppure la Pasqua mi dà più soddisfazioni. Gli altri anni a quest'ora ero sul punto di partire, avevo la testa metà qui, metà in Inghilterra, e l'ultima metà in un posto che non posso dire. E adesso? Cosa si fa qui d'autunno, che non mi ricordo più?
Cosa sto cercando di dire con tutto questo? Che non voglio che arrivi l'autunno? Che ho paura del buio? Può darsi, ma forse no. Forse non voglio dire niente. E' solo che c'è meno luce. Tutto qui. Un fatto, ma magari un fatto senza valore. Chissenefrega dell'autunno e poi dell'inverno e del buio e del freddo e dei maglioni di cotone e poi di lana e del giubbino e poi della giacca e i guanti e la sciarpa e il Natale. Ecco, sì, il natale soprattutto, chissenefrega del natale.
Forse dovrei preoccuparmi del fatto che l'unica conclusione che riesco a trarre nella nottata tra il 23 e il 24 settembre sia "chissenefrega del Natale". Non c'è davvero nient'altro con cui occupare la mente? Possibile? Vogliamo per esempio parlare della Pasqua? Quando cade la prossima Pasqua? In che modo questo pensiero, oggi, 24 settembre, influisce sulla mia vita? Dove sarò la prossima Pasqua? Niente, neppure la Pasqua mi dà più soddisfazioni. Gli altri anni a quest'ora ero sul punto di partire, avevo la testa metà qui, metà in Inghilterra, e l'ultima metà in un posto che non posso dire. E adesso? Cosa si fa qui d'autunno, che non mi ricordo più?
mercoledì 23 settembre 2009
buon compleanno Bruce
Oggi il vecchio zio Bruce ne fa 60, solo che non posso mica andar là a fargli gli auguri di persona. Anche perchè non so neanche dove sia, esattamente, "là". Però valgono lo stesso gli auguri, no? Anche senza presenza, anche senza regali..anche perchè di solito è Bruce a fare i regali a noi...
quindi, insomma, buon compleanno Bruce
quindi, insomma, buon compleanno Bruce
domenica 20 settembre 2009
domenica
Mi ero imposto di dare un senso alle mie domeniche, ma forse abbandonerò il progetto. Le domeniche sono fatte per non aver senso, quindi tanto vale adeguarsi. Qualunque cosa uno faccia , è come se non l'avesse fatta, a meno che uno non nasca o non muoia di domenica. Solo che se questa è l'unica via, beh, allora mi tengo volentieri le mie domeniche senza senso. Io credo di essere nato un sabato sera, se mia mamma la racconta giusta. Quindi la prima cosa che ho fatto nella mia vita è stata passare una domenica senza senso.Dev'essere quello che ha instillato in me questa insofferenza domenicale.
Adesso però sono le otto di sera, forse c'è ancora tempo per dare senso alla domenica. Vado a vedere.
Adesso però sono le otto di sera, forse c'è ancora tempo per dare senso alla domenica. Vado a vedere.
venerdì 18 settembre 2009
paese
A volte resto sorpreso delle vette che può raggiungere l'ignoranza della gente. Non intendo l'ignoranza nel senso del non conoscere, intendo l'ignoranza del non sapere come si affrontano i problemi, le divergenze di idee, o molto più semplicemente le domande. L'ignoranza di chi non conosce la differenza tra una domanda, che presuppone semplicemente una risposta, e un attacco o un'offesa, che presuppongono una reazione e uno scontro. L'ignoranza che quindi, ovviamente, non può che fare tutt'uno con l'arroganza, che è la risposta di chi non ha risposte. E il vero problema è quando la maggior parte delle persone accetta l'arroganza come se fosse la risposta, anzichè il modo di evitare la domanda. Sotto questo aspetto, è proprio vero che tutto il mondo è paese, e che anche il mio piccolo paese è uguale a questa italietta di furbi ignoranti
giovedì 17 settembre 2009
ogni volta
Si mandano i soldati in guerra, e poi ci si stupisce e si piange quando qualcuno di loro muore. Ogni volta la stessa storia. Ma "non ci fermeranno", ecco cosa ripetono da lassù quelli che hanno il potere di decidere se fare o non fare le guerre. Va bene, non ci fermeranno. Come volete. Ma sappiamo già da ora, così come lo sapevamo prima, che la guerra ha il suo prezzo e che prima o poi ci saranno altri morti, come oggi e come negli anni precedenti. La guerra ha il suo prezzo anche quando la si chiama in un altro modo. La guerra ha il suo prezzo anche quando al prezzo si dà il nome di "eroi" o "patrioti". Cazzate, solo cazzate. I soldati non sono eroi, neppure se muoiono. Chissà se stavolta qualcuno inizierà a rendersi conto di quanto sia pericoloso giocare con le parole, inventare nomi e formule per mascherare la realtà delle cose. Vorrei non ci fosse bisogno dei morti in guerra per capirlo. A quando i prossimi?
mercoledì 16 settembre 2009
recinti
Come si fa quando non ci sono più cose interessanti da dire? Nè pensieri, nè ricordi, nè fantasie? Come si fa? Si va a raccoglierle dove non le si è ancora cercate, ecco come si fa. Nella vita, o almeno in quella sua parte sterminata che sta fuori dal recinto del già vissuto e del già detto. Si allarga quel recinto, si conquista della nuova terra, che sia prateria o deserto o montagne o palude. Ci si va a piedi o in qualunque altro modo, l'importante è non tornare indietro finché non si capisce di essersi allargati abbastanza. Allora, solo allora, si può ricominciare a seminare di parole quello che si è conquistato. Le parole saranno le stesse, su questo non ci si può far nulla. Ma forse germoglieranno pensieri diversi e sensazioni nuove. Anche sulle paludi e sui deserti che la nuova terra sicuramente conterrà. Così come sulle paludi e sui deserti che già si conoscono, che già si vivono o si sono vissuti, sono cresciuti pensieri e sensazioni che ci hanno dato qualcosa, qualcosa come un senso, un perché, una sfida, magari del dolore o della sofferenza, ma pur sempre una parte essenziale del vivere. Ecco, allora ci saranno forse paludi e deserti, ma poco importa. L'importante è che siano sconosciuti, che abbiano qualcosa da darci e su cui si possa provare a far crescere qualcosa, Ci penseranno le parole, poi, ad addomesticare tutto..
restyling e conti
Ho cambiato un po' i colori del blog, ho tolto quella vecchia tappezzeria. Mi sono dato all'azzurro. Non so perchè. La foto della mia gatta sta meglio con l'azzurro, su questo non c'è dubbio. Il resto conta poco.
A pensarci bene, la mia vita è piena di cose che contano poco. E a pensarci ancora meglio, non basta ammucchiare un'infinità di cose che contano poco per tirar fuori qualcosa che conta tanto. Non è mica come ammucchiare milioni di insignificanti monetine da un euro. Piuttosto, è come mettere insieme milioni di pezzi di puzzles diversi. Un'ammucchiata senza senso e senza valore.
Questo piovoso anticipo d'autunno dovrebbe mettermi tristezza, depressione, noia, tutte quelle cose normali che riempiono una vita normale. Invece mi sento più sereno del solito, forse perchè il mio stato d'animo si sente più in sintonia con il grigio che c'è di fuori. Lo so, è una contraddizione. O forse è solo un rassicurante compiacersi della propria malinconia. Compiacersi, sì. Cioè riversare nel puro compiacimento i pensieri e le emozioni di solito assorbiti dalla sola malinconia. In fondo mi importa poco quale sia la spiegazione, e mi importa poco se la spiegazione non c'è. In fondo. Anzi, neppure troppo in fondo,a dire il vero. Direi piuttosto che tutto questo è estremamente superficiale, splendidamente superficiale. Tutto questo grigio compiacimento di malinconia e pioggia e autunno mi fa stare meglio, ecco la cosa che conta. Che conta più di tutte le piccole cose insignificanti messe insieme.
A pensarci bene, la mia vita è piena di cose che contano poco. E a pensarci ancora meglio, non basta ammucchiare un'infinità di cose che contano poco per tirar fuori qualcosa che conta tanto. Non è mica come ammucchiare milioni di insignificanti monetine da un euro. Piuttosto, è come mettere insieme milioni di pezzi di puzzles diversi. Un'ammucchiata senza senso e senza valore.
Questo piovoso anticipo d'autunno dovrebbe mettermi tristezza, depressione, noia, tutte quelle cose normali che riempiono una vita normale. Invece mi sento più sereno del solito, forse perchè il mio stato d'animo si sente più in sintonia con il grigio che c'è di fuori. Lo so, è una contraddizione. O forse è solo un rassicurante compiacersi della propria malinconia. Compiacersi, sì. Cioè riversare nel puro compiacimento i pensieri e le emozioni di solito assorbiti dalla sola malinconia. In fondo mi importa poco quale sia la spiegazione, e mi importa poco se la spiegazione non c'è. In fondo. Anzi, neppure troppo in fondo,a dire il vero. Direi piuttosto che tutto questo è estremamente superficiale, splendidamente superficiale. Tutto questo grigio compiacimento di malinconia e pioggia e autunno mi fa stare meglio, ecco la cosa che conta. Che conta più di tutte le piccole cose insignificanti messe insieme.
lunedì 14 settembre 2009
sposs
Sono leggermante spossato. Con due s, mi raccomando. Anzi tre. Sono spossato dal weekend e dal cibo e anche dal lunedì. Mi servirebbe subito un altro weekend, però di quelli dove ci si riposa. Che ovviamente non esistono, perchè poi uno al weekend cerca sempre di fare delle cose per non annoiarsi, e allora il riposo non arriva mai. Forse perchè non è meritato. Voglio dire, se io me lo meritassi, mi riposerei, perchè se me lo meritassi vorrebbe dire che ho lavorato talmente tanto che non avrei voglia e forze nel weekend di fare nient'altro se non riposarmi.
Ma poi, uno deve per forza stancarsi prima di riposarsi? Non ci si può semplicemente riposare a prescindere? O, almeno, uno potrebbe prima riposarsi e dopo, con calma, quando ha tempo, spossarsi. Con due s, mi raccomando. Anzi tre.
Comunque, a parte il riposo, il metodo migliore per combattere la spossatezza è il divorzzio, o almeno la separazzione. Pessima battuta, d'accordo, avete ragione, pessima battuta. Proprio oggi che ricomincia la squola, certe cose non andrebbero scritte neppure per scherzo. Che poi ci ritroviamo con in bambini che già a 5 o 6 anni non sanno scrivere in italiano, e quelli 2 o 3 anni che non sanno neanche dire una frase di senso compiuto. E si pretende di insegnare loro le lingue straniere, figuariamoci. E poi invece vai in Inghilterra o in Germania e trovi bambini di 7 o 8 anni che sanno già parlare l'inglese o il tedesco alla perfezione. Dove finiremo di questo passo, dove?
Sono spossato, dio come sono spossato...
Ma poi, uno deve per forza stancarsi prima di riposarsi? Non ci si può semplicemente riposare a prescindere? O, almeno, uno potrebbe prima riposarsi e dopo, con calma, quando ha tempo, spossarsi. Con due s, mi raccomando. Anzi tre.
Comunque, a parte il riposo, il metodo migliore per combattere la spossatezza è il divorzzio, o almeno la separazzione. Pessima battuta, d'accordo, avete ragione, pessima battuta. Proprio oggi che ricomincia la squola, certe cose non andrebbero scritte neppure per scherzo. Che poi ci ritroviamo con in bambini che già a 5 o 6 anni non sanno scrivere in italiano, e quelli 2 o 3 anni che non sanno neanche dire una frase di senso compiuto. E si pretende di insegnare loro le lingue straniere, figuariamoci. E poi invece vai in Inghilterra o in Germania e trovi bambini di 7 o 8 anni che sanno già parlare l'inglese o il tedesco alla perfezione. Dove finiremo di questo passo, dove?
Sono spossato, dio come sono spossato...
venerdì 11 settembre 2009
11/9
In questi otto anni siamo diventati così assuefatti all'immagine delle torri in fiamme che oggi abbiamo sostituito quell'immagine alle sensazioni e ai pensieri che hanno accompagnato quel momento. Le torri che bruciano e poi crollano sono diventate così normali, così tipiche dell'immaginario di questi anni, che hanno finito con il perdere la loro comunicatività e significatività. Io per esempio non riesco più a rendermi conto della gravità e dell'entità di quanto accaduto, se guardo quelle immagini. Hanno perso il loro risvolto di cronaca per diventare "simbolo" di un'epoca o di certi valori, ma così hanno perso tutta la loro immediatezza.
La cosa migliore che si potrebbe provare a fare in questo anniversario è ripulire quelle immagini da tutte le parole e gli usi che ne sono stati fatti, recuperare il loro significato originario, guardare le torri cadere senza musiche, senza commenti, senza replay. Non è forse sufficiente quello che raccontano da sole?
La cosa migliore che si potrebbe provare a fare in questo anniversario è ripulire quelle immagini da tutte le parole e gli usi che ne sono stati fatti, recuperare il loro significato originario, guardare le torri cadere senza musiche, senza commenti, senza replay. Non è forse sufficiente quello che raccontano da sole?
mercoledì 9 settembre 2009
pagine e vento
Un libro aperto dove c'è vento, e un lettore distratto che ogni tanto legge e ogni tanto si guarda attorno. E mentre si guarda attorno il vento gira le pagine, le fa scorrere all'indietro. E allora il lettore torna a leggere, ma su una pagina diversa da quella cui era arrivato, e per un po' va avanti senza accorgersi di aver fatto un balzo all'indietro. E così viene trasportato verso cose già lette, già conosciute, già vissute. Un po' per colpa del vento e un po' della sua distrazione che non gli fa capire subito di essere sulla pagina sbagliata, una pagina che aveva già voltato e su cui non c'è motivo di tornare. Ma poi continuando a leggere il lettore magari un motivo lo trova. Si accorge dell'errore, ma non importa, continua a leggere la pagina che il vento ha scelto per lui. Forse perchè scopre che quella pagina gli piace più dell'ultima a cui si era fermato, prima che il vento si alzasse a scompigliare tutto. E poi quando è di nuovo ora di voltare quella pagina vecchia, il lettore distratto, chissà perchè, alza di nuovo la testa e lascia perdere il libro. E allora il vento torna, fa scorrere altre pagine, e dopo un po' il lettore torna sul suo libro ma di nuovo le pagine sono andate indietro, in un punto imprecisato ma che pian piano diventa chiaro, un punto che forse, ma sì, vale la pena rileggere. E via così, forse all'infinito, senza mai sapere se il vento e la tua distrazione ti permetteranno di voltare una pagina una volta per tutte, e non tornarci sopra più.
domenica 6 settembre 2009
insincero
Vorrei capire quale potrebbe essere il costo della sincerità, e quale il guadagno. E se in fin dei conti il valore della sincerità sia una questione di costi e guadagni. Se siano le conseguenze a giustificare la sincerità, o se la sincerità basti a se stessa.
E si può essere "troppo" sinceri? Ha senso quest'espressione? Di certo si può esserlo troppo poco, ma questo "troppo" che senso ha? troppo per cosa? per pensare di non pagarne prima o poi le conseguenze? o "troppo poco" per pensare di potersi sentire lo stesso a posto con la coscienza?
Non so come funzioni in generale, ma mi basterebbe sapere cosa dovrei fare io. Devo essere sincero fino in fondo? Forse non prima di essere pronto a pagarne il prezzo, perchè il conto mi verrà presentato, non c'è dubbio. E sarà un prezzo più salato di quanto non lo sia stato quello che ho dovuto pagare finora per non essere stato davvero sincero. Ma forse quello che dovevo perdere l'ho già perso, il prezzo l'ho già pagato, e se riuscissi a essere sincero almeno con me stesso vedrei bene che è così.
Forse.
Questo "forse" è troppo grande per prendere una decisione adesso, è qui il vero problema.
E si può essere "troppo" sinceri? Ha senso quest'espressione? Di certo si può esserlo troppo poco, ma questo "troppo" che senso ha? troppo per cosa? per pensare di non pagarne prima o poi le conseguenze? o "troppo poco" per pensare di potersi sentire lo stesso a posto con la coscienza?
Non so come funzioni in generale, ma mi basterebbe sapere cosa dovrei fare io. Devo essere sincero fino in fondo? Forse non prima di essere pronto a pagarne il prezzo, perchè il conto mi verrà presentato, non c'è dubbio. E sarà un prezzo più salato di quanto non lo sia stato quello che ho dovuto pagare finora per non essere stato davvero sincero. Ma forse quello che dovevo perdere l'ho già perso, il prezzo l'ho già pagato, e se riuscissi a essere sincero almeno con me stesso vedrei bene che è così.
Forse.
Questo "forse" è troppo grande per prendere una decisione adesso, è qui il vero problema.
giovedì 3 settembre 2009
autunno
E così l'autunno è arrivato, a quanto pare. Senza un minimo di preavviso, in anticipo di settimane, come se uno potesse presentarsi a casa tua o piazzarsi nel tuo giardino e tu te lo devi tenere. E' stato ieri verso le tre del pomeriggio, in un attimo di distrazione dell'estate. Un minuto prima era estate, e un minuto dopo l'autunno si era già preso tutto. All'inizio è stata una pioggia di sole foglie gialle che il vento ha scrollato via dagli alberi, poi la pioggià è diventata d'acqua e di cielo grigio, con appena qualche lampo e qualche tuono estivo, ma fondamentalmente una pioggia autunnale.
Io non ero pronto, non erano questi i patti. C'è un calendario, esigo che lo si rispetti. Magari domani l'estate torna, non si può mai dire. Anzi, è probabile che l'estate faccia in tempo a tornare, almeno per salutare prima del letargo. Però ormai quelle foglie sono cadute, ecco il punto, non posso far finta di non averle viste. Persino la mia gatta è indecisa se iniziare già adesso la sua stagione del divano. Sospetto che quelle foglie le abbia viste anche lei. Che facciamo, ci mettiamo il cuore in pace?
Io non ero pronto, non erano questi i patti. C'è un calendario, esigo che lo si rispetti. Magari domani l'estate torna, non si può mai dire. Anzi, è probabile che l'estate faccia in tempo a tornare, almeno per salutare prima del letargo. Però ormai quelle foglie sono cadute, ecco il punto, non posso far finta di non averle viste. Persino la mia gatta è indecisa se iniziare già adesso la sua stagione del divano. Sospetto che quelle foglie le abbia viste anche lei. Che facciamo, ci mettiamo il cuore in pace?
mercoledì 2 settembre 2009
domenica 30 agosto 2009
arriva
Che domenica normale, la domenica senza te. E via dicendo.
Parlando.
Sbuffando.
Leggendo. Leggero.
Ma non troppo. Senza brio.
Ho paura di quello che sta per succedere. Non ora, ma tra qualche mese. Ho paura perché non so, e dentro il "non so" ci sta di tutto, comprese le cose che nemmeno si riesce a immaginare. Per quello si ha paura, perchè quello che non si riesce a immaginare può essere persino più brutto della più brutta cosa che si riesce a immaginare. Anche più bello, è vero, ma quello non conta. C'è di tutto, e quello che conta è che proprio tutto il tutto c'è.
Se solo i mesi non andassero così in fretta, e mi lasciassero il tempo di pensare, di organizzarmi, di prepararmi.
E invece non sono pronto, e neppure lo sarò. Le vie del signore sono infinite, ma preferirei fossero di meno e ben visibili.
O forse le vie del signore sono finite, e allora uno da che parte deve andare?
Mi serve una bussola. Adesso, qui. Non mi importa che segni il nord o il sud, basta che punti da qualche parte. Vorrei una bussola per avere qualcosa da perdere.
Parlando.
Sbuffando.
Leggendo. Leggero.
Ma non troppo. Senza brio.
Ho paura di quello che sta per succedere. Non ora, ma tra qualche mese. Ho paura perché non so, e dentro il "non so" ci sta di tutto, comprese le cose che nemmeno si riesce a immaginare. Per quello si ha paura, perchè quello che non si riesce a immaginare può essere persino più brutto della più brutta cosa che si riesce a immaginare. Anche più bello, è vero, ma quello non conta. C'è di tutto, e quello che conta è che proprio tutto il tutto c'è.
Se solo i mesi non andassero così in fretta, e mi lasciassero il tempo di pensare, di organizzarmi, di prepararmi.
E invece non sono pronto, e neppure lo sarò. Le vie del signore sono infinite, ma preferirei fossero di meno e ben visibili.
O forse le vie del signore sono finite, e allora uno da che parte deve andare?
Mi serve una bussola. Adesso, qui. Non mi importa che segni il nord o il sud, basta che punti da qualche parte. Vorrei una bussola per avere qualcosa da perdere.
sabato 29 agosto 2009
vo'
E' ora che vada, adesso. E' già tardi per troppe cose, ma per tante altre no. E anzi, sono molte di più quelle per cui no. Però è davvero ora che vada. Non serve nemmeno che mi scelga un posto dove andare, a quello posso pensare dopo. Però, adesso, considerato quello che c'è stato e quello che forse ci sarà, e considerato quello che non c'è stato e quel che non ci sarà, e che il tempo non smette un solo secondo di seguire fedelmente la corsa veloce degli orologi, ho pensato che è davvero ora che io vada. Come diceva De Andrè, comunque è ora che io vada, possibilmente non sulla cattiva strada, ma a quello ci pensiamo dopo.
Allora, come dicevo, io vado. Perchè è ora, capite?
Allora, come dicevo, io vado. Perchè è ora, capite?
mercoledì 26 agosto 2009
impressioni di quasi settembre
Fa leggermente più fresco, se Dio vuole. Dio, vuoi? Ok, vuole.
Ho scoperto che alla mia gatta non piace il tonno, il che non credo sia molto normale, per una gatta. Ma d'altra parte la mia non è una gatta normale, a parte il fatto che fa miao. Anzi, mao.
Gradirei un po' più di vita da queste parti, senza dovere andare a cercarmela altrove. Ma non ci può essere vita se non c'è qualcosa da andare a cercare. E non ci può essere vita quando si è trovato tutto quello che si cerca. Quindi non c'è altro da fare che andarsela a cercare, la vita. Insomma, gradirei un po' più di vita da queste parti, senza dovere andare a cercarmela altrove, quindi devo andare a cercarmela altrove. E poi ancora altrove, e di nuovo altrove, e via dicendo, finché non ci sono più posti dove andare a cercare. Poi mi fermo e vedo cosa ho raccattato su. Sicuramente ci sarà qualche vecchio scarpone, come succede ai pescatori dei cartoni animati.
Non mi è mai piaciuto pescare, anche perché non ho mai pescato. O forse era il contrario...sì, giusto, era il contrario.
Comunque non avrei niente in contrario se non fosse stato il contrario. E non avrei niente in contrario neppure ad andare a bere una birra, adesso. Una birra buona, però. Quindi rossa. Mi garberebbe assai, sai? Sicché andrei, sai? Suvvia, vo'. Con questo bell'accento toscano me ne vo', maremma...
Ho scoperto che alla mia gatta non piace il tonno, il che non credo sia molto normale, per una gatta. Ma d'altra parte la mia non è una gatta normale, a parte il fatto che fa miao. Anzi, mao.
Gradirei un po' più di vita da queste parti, senza dovere andare a cercarmela altrove. Ma non ci può essere vita se non c'è qualcosa da andare a cercare. E non ci può essere vita quando si è trovato tutto quello che si cerca. Quindi non c'è altro da fare che andarsela a cercare, la vita. Insomma, gradirei un po' più di vita da queste parti, senza dovere andare a cercarmela altrove, quindi devo andare a cercarmela altrove. E poi ancora altrove, e di nuovo altrove, e via dicendo, finché non ci sono più posti dove andare a cercare. Poi mi fermo e vedo cosa ho raccattato su. Sicuramente ci sarà qualche vecchio scarpone, come succede ai pescatori dei cartoni animati.
Non mi è mai piaciuto pescare, anche perché non ho mai pescato. O forse era il contrario...sì, giusto, era il contrario.
Comunque non avrei niente in contrario se non fosse stato il contrario. E non avrei niente in contrario neppure ad andare a bere una birra, adesso. Una birra buona, però. Quindi rossa. Mi garberebbe assai, sai? Sicché andrei, sai? Suvvia, vo'. Con questo bell'accento toscano me ne vo', maremma...
lunedì 24 agosto 2009
dovere
A un certo punto mi sono trovato a inseguire un filo di pensieri e di ricordi, e di pensieri sui ricordi, la cui conclusione è stata che in fin dei conti, nonostante quello che ci si racconta, la cosa cui una persona finisce con l'essere più legata e che dà un senso a tutto quanto è solo il senso del dovere che pian piano si viene a costruire verso qualcuno e verso qualcosa. Non importa più, a un certo punto, chi sia quel qualcuno e cosa sia quel qualcosa. Magari importa all'inizio, e siccome importa, uno inizia a prendersi degli impegni al riguardo. Perchè è bella l'idea di essersi preso un impegno e godersi i vantaggi dell'essere responsabile verso persone e cose di cui importa. Ma poi, quando quello che importa diventa semplicemente quello che è dato per scontato, allora tutto quello che rimane è il senso del dovere che ci si è formati. E che ci ricorda quando quelle cose avevano un significato, ci fa credere che abbiano ancora lo stesso significato, solo perchè è lo stesso senso del dovere che c'era allora e che c'è adesso.
Ho messo giù tutto troppo in fretta, forse quello che ho scritto è tutto sbagliato, forse è troppo deprimente e troppo squallido per essere vero. Forse non era neppure esattamente il pensiero che mi era venuto. Non lo so, credo si farebbe meglio a non farsi certi pensieri. Ma adesso che è scritto non si può più cancellare, e allora magari un giorno scopro anche che si tratta di un pensiero vero.
Ho messo giù tutto troppo in fretta, forse quello che ho scritto è tutto sbagliato, forse è troppo deprimente e troppo squallido per essere vero. Forse non era neppure esattamente il pensiero che mi era venuto. Non lo so, credo si farebbe meglio a non farsi certi pensieri. Ma adesso che è scritto non si può più cancellare, e allora magari un giorno scopro anche che si tratta di un pensiero vero.
pazienza
Sto esaurendo la pazienza e le bottiglie di birra in frigorifero. Andrò a comprarne un po', più tardi. Se capita prendo anche della birra.
La mia gatta non prende bisce da almeno tre giorni, ma non sembra perdere la pazienza. Nel frattempo si dedica alle lucertole, che dal punto di vista di una gatta sono ragionevolmente assimilabili alle bisce.
La mia gatta ha della pazienza che io non ho. Forse la mia gatta ha proprio la pazienza che io non ho più. Forse la mia gatta si è rubata la mia pazienza. E così, anche se la gatta resta mia, la pazienza no, diventa solo sua.
La morsa del caldo accenna a diminuire, ma ogni tanto ritorna e anche questo, un pochino, a modo suo, mi fa perdere la pazienza. Alla mia gatta invece no perchè lei ha il suo posto fresco e terroso sotto il cespuglio.
Adesso ho da fare, quindi faccio. E pazienza.
La mia gatta non prende bisce da almeno tre giorni, ma non sembra perdere la pazienza. Nel frattempo si dedica alle lucertole, che dal punto di vista di una gatta sono ragionevolmente assimilabili alle bisce.
La mia gatta ha della pazienza che io non ho. Forse la mia gatta ha proprio la pazienza che io non ho più. Forse la mia gatta si è rubata la mia pazienza. E così, anche se la gatta resta mia, la pazienza no, diventa solo sua.
La morsa del caldo accenna a diminuire, ma ogni tanto ritorna e anche questo, un pochino, a modo suo, mi fa perdere la pazienza. Alla mia gatta invece no perchè lei ha il suo posto fresco e terroso sotto il cespuglio.
Adesso ho da fare, quindi faccio. E pazienza.
venerdì 21 agosto 2009
bsss
Oggi la mia gatta, per non sapere che fare, si è presa una biscia (vipera?) che gironzolava per i fatti suoi in giardino e ne ha fatto un solo boccone. Va beh, forse due.
Sono molto contento per lei, mi fa piacere che si trovi qualche diversivo al dormire. E poi si sa che le bisce tengono la mente e i riflessi allenati, soprattutto a noi umani, è vero, ma un poco anche ai gatti. Solo, questo hobby che hanno preso di strisciare liberamente attorno alla mia casa mi sta creando qualche problema al sistema nervoso. Io non è che vorrei mandarle via in modo sgarbato, ma il fatto di dover perlustrare il terreno prima di appoggiarci il piede sta iniziando a snervarmi. Se continuano così, tra qualche giorno mi vedrò costretto a mettere un cartello di divieto di accesso alle bisce. Mi spiace essere così sgarbato, e anche la mia gatta forse non sarebbe d'accordo. Ma insomma, quest'invadenza oltre una certa soglia non è più accettabile. Se poi l'invadenza diventa invasione, finisce che una volta o l'altra mi viene davvero l'infarto. Va bene una visita ogni tanto, ma se iniziano a stazionare regolarmente in giardino per me se ne possono anche strisciare a fanculo..
Sono molto contento per lei, mi fa piacere che si trovi qualche diversivo al dormire. E poi si sa che le bisce tengono la mente e i riflessi allenati, soprattutto a noi umani, è vero, ma un poco anche ai gatti. Solo, questo hobby che hanno preso di strisciare liberamente attorno alla mia casa mi sta creando qualche problema al sistema nervoso. Io non è che vorrei mandarle via in modo sgarbato, ma il fatto di dover perlustrare il terreno prima di appoggiarci il piede sta iniziando a snervarmi. Se continuano così, tra qualche giorno mi vedrò costretto a mettere un cartello di divieto di accesso alle bisce. Mi spiace essere così sgarbato, e anche la mia gatta forse non sarebbe d'accordo. Ma insomma, quest'invadenza oltre una certa soglia non è più accettabile. Se poi l'invadenza diventa invasione, finisce che una volta o l'altra mi viene davvero l'infarto. Va bene una visita ogni tanto, ma se iniziano a stazionare regolarmente in giardino per me se ne possono anche strisciare a fanculo..
martedì 18 agosto 2009
percezione
così a occhio e croce questo dovrebbe essere l'agosto più caldo degli ultimi mesi, forse addirittura anni. Non è tanto la temperatura in sè, che se ne sta là fuori e non dà fastidio a nessuno. E' la temperatura percepita, capite? E allora, se capite, spiegatela anche a me, che continuo a essere convinto che la temperatura percepita sia una cosa che non significa niente. Però serve per spararla un po' più grossa ai telegiornali, e qui più le si spara grosse, più le cose diventano vere.
Comunque sia, se quelli del telegiornale sanno meglio di me quanto caldo io percepisco, allora dovrebbero sapere bene anche quello che io penso di loro, senza bisogno che io glielo dica.
Peraltro, gli esperti prevedono che il prossimo sarà l'autunno più autunnoso degli ultimi 500 anni, anche se l'autunno percepito sarà piuttosto invernale.
Mi sa che percepisco una mezza idea di andarmene a dormire. Se quelli del tg mi danno conferma, io saluterei e buonanotte a tutti.
Comunque sia, se quelli del telegiornale sanno meglio di me quanto caldo io percepisco, allora dovrebbero sapere bene anche quello che io penso di loro, senza bisogno che io glielo dica.
Peraltro, gli esperti prevedono che il prossimo sarà l'autunno più autunnoso degli ultimi 500 anni, anche se l'autunno percepito sarà piuttosto invernale.
Mi sa che percepisco una mezza idea di andarmene a dormire. Se quelli del tg mi danno conferma, io saluterei e buonanotte a tutti.
domenica 16 agosto 2009
riprese
Adesso che la mia gatta sta meglio, e ha vinto la sua diffidenza verso il veterinario, la mia estate può riprendere da dove si era fermata. Il ferragosto è passato via senza far danni, e anche un po' senza senso, proprio come si addice al ferragosto. Da qui a settembre dovrebbe essere tutta in discesa, per fortuna e purtroppo, perchè in discesa si va più facile ma anche più veloce.
Comunque perlomeno quest'anno sarà meno traumatico riprendere, anche considerando che non c'è niente da riprendere, quando non ci si è mai fermati. Insomma, riparto già allenato, o forse già stanco, in ogni caso senza traumi da rientro. Non ho neppure l'abbronzatura da mantenere, un pensiero in meno.
Adesso che è domenica, però, ne approfitto anch'io per fare un po' di niente, tanto per rendere poi un pochino più traumatico il lunedì. Nel mio piccolo.
Comunque perlomeno quest'anno sarà meno traumatico riprendere, anche considerando che non c'è niente da riprendere, quando non ci si è mai fermati. Insomma, riparto già allenato, o forse già stanco, in ogni caso senza traumi da rientro. Non ho neppure l'abbronzatura da mantenere, un pensiero in meno.
Adesso che è domenica, però, ne approfitto anch'io per fare un po' di niente, tanto per rendere poi un pochino più traumatico il lunedì. Nel mio piccolo.
venerdì 14 agosto 2009
bisce
Se becco l'animale che ha ferito la mia gatta in quel modo, lo faccio nero. A meno che non sia un animale grosso e feroce, ovviamente. Nel qual caso potrei anche perdonarlo, sempre che il veterinario oggi guarisca la mia gatta. E a meno che non sia una biscia, naturalmente. Nel qual caso me la do a gambe. Come ieri, per esempio, che ero fuori nel giardino a fare le mie cose, volto la testa un attimo e chi mi vedo? Una biscia che se ne sta lì immobile per i fatti suoi. Allora mi faccio venire un infarto, poi chiamo la mia gatta ma la mia gatta non arriva. Allora penso "ecco, sempre lì a giocare con le lucertole, e una volta che c'è bisogno di lei per una cosa seria, lei non c'è. VAtti a fidare dei gatti". Ma io mica lo sapevo che la mia gatta si era fattoa male..Mi è ricomparsa la sera con una zampina tutta maciullata..e tutta impaurita..Altrimenti sarebbe sicuramente venuta a difendermi dalla biscia. Anche se magari è stata proprio quella biscia a morsicarla.
Insomma, fatto sta che la mia gatta non se la sta passando tanto bene adesso. Quindi non me la passo tanto bene neanch'io. Come quando si è in pensiero, solo un po' di più.
Insomma, fatto sta che la mia gatta non se la sta passando tanto bene adesso. Quindi non me la passo tanto bene neanch'io. Come quando si è in pensiero, solo un po' di più.
mercoledì 12 agosto 2009
ritorno
Sono andato e sono tornato. Come essere stati fermi, insomma, solo con qualcosa nel mezzo. Qualcosa come una vacanza, solo più breve, come un weekend, solo più lungo.
Mi sono venuti in mente dei pensieri bellissimi a un certo punto, una sera che ero sul balcone da solo ad ascoltare Vecchioni. Solo che non me li sono scritti, quindi me li sono dimenticati. Ma magari tra un po' mi ritornano in mente. E magari quando mi ritornano in mente mi accorgo che non erano poi così belli, una volta che li si pensi senza una buona dose di birra e di whisky in corpo.
Le cose da sobri sono più brutte, cioè più vere, ma se si impara ad apprezzare la bellezza che c'è nel vero, allora le cose da sobri diventano più belle. Io per non sbagliare sto un po' qua e un po' là, anche se non si può mai stare in un posto da cui vederle tutte e due insieme e confrontarle. Le cose da sobri sembrano più brutte quando si è ubriachi e più belle quando si è sobri, e lo stesso vale per le cose quando le si guarda da ubriachi.
Quindi sì, forse quelle cose che ho pensato non erano poi così belle, nella vita vera. Sono contento di averle dimenticate. Dovrei provare a fare lo stesso con tante altre cose, una volta che passa l'ubriachezza che le ha accompagnate.
Mi sono venuti in mente dei pensieri bellissimi a un certo punto, una sera che ero sul balcone da solo ad ascoltare Vecchioni. Solo che non me li sono scritti, quindi me li sono dimenticati. Ma magari tra un po' mi ritornano in mente. E magari quando mi ritornano in mente mi accorgo che non erano poi così belli, una volta che li si pensi senza una buona dose di birra e di whisky in corpo.
Le cose da sobri sono più brutte, cioè più vere, ma se si impara ad apprezzare la bellezza che c'è nel vero, allora le cose da sobri diventano più belle. Io per non sbagliare sto un po' qua e un po' là, anche se non si può mai stare in un posto da cui vederle tutte e due insieme e confrontarle. Le cose da sobri sembrano più brutte quando si è ubriachi e più belle quando si è sobri, e lo stesso vale per le cose quando le si guarda da ubriachi.
Quindi sì, forse quelle cose che ho pensato non erano poi così belle, nella vita vera. Sono contento di averle dimenticate. Dovrei provare a fare lo stesso con tante altre cose, una volta che passa l'ubriachezza che le ha accompagnate.
venerdì 7 agosto 2009
oppure
Oppure, altra variante della stessa storia di qui sotto:
"che mi venga un colpo se non sta per venirmi un infarto", avrebbe detto il vecchio Dexter secondo il vecchio Frank. La vecchia lince McLogan chiamò allora Baldwin. "Abbiamo risolto il caso, Baldwin, chiama la centrale. Il vecchio Dexter è morto d'infarto". "Infarto, signore?", rispose Baldwin, sempre più sospettoso dopo che McLogan aveva iniziato a manifestare i primi segni di demenza senile, ventidue anni prima. "Sì, Baldwin, infarto. Il vecchio Dexter si è suicidato procurandosi un infarto in modo logico. O forse,è stato semplicemente troppo stupido".
In effetti, una nuova autopsia avrebbe poi confermato che al vecchio Dexter non stava per venire un infarto appena prima che l'infarto gli venisse.
Baldwin decise che ne aveva abbastanza di questa storia e della demenza senile della lince McLogan, e pregò l'autore di questo blog di smetterla lì e lasciarlo in pace.
Il tribunale del Massachussets diede poi ragione a Baldwin.
"che mi venga un colpo se non sta per venirmi un infarto", avrebbe detto il vecchio Dexter secondo il vecchio Frank. La vecchia lince McLogan chiamò allora Baldwin. "Abbiamo risolto il caso, Baldwin, chiama la centrale. Il vecchio Dexter è morto d'infarto". "Infarto, signore?", rispose Baldwin, sempre più sospettoso dopo che McLogan aveva iniziato a manifestare i primi segni di demenza senile, ventidue anni prima. "Sì, Baldwin, infarto. Il vecchio Dexter si è suicidato procurandosi un infarto in modo logico. O forse,è stato semplicemente troppo stupido".
In effetti, una nuova autopsia avrebbe poi confermato che al vecchio Dexter non stava per venire un infarto appena prima che l'infarto gli venisse.
Baldwin decise che ne aveva abbastanza di questa storia e della demenza senile della lince McLogan, e pregò l'autore di questo blog di smetterla lì e lasciarlo in pace.
Il tribunale del Massachussets diede poi ragione a Baldwin.
giovedì 6 agosto 2009
piccole storie con morale incorporata
Il caso irrisolto di Dexter, l'uomo avvelenato con il vino, aveva letteralmente tolto il sonno al commisario McLogan, che in 30 anni di una carriera più onorevole che onorata non aveva mai, e dico mai, consentito a un solo delinquente di farla franca. Ma stavolta era diverso. Per quante strade avesse battuto il commissario, ognuna si era rivelata un vicolo cieco. L'assassino non si trovava,e ormai anche il commissario stava lasciandosi sedurre dalla comoda idea di un suicidio apparentemente immotivato, ma pur sempre sufficiente per archiviare il caso. Finché un giorno, proprio sotto Natale, le indagini subirono una sterzata decisiva grazie alla dichiarazione spontanea resa da un testimone, che si trovava con la vittima nell'istante stesso in cui questa morì. Il testimone in questione era il vecchio Frank, secondo il quale le ultime parole pronunciate Dexter erano state, per la precisione, "che mi venga un colpo se questo non è un vino coi fiocchi!". Un lampo attraversò subito la mente di McLogan, che alzò la cornetta e chiamò il suo collega Baldwin. "Baldwin, che vino era quello ingerito da Dexter prima di morire?". "Tavernello, signore", rispose subito Baldwin. "Abbiamo risolto il caso, Baldwin, chiama la centrale. Il vecchio Dexter è morto d'infarto".
Un altro caso chiuso con successo da McLogan, la vecchia lince.
Oppure, variante della medesima storia:
"che mi venga un colpo se questo non è il vecchio Frank", avrebbe detto Dexter secondo la testimonianza rilasciata dallo stesso, nonchè vecchio Frank. McLogan guardò allora Frank con occhio sospettosamente indagatore. "Frank...Frank..", prese a ripetere ad alta voce, ma quasi parlando tra sè, McLogan la lince. "Avevo uno zio, giù nell'Ohio, che si chiamava Frank, lo sai?", "e sai cosa ti dico, amico?", disse la lince rivolgendosi stavolta senza indugi al sedicente testimone, "Mio zio non assomigliava per niente a te..no, amico, tu non hai la faccia da Frank". Puntandogli la pistola alla tempia, il commissario intimò "coraggio, vecchio Frank, o forse dovrei chiamarti "Frank"?..fammi vedere un documento". L'uomo, tremando ma non potendo evitare di obbedire all'ordine, estrasse lentamente il portafogli dalla tasca dei pantaloni, lo aprì, sfilò la patente di guida e, già prefigurandosi le ombre sul proprio futuro, la mostrò a McLogan la lince. "Tom Cricket III..proprio come sospettavo". Quasi dimenticandosi dell'uomo che aveva di fronte, con un sorriso beffardo sulle labbra McLogan alzò il ricevitore, fece il numero e chiamò il suo collega Baldwin. "Abbiamo risolto il caso, Baldwin, chiama la centrale. Il vecchio Dexter è morto d'infarto". "Che diavolo vuoi, McLogan? Perchè non la chiami tu la centrale?". "Già, la chiamerò io", rispose beffardo McLogan la lince. "Vai al diav.." fece in tempo a dire Baldwin, prima che McLogan riattaccasse la cornetta imbarazzato, ma pur sempre in modo beffardo.
Epilogo: sfortunatamente per McLogan, a seguito del processo Tom Cricket III fu scagionato da ogni accusa, dopo che la corte d'appello del Massachussets stabilì, con una sentenza che ha fatto epoca nella giurisprudenza, che non è una colpa imputabile al soggetto interessato il fatto di chiamarsi Tom anzichè Frank.
Vacca boia, che storie, punto esclamativo
Un altro caso chiuso con successo da McLogan, la vecchia lince.
Oppure, variante della medesima storia:
"che mi venga un colpo se questo non è il vecchio Frank", avrebbe detto Dexter secondo la testimonianza rilasciata dallo stesso, nonchè vecchio Frank. McLogan guardò allora Frank con occhio sospettosamente indagatore. "Frank...Frank..", prese a ripetere ad alta voce, ma quasi parlando tra sè, McLogan la lince. "Avevo uno zio, giù nell'Ohio, che si chiamava Frank, lo sai?", "e sai cosa ti dico, amico?", disse la lince rivolgendosi stavolta senza indugi al sedicente testimone, "Mio zio non assomigliava per niente a te..no, amico, tu non hai la faccia da Frank". Puntandogli la pistola alla tempia, il commissario intimò "coraggio, vecchio Frank, o forse dovrei chiamarti "Frank"?..fammi vedere un documento". L'uomo, tremando ma non potendo evitare di obbedire all'ordine, estrasse lentamente il portafogli dalla tasca dei pantaloni, lo aprì, sfilò la patente di guida e, già prefigurandosi le ombre sul proprio futuro, la mostrò a McLogan la lince. "Tom Cricket III..proprio come sospettavo". Quasi dimenticandosi dell'uomo che aveva di fronte, con un sorriso beffardo sulle labbra McLogan alzò il ricevitore, fece il numero e chiamò il suo collega Baldwin. "Abbiamo risolto il caso, Baldwin, chiama la centrale. Il vecchio Dexter è morto d'infarto". "Che diavolo vuoi, McLogan? Perchè non la chiami tu la centrale?". "Già, la chiamerò io", rispose beffardo McLogan la lince. "Vai al diav.." fece in tempo a dire Baldwin, prima che McLogan riattaccasse la cornetta imbarazzato, ma pur sempre in modo beffardo.
Epilogo: sfortunatamente per McLogan, a seguito del processo Tom Cricket III fu scagionato da ogni accusa, dopo che la corte d'appello del Massachussets stabilì, con una sentenza che ha fatto epoca nella giurisprudenza, che non è una colpa imputabile al soggetto interessato il fatto di chiamarsi Tom anzichè Frank.
Vacca boia, che storie, punto esclamativo
lunedì 3 agosto 2009
avanti e indietro
C'è modo e modo di fare le cose, in un modo o nell'altro le cose si fanno. Oggi, per esempio, io le ho fatte a modo, come dio comanda. Uno si alza, fa quello che deve fare, e un po'anche quello che non deve, e poi quando è ora smette. Tutto a modo, insomma. A modo mio, va bene, ma è pur sempre un modo. Non ne conosco di diversi, d'altra parte. E anche se li conoscessi farei lo stesso a modo mio. Anzi, no, a dire il vero faccio spesso a modo degli altri. Così posso discolparmi quando le cose vanno storte. Ciò non toglie che, qualunque sia il modo, uno si alza, fa quello che deve fare, e un po' anche quello che non deve, e poi quando è ora smette. E cosa succede quando uno smette? Per esempio succede come adesso, che uno ha del tempo da impiegare e di solito lo impiega nel modo sbagliato, stando davanti a un computer a farsi divorare da internet quando vorrebbe continuare a leggere quel libro, aspettando che diventi troppo tardi e si abbia troppo sonno per leggere. Di solito comunque non si può evitare di usare male il tempo, è più o meno una regola. Forse perchè il tempo non è fatto per essere usato, forse perchè il tempo non è fatto per nessuno motivo in genere, forse perchè il tempo non è fatto, forse perchè il tempo non c'è. Che è una cosa che non vuol dire niente ma di solito fa un bell'effetto dirla. Il tempo non c'è, il tempo non c'è , il tempo non c'è. Però, anche se non c'è, ci si viaggia bene lo stesso, avanti e indietro nel tempo, dentro e fuori dall'universo, sul confine fra lo spazio il tempo. Bello, tremendamente bello, quanto adoro la stupidità
venerdì 31 luglio 2009
ottimista
Se riesci a rimanere educato davanti a due testimoni di geova che ti suonano alla porta per chiederti se sei ottimista o pessimista riguardo alla fine del mondo del 2012, vuol dire che hai raggiunto l'equilibrio che serve ad affrontare le sfide più impervie della vita. Io ce l'ho fatta, ho mantenuto una calma olimpica. Adesso credo di essere pronto anche ad affrontare la fine del mondo. Quindi sì, cari testimoni di geova, sul 2012 sono ottimista! Dopo di voi, nulla mi è impossibile.
Anche se non mi è chiaro se essere ottimisti significhi credere che la fine del mondo non ci sarà, oppure credere che ci sarà ma tutto sommato non sarà questo gran casino che si immagina. Certo è che se il mondo finisce dovrei iniziare a cercarmi casa da un'altra parte, e chissà a quanto me li mettono gli affitti. E poi la mia gatta che fa, finisce con il mondo o viene con me? Speriamo che per allora abbia tenuto da parte qualcuna delle sue vite, che non si sa mai. Dopotutto, se ci sono uccellini e lucertole anche dopo che il mondo finisce a lei va bene lo stesso, non è che chieda più di tanto.
Sì, siamo ottimisti la mia gatta e io.
Anche se non mi è chiaro se essere ottimisti significhi credere che la fine del mondo non ci sarà, oppure credere che ci sarà ma tutto sommato non sarà questo gran casino che si immagina. Certo è che se il mondo finisce dovrei iniziare a cercarmi casa da un'altra parte, e chissà a quanto me li mettono gli affitti. E poi la mia gatta che fa, finisce con il mondo o viene con me? Speriamo che per allora abbia tenuto da parte qualcuna delle sue vite, che non si sa mai. Dopotutto, se ci sono uccellini e lucertole anche dopo che il mondo finisce a lei va bene lo stesso, non è che chieda più di tanto.
Sì, siamo ottimisti la mia gatta e io.
mercoledì 29 luglio 2009
polvere
Vuoi vedere che piano piano anche questa estate sta passando? Così, rapida e insignificante, senza dire niente a nessuno. Senza dare niente. Un giorno dopo l'altro, come se stesse preparando l'inizio di qualcosa che invece tra poco finisce. C'è come un senso di incompiuto, un'attesa che si spegne prima di essere esaudita. Ci sono i grilli qui fuori nel buio, anche adesso che entra un po' di notte dalla finestra socchiusa. E ci sono gli uccellini al'alba, e il cielo limpido delle mattine e il caldo del pomeriggio. Dunque è questa roba qui l'estate, l'insieme di tutte queste cose. Cosa mi aspettavo? Qualcosa di più dei grilli che cantano e del sole di picchia? Non basta? Certo che basta, perchè ho già imparato a non aspettarmi niente dalle estati, solo aspettare che passino e che si torni a respirare. Anche se l'aria che si respirerà poi sarà forse poco pura, piena di polvere e pesante. Ma almeno non sarà estate, e allora vada come vada sarà comunque qualcosa.
lunedì 27 luglio 2009
...
Alcune cose restano, anche mentre passano, loro restano. Anche mentre il tempo le cancella, loro restano. E quando non ci sono più, soprattutto allora loro restano.
sabato 25 luglio 2009
enigmistica
Anche ammettendo e presupponendo. Per amore di argomento o per l'amordiddio. Ipotizzando per assurdo che l'assurdo sia ipotizzabile. Ammesso ma non concesso, anzi no, ammesso e poi anche concesso. Ebbene cosa se ne deduce? Niente, come volevasi dimostrare. C.v.d.
Ma cosa vuol dire? Che si voleva dimostrare che non se ne deduce niente, o si deduce che non si voleva dimostrare niente? Che differenza fa? Nessuna, o forse una. Di certo non centomila. Se facesse centomila differenze, hai voglia a trovarle tutte. Trova le differenze, unisci i puntini, annerisci gli spazi. Fai l'anagramma, risolvi il rebus, chi è il personaggio della foto?
Le soluzioni nel prossimo numero. E' sabato pomeriggio, dovrei avere altro da fare, credo.
Ma cosa vuol dire? Che si voleva dimostrare che non se ne deduce niente, o si deduce che non si voleva dimostrare niente? Che differenza fa? Nessuna, o forse una. Di certo non centomila. Se facesse centomila differenze, hai voglia a trovarle tutte. Trova le differenze, unisci i puntini, annerisci gli spazi. Fai l'anagramma, risolvi il rebus, chi è il personaggio della foto?
Le soluzioni nel prossimo numero. E' sabato pomeriggio, dovrei avere altro da fare, credo.
mercoledì 22 luglio 2009
Torino 21/7/2009
Cosa deve dire uno il giorno dopo una roba come quella di ieri? Che ogni volta che vado a sentire Springsteen penso sempre (quasi ho paura) che sia impossibile ritrovarlo all'altezza della volta precedente, e ogni volta invece sono costretto ad ammettere che l'impossibile succede? Che quel rock lì, quella musica lì, quella roba lì insomma, non potrà più esistere dopo che Springsteen sarà passato? Che magari ci sarà qualcosa di diverso, magari lo chiameranno ancora rock, ma quella roba lì no, non la si ritroverà più da nessuna parte? Che se volete vincere una scommessa da un milione di dollari e vedere anche uno come me saltare e cantare per tre ore, l'unico posto dove dovete andare è a un concerto di Bruce? Non so se ci sarà una prossima volta con Bruce dentro a uno stadio, dopo una roba come ieri, proprio come ogni volta, non riesco a pensare che ce ne potrà essere un'altra uguale. Ma quando uno ripete per anni e anni e anni qualcosa di irripetibile, tutto può succedere.
Ecco, questo rimane in testa dopo un concerto di bruce: che tutto può succedere, e che prima o poi succederà
Ecco, questo rimane in testa dopo un concerto di bruce: che tutto può succedere, e che prima o poi succederà
martedì 21 luglio 2009
e così via
Questa poesia si compone di due versi soltanto:
muuuuuuuuu
beheheheheh
I versi erano quelli della mucca e della pecora, che pur non essendo versi poetici, sono comunque versi.
La seconda poesia gioca invece sulla rima baciata:
smack
crack
dove il primo verso è quello più propriamente baciato, mentre il secondo verso non c'entra assolutamente nulla con il primo. Ma dopotutto non ho mai detto che sarebbe stata una poesia con un senso. Solo baciata.
La terza e ultima poesia è un omaggio al mese di maggio, infatti fa così:
omaggio
a maggio
La quarta e ultima poesia parla della menzogna che abita il cuore dell'uomo:
ti ho detto una bugia
la terza non era l'ultima poesia
La quinta e ultima poesia è ispirata al concetto filosofico dell'eterno ritorno dell'uguale, e si pone in continuità con la serie iniziata nella terza poesia:
anche la quarta era una bugia
e così via.
La sesta e ultima poesia non esiste, ma a parte questo ha altre qualità che la rendono senz'altro apprezzabile, come potete notare:
muuuuuuuuu
beheheheheh
I versi erano quelli della mucca e della pecora, che pur non essendo versi poetici, sono comunque versi.
La seconda poesia gioca invece sulla rima baciata:
smack
crack
dove il primo verso è quello più propriamente baciato, mentre il secondo verso non c'entra assolutamente nulla con il primo. Ma dopotutto non ho mai detto che sarebbe stata una poesia con un senso. Solo baciata.
La terza e ultima poesia è un omaggio al mese di maggio, infatti fa così:
omaggio
a maggio
La quarta e ultima poesia parla della menzogna che abita il cuore dell'uomo:
ti ho detto una bugia
la terza non era l'ultima poesia
La quinta e ultima poesia è ispirata al concetto filosofico dell'eterno ritorno dell'uguale, e si pone in continuità con la serie iniziata nella terza poesia:
anche la quarta era una bugia
e così via.
La sesta e ultima poesia non esiste, ma a parte questo ha altre qualità che la rendono senz'altro apprezzabile, come potete notare:
lunedì 20 luglio 2009
nomi
L'ultima volta che sono stato felice c'eri tu, ed era per colpa tua. E l'ultima volta che ho pianto,anche quella è stata colpa tua, ma tu non c'eri. E l'ultima volta che ho pianto dalla felicità, la ricordo bene, tu c'eri e tua era la colpa. Mi chiedo se sia ancora possibile per me provare un'emozione che non sia accompagnata dal tuo pensiero. Se potrò mai smettere di darti la colpa della mia felicità o della mia tristezza. Temo che ti appartengano entrambe. Temo che tu me le voglia ridare, e io non riesco a rivolerle indietro. Sei ciò davanti a cui le cose passano quando mi passano davanti e cambiano e non tornano. Sei quello che rimane delle cose passate ma anche, soprattutto, delle cose future. Sei un istante che resta nello scorrere degli istanti. Vorrei solo sapere il tuo nome, dietro al nome che porti.Vorrei solo trovare la parola che serve a chiamarti e a farti rimanere qui. Vorrei scoprire il tuo nome, e poi rivelarlo anche a te,perchè il tuo nome possa essere il nostro segreto. Io che so come tu ti chiami, ma non come chiamarti
martedì 14 luglio 2009
cechi
Quasi quasi, per tanto così, io me ne vado a Praga. A vedere Praga. Che a dir la verità non so proprio di preciso preciso dove sia, come quando chiudi gli occhi e sai trovare lo stesso il posto sulla cartina. Però tanto mi ci porta l'aereo, io non devo fare nulla. A Praga una volta c'è stata la Primavera di Praga, ma poi anche quella volta era arrivata l'estate, come adesso. Praga d'estate deve essere parecchio diversa da Praga d'inverno, anche se questo è un problema che io non dovrei pormi, visto che tanto d'inverno non ci vado. Praga è nel bel mezzo delle Repubblica Ceca, e se avessi avuto vent'anni di meno avrei passato ore e ore a tirar fuori battute sui cechi ciechi come delle talpe o sulla capitale cieca. Ma arrivato a quest'età non ne vale la pena, perchè nessuno le capirebbe e riderei solo io.
Neanche i cechi le capirebbero, perchè non vedrebbero il lato comico della faccenda. Scusate, vado a spanciarmi
Neanche i cechi le capirebbero, perchè non vedrebbero il lato comico della faccenda. Scusate, vado a spanciarmi
domenica 12 luglio 2009
bussole
Bisognerebbe ritrovare la bussola. Anche se poi non è che servirebbe a molto, se non si sa da che parte andare. Uno può anche cercare di non perdere mai la bussola, ma se non ha un buon motivo per usarla non è che gli faccia molta differenza. Ogni volta che io perdo la bussola provo prima di tutto a cercare un buon motivo per mettermi a cercarla, e quasi mai lo trovo. Però la bussola la ritrovo sempre lo stesso. Proprio come adesso, che sono qui con la mia bussola e non so cosa farmene, anche se so che il nord è di là e il sud è di qua e l'est e l'ovest saranno anche loro da qualche parte. Io sono proprio qui in mezzo a loro e non so quale scegliere, e allora cosa me ne faccio di questa bussola che ho perso ieri sera e ho appena ritrovato? Qualcuno è interessato? Vendesi bussola usata, senza uno scopo, ma pur sempre usata.
giovedì 9 luglio 2009
conscio
E' incredibile quante cose si possano dire, a mischiare bene le parole. Già solo con una parola uno può dire tre o quattro cose. Per esempio "bisturi". Uno dice "bisturi" e può voler dire "passami il bisturi", oppure "questo è un bisturi", oppure "mi chiamo Bisturi di cognome". Impressionante. Se si pensa che di solito si usa anche più di una parola per volta, può risultare difficile capire fra le miriadi di possibilità cosa uno stia intendendo dire.
Quando la sera mi vengono in mente pensieri così, è perchè ci deve essere qualcosa cui vorrei pensare ma a cui il mio subconscio mi impedisce di pensare, e così si inventa ragionamenti idioti credendo di riuscire a distrarmi. E io mi distraggo in effetti, è vero, ma è solo perchè non mi va di discutere e gliela do vinta, non perchè non mi renda conto che lui mi sta distraendo. Lui nel senso del subconscio. CHe peraltro non esiste, ma io per non farlo rimanere male gli faccio credere che io creda che lui esiste. Non avete idea di quanto sia suscettibile un subconscio. Così, anche se non esiste, uno non dovrebbe mai dirglielo in faccia. Perchè anche se non lo dà a vedere, inconsciamente il subconscio ci rimane male.
Ho idea che anche stanotte non mi lascerà in pace, non voglio immaginare i sogni che ha preparato per me oggi. Vado subito a viverli.
Quando la sera mi vengono in mente pensieri così, è perchè ci deve essere qualcosa cui vorrei pensare ma a cui il mio subconscio mi impedisce di pensare, e così si inventa ragionamenti idioti credendo di riuscire a distrarmi. E io mi distraggo in effetti, è vero, ma è solo perchè non mi va di discutere e gliela do vinta, non perchè non mi renda conto che lui mi sta distraendo. Lui nel senso del subconscio. CHe peraltro non esiste, ma io per non farlo rimanere male gli faccio credere che io creda che lui esiste. Non avete idea di quanto sia suscettibile un subconscio. Così, anche se non esiste, uno non dovrebbe mai dirglielo in faccia. Perchè anche se non lo dà a vedere, inconsciamente il subconscio ci rimane male.
Ho idea che anche stanotte non mi lascerà in pace, non voglio immaginare i sogni che ha preparato per me oggi. Vado subito a viverli.
martedì 7 luglio 2009
temporali
Non ho più l'età per sopportare questi temporali notturni. Non capisco perchè non possa piovere senza fare tutto questo casino di tuoni e lampi e corrente che va e che viene. Per poi svegliarsi la mattina con il cielo azzurro,come se non fosse successo niente. La notte è fatta per dormire,non per tuonare, il cielo lo dovrebbe sapere. Siamo parecchio arrabbiati, la mia gatta e io. O, meglio, la mia gatta lo sarà appena si riprenderà dalla tremarella che i temporali le lasciano sempre addosso. Non so neppure dove sia andata a ripararsi dal rumore stanotte, mentre era là fuori tutta sola, senza neppure un tavolino o un armadio sotto cui nascondersi. So solo che stamattina l'ha passata all'ombra del suo solito cespuglio, allergica al sole almeno quanto lo è ai temporali. Non le va bene un accidenti di niente. A volte mi chiedo cosa diavolo voglia dal cielo la mia gatta
sabato 4 luglio 2009
uguali
Non ricordo quando le cose abbiano iniziato ad andare storte. Forse mai. Forse sono nate già storte, o forse sono sempre andate dritte. Da un'altra parte, certo, ma pur sempre dritte. Ma dritte rispetto a cosa? Da un'altra parte rispetto a dove? E quali cose? Credevo di sapere di cosa stessi parlando, e invece no. Forse è solo la sensazione che ci sia qualcosa di storto, ma cosa di preciso non lo so nemmeno io. Sarà una sensazione sbagliata, sarà una sensazione di qualcosa che in realtà non si può sentire. Comunque non lo scoprirò mai, me ne resto qui con le mie sensazioni senza sapere cosa ci sia al di là. Come fanno tutti, d'altra parte. Non so da dove mi salti fuori ogni tanto questa idea di essere diverso dagli altri. Forse è solo che sono uguale in tante cose, tranne che in quelle in cui vorrei esserlo. Forse le cose vanno storte per tutti, anche se da fuori sembrano dritte. Forse siamo tutti uguali nel nostro cercare di assomigliarci gli uni agli altri, senza riuscire a ridurre le diversità. Sì, siamo proprio tutti uguali
giovedì 2 luglio 2009
rimando
MI chiedo se debba stappare o meno questa birra. Mi rispondo di no, per evitare che il sonno mi colga a metà obbligandomi a sprecare mezza bottiglia.La tengo da conto per un'occasione migliore, tanto mi capiterà sicuramente presto di ritrovarmi davanti al computer a quest'ora di notte, magari con meno sonno e con più spazio nella testa e nello stomaco per una birra. Mi capiterà perchè avrò cose da pensare più forti del sonno, o perchè non avrò niente a cui pensare ma neppure niente per cui essere stanco. Adesso vorrei solo trovare il modo di smettere di usare e pensare parole. Chiudere con una di quelle frasi che servono per chiudere tutto e dire buonanotte al mondo e a qualcuno che tanto non mi sente. Chiudere dicendoti che se anche tu non mi senti io ho un pensiero per te prima di andare a dormire, e che ho più bisogno io di dedicartelo che tu di sapere che ognuna di queste parole è stata solo per te.
lunedì 29 giugno 2009
estate
Di nuovo la pioggia, in questa sera d'estate. Di nuovo la pioggia a zittire i grilli, a picchiettare sul tetto, a scrosciare sull'erba. Di nuovo la pioggia a bagnare questo caldo e dissetare l'aria. Tuoni che coprono il rumore delle gocce, gocce che tornano a sussurrare appena il tuono tace.
La pioggia porta il buio un po' più presto, ma non importa, la sera resta nascosta dietro ai lampi. La pioggia si mangia le stelle e la luna con la sua bocca di nuvole, ma non c'è da aver paura, loro restano lì per un'altra notte, quando i grilli riprenderanno la loro solita vecchia canzone.
L'estate ha delle cose speciali che mi impediscono di odiarla fino in fondo. Sono le cose che compaiono quando il cielo si scurisce per il buio di una notte stellata o per le nuvole di pioggia e tuoni.
L'estate dovrebbe essere una sola lunga notte in attesa del sole d'autunno
La pioggia porta il buio un po' più presto, ma non importa, la sera resta nascosta dietro ai lampi. La pioggia si mangia le stelle e la luna con la sua bocca di nuvole, ma non c'è da aver paura, loro restano lì per un'altra notte, quando i grilli riprenderanno la loro solita vecchia canzone.
L'estate ha delle cose speciali che mi impediscono di odiarla fino in fondo. Sono le cose che compaiono quando il cielo si scurisce per il buio di una notte stellata o per le nuvole di pioggia e tuoni.
L'estate dovrebbe essere una sola lunga notte in attesa del sole d'autunno
sabato 27 giugno 2009
passi
Il futuro incombe minaccioso, sempre più vicino. Il presente arretra, si difende, ma alla lunga non resisterà. Arriverà il giorno che si scontreranno, e il futuro si mangerà il presente. Sarò inghiottito anch'io dal futuro, sarò qualcosa di diverso da quel che sono. Sarà il futuro senza più presente di chi perde il contatto con l'oggi e vive solo in funzione di un domani che è sempre un passo più in là. Ogni momento avrà senso solo per il successivo, ogni giorno sarà un modo di attendere, preparare, gestire il giorno, il mese, l'anno dopo. Come se ci fosse un punto di arrivo per cui valga la pena di spendere il proprio presente, di dimenticarsi che gli attimi contano anche di per se stessi, anche se non "servono" per qualcosa che verrà.
Il futuro incombe, devo stringere di più questo presente prima che me lo portino via. Ma quanto può durare il presente?
Il futuro incombe, devo stringere di più questo presente prima che me lo portino via. Ma quanto può durare il presente?
venerdì 26 giugno 2009
significati
Sono due giorni che l'estate sembra autunno, direi che così non va. Ieri notte c'erano dei lampi che sembrava giorno, delle strade che sembravano laghi. Minuti che sembravano ore, poi ore che sembravano secondi. Così non va, così non va. Tutto è ciò che è, ma niente è ciò che dovrebbe. O forse il contrario. Vediamo, niente è ciò che è e tutto è ciò che dovrebbe. Sì, meglio direi, anche se non vuol dire niente. Poco importa, tanto niente vuol dire niente. O tutto vuol dire tutto, che è lo stesso. Tanto non vuol dire niente.
Mi ha creato dei problemi ieri sera il cartello dell'autostrada che diceva di "occupare la corsia più libera a destra". Come "più libera?". Forse volevano dire "la corsia libera più a destra", che ha più senso ed è anche più sicuro. Però se lo volevano dire potevano anche dirlo.
A volte sarebbe proprio meglio che le cose non significassero niente, come tutto.
Mi ha creato dei problemi ieri sera il cartello dell'autostrada che diceva di "occupare la corsia più libera a destra". Come "più libera?". Forse volevano dire "la corsia libera più a destra", che ha più senso ed è anche più sicuro. Però se lo volevano dire potevano anche dirlo.
A volte sarebbe proprio meglio che le cose non significassero niente, come tutto.
mercoledì 24 giugno 2009
solchi
Forse le cose che non si possono dire si possono scrivere, così sono più vere, nonostante il silenzio o forse grazie al silenzio.Forse dirle non si può, perchè le situazioni non sono mai quelle giuste per dirle. Ma scriverle si può sempre, e leggerle e rileggerle pure. E se sono scritte sono più vere perchè valgono ogni volta che uno vuole leggerle e rileggerle. E la mano che scrive lo sa, questo è ciò che conta, lei lo sa, e proprio per questo lo scrive anche quando non può dirlo.
C'è solo una cosa più bella delle cose che tornano. E'quando le cose non sono mai andate via. E' quando le cose hanno la consistenza delle parole scritte, che restano impresse sul foglio anche quando non lo si rilegge. Che restano anche quando tutti i suoni fatti d'aria evaporano. Loro restano, io lo so. Stasera c'erano, io le ho viste, io le ho lette.
C'è solo una cosa più bella delle cose che tornano. E'quando le cose non sono mai andate via. E' quando le cose hanno la consistenza delle parole scritte, che restano impresse sul foglio anche quando non lo si rilegge. Che restano anche quando tutti i suoni fatti d'aria evaporano. Loro restano, io lo so. Stasera c'erano, io le ho viste, io le ho lette.
lunedì 22 giugno 2009
cavalli selvaggi
Lui la raggiunse nell'erba insanguinata, s'inginocchiò appoggiandosi al fucile e le mise una mano sul collo. La bestia lo guardò senza paura, con gli occhi caldi e umidi, e morì. Lui si sedette e la guardò a lungo. Pensò al capitano chiedendosi se era vivo, pensò a Blevins, pensò ad Alejandra e ricordò la prima volta che l'aveva vista passare di sera sulla strada della ciénaga col cavallo bagnato appena uscito dal lago. E ricordò gli uccelli, il bestiame al pascolo e i cavalli selvaggi sulla mesa. Il cielo era scuro e tirava un vento freddo. Nella luce morente del giorno, un'ombra viola e fredda aveva trasformato gli occhi della cerbiatta in una delle tante cose fra le quali l'animale giaceva. Erba e sangue. Sangue e pietre. Pietre macchiate dalle prime gocce di pioggia. Ricordò Alejandra e la prima volta che aveva visto le sue spalle curve per la tristezza, una tristezza che aveva creduto di capire ma di cui non aveva capito nulla, e si sentì solo come non gli era più capitato da quand'era bambino, totalmente estraneo al mondo che pure continuava ad amare. Pensò che la bellezza del mondo nascondeva un segreto, che il cuore del mondo batteva a un prezzo terribile, che la sofferenza e la bellezza del mondo crescevano di pari passo, ma in direzioni opposte, e che forse quelle forbice vertiginosa esigeva il sangue di molta gente per la grazia di un semplice fiore.
(Cormack McCarthy, Cavalli selvaggi)
(Cormack McCarthy, Cavalli selvaggi)
sabato 20 giugno 2009
30-2
Se c'è una cosa che non sopporto, è compiere gli anni. Per giunta proprio il giorno del mio compleanno. Non mi ricordo nemmeno più quando sia stata la prima volta che li ho compiuti. Comunque sia, mi stavo chiedendo se uno festeggi il compleanno anche il giorno stesso in cui nasce. Voglio dire, si possono compiere 0 anni? Secondo me sì, anche se ormai per me questo ha smesso di essere un problema già da un pezzo. Insomma, se uno festeggia il giorno in cui è nato negli anni successivi, vuoi che non lo festeggi nell'anno stesso in cui nasce? L'unico inconveniente è che non si ha avuto tempo per preparare la festa e non si conosce ancora nessuno cui offire da bere. Comunque sia, dicevo, ormai gli 0 anni per me non sono più un problema. Oggi ne faccio 28, anche se dentro me ne sento ancora 27 e mezzo. 28 è già all'ombra dei 30, ma comunque c'è ancora tempo prima di diventare un 30 frustrato.
28 è un numero pari, ci si può arrivare facendo 7x4 o anche 56:2. Io però ci sono arrivato per un'altra strada, un po' più lunga ma più sicura. Ho fatto 1+1+1+1+1 ecc. fino a 28, perchè tanto non avevo fretta e comunque le divisioni non mi sono mai piaciute. Penso di procedere con lo stesso metodo anche per gli anni a venire, così son sicuro di non sbagliare strada. Dopotutto, compiere gli anni almeno una volta all'anno è il mezzo più affidabile per poter vivere a lungo.
28 è un numero pari, ci si può arrivare facendo 7x4 o anche 56:2. Io però ci sono arrivato per un'altra strada, un po' più lunga ma più sicura. Ho fatto 1+1+1+1+1 ecc. fino a 28, perchè tanto non avevo fretta e comunque le divisioni non mi sono mai piaciute. Penso di procedere con lo stesso metodo anche per gli anni a venire, così son sicuro di non sbagliare strada. Dopotutto, compiere gli anni almeno una volta all'anno è il mezzo più affidabile per poter vivere a lungo.
giovedì 18 giugno 2009
zzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
Cara zanzara che mi ronzi attorno all'orecchio per ore di notte, non vedi che tutto ciò è controproducente per entrambi? Credo che tu e io potremmo arrivare a un accordo. Io voglio dormire, tu vuoi una goccia del mio sangue. Mi sembra che ognuno dei due possa fare qualcosa per l'altro. Allora io ti propongo questo: invece di ronzarmi attorno all'orecchio (ma proprio lì poi???) perchè non mi pungi subito, ti riempi la pancia e poi te ne vai così che io possa tenermi la mia piccola puntura e dormire in pace? Che bisogno c'è di tirarla tanto per le lunghe, se tutto quello che vuoi è pungermi? Allora facciamo così, io ti lascio il mio braccio bene in vista, così quando tu arrivi mi pungi subito lì, e io ti prometto che non ti schiaccio. Dopodichè, prendi il mio sangue e il tuo ronzio e, se non ti spiace, ti levi dalle scatole e mi lasci dormire.
Un cordiale saluto
Un cordiale saluto
mercoledì 17 giugno 2009
addomesticare
Sono giù di morale, il che mi rende triste, quindi mi fa scendere il morale ancora di più. Se uno ha un motivo per essere giù di morale, immediatamente i motivi diventano due: quello di prima più il fatto stesso di essere giù di morale. E allora i motivi diventano tre, poi quattro, poi infiniti. Il discorso è un po' scemo e un po' no.
Comunque è vero. Ecco perchè basta abbattersi un istante per iniziare a sprofondare sempre più in giù, come in un percorso obbligato. E quando capita di risalire, non si capisce bene come ci si sia riusciti, e allora si dice che è stato il tempo. Il tempo che cura tutto. Come se il tempo fosse una cosa diversa e slegata dal nostro viverlo, dal nostro costruirlo. Come se il tempo non fossimo noi stessi che lo facciamo passare.
E allora il tempo non serve a niente, ci vuole qualcos'altro. Ci vuole qualcosa che impedisca di trasformare la nostra tristezza in un motivo di altra tristezza. Fare la pace con la nostra tristezza, addomesticarla. Saperla aspettare, accogliere, abbandonare. Essere la propria tristezza.
Comunque è vero. Ecco perchè basta abbattersi un istante per iniziare a sprofondare sempre più in giù, come in un percorso obbligato. E quando capita di risalire, non si capisce bene come ci si sia riusciti, e allora si dice che è stato il tempo. Il tempo che cura tutto. Come se il tempo fosse una cosa diversa e slegata dal nostro viverlo, dal nostro costruirlo. Come se il tempo non fossimo noi stessi che lo facciamo passare.
E allora il tempo non serve a niente, ci vuole qualcos'altro. Ci vuole qualcosa che impedisca di trasformare la nostra tristezza in un motivo di altra tristezza. Fare la pace con la nostra tristezza, addomesticarla. Saperla aspettare, accogliere, abbandonare. Essere la propria tristezza.
lunedì 15 giugno 2009
buono e cattivo
In questi ultimi giorni mi sono ritrovato spesso a chiedermi se la democrazia in fin dei conti significhi cercare di avere idee che ricalchino il più possibile quello che la maggioranza delle persone pensa oppure cercare di proporre buone idee per poi convincere la maggioranza delle persone a farle proprie. La risposta che mi sono dato è che la democrazia di fatto oggi è la prima cosa, anche se dovrebbe essere la seconda. Insomma, anche qui le cose non sono quello che dovrebbero. Se la maggioranza delle persone ha in testa idee cattive, allora questa democrazia deteriorata è una cosa pericolosa, tanto varrebbe trovare qualche altro sistema.
Il vero problema, credo, sta nel fatto che non c'è qualche ragione di fondo con cui si può convincere la gente che certe idee sono buone. La cosa può sembrare un po' sempliciotta, ma a un certo punto bisogna rassegnarsi al fatto che certe idee sono buone perchè sono buone, senza spiegazioni ulteriori. Non è che una cosa diventi buona o cattiva a seconda che la pensi una maggioranza o una minoranza. Una cosa è buona perchè è buona, è vera perchè è vera, è sbagliata perchè è sbagliata.
Qualcuno saprebbe dirmi se c'è un modo ragionevole di scavare un po' più a fondo?
Il vero problema, credo, sta nel fatto che non c'è qualche ragione di fondo con cui si può convincere la gente che certe idee sono buone. La cosa può sembrare un po' sempliciotta, ma a un certo punto bisogna rassegnarsi al fatto che certe idee sono buone perchè sono buone, senza spiegazioni ulteriori. Non è che una cosa diventi buona o cattiva a seconda che la pensi una maggioranza o una minoranza. Una cosa è buona perchè è buona, è vera perchè è vera, è sbagliata perchè è sbagliata.
Qualcuno saprebbe dirmi se c'è un modo ragionevole di scavare un po' più a fondo?
sabato 13 giugno 2009
quasi estate
Non è possibile che in un sabato di ormai estate, con il cielo blu e il sole giallo il caldo caldo uno se ne stia in una mansarda a scrivere su un blog. Uno dovrebbe avere di meglio da fare e, se non ce l'ha, dovrebbe accontentarsi di non far nulla, che è pur sempre meglio che niente.
Andrei al lago, se solo avessi voglia. Ma al lago sembra di stare al mare. Nel senso della folla di gente. Andrei a fare un giro in bicicletta, se solo avessi voglia. Ma in bicicletta si cuoce dal caldo, e io mi preferisco crudo. Andrei a sdraiarmi con un libro sotto un albero, se solo avessi un libro e un albero. Ma il libro ce l'ho, l'albero pure. Quindi mi tocca andare, visto che ho voglia.
Comunque, mai una volta che mi venisse voglia di fare qualcosa di nuovo...
Andrei al lago, se solo avessi voglia. Ma al lago sembra di stare al mare. Nel senso della folla di gente. Andrei a fare un giro in bicicletta, se solo avessi voglia. Ma in bicicletta si cuoce dal caldo, e io mi preferisco crudo. Andrei a sdraiarmi con un libro sotto un albero, se solo avessi un libro e un albero. Ma il libro ce l'ho, l'albero pure. Quindi mi tocca andare, visto che ho voglia.
Comunque, mai una volta che mi venisse voglia di fare qualcosa di nuovo...
mercoledì 10 giugno 2009
bolle
Faccio delle bolle di sapone per vedere se il tempo passa più in fretta. Faccio delle bolle di sapone per vedere se i pensieri passano via. Sapete cosa vi dico? A volte le bolle di sapone non funzionano come dovrebbero. Non fanno il loro mestiere. Scivolano via sul tempo come il sapone sulle cose bagnate, e tutto resta uguale, come se non ci fossero mai state le bolle di sapone.
Ho perso le elezioni. Cioè noi abbiamo perso le elezioni. Tanto a poco, ma tanto o poco non importa, importa che abbiamo perso.
Comunque non è vero, tanto o poco importa eccome. Abbiamo perso di tanto.
Porca vacca.
La gente non ha capito bene come doveva votare, succede a tutti di sbagliare. Non li ho ancora perdonati però. Dopotutto, non si sono ancora resi conto dello sbaglio che hanno fatto. Ma sono pronto ad accettare le loro scuse, non appena arriveranno.
Pensavo che avrei sopportato meglio il fatto di perdere. Non è mica una novità, per me. Se dovessi contare tutte le volte che in vita mia ho perso, perderei un sacco di tempo e non vincerei nulla. Quindi meglio che non conto. Il punto è... vedete...in buona sostanza..no, non lo so quale sia il punto. Ah sì, eccolo. Ho perso, ecco il punto. Ho perso un'altra volta. La gente non ha avuto abbastanza fiducia in me, si vede. Come li capisco. Anche a me succede sempre. Sì, mi sa che quello che ha sbagliato a votare sono io. Sapevo che non avrei dovuto darmi la preferenza. Se avessi votato gli altri adesso avrei vinto anch'io. Avrei vinto perdendo. Proprio roba da me.
Comunque io adesso continuo con le mie bolle di sapone. Chi mi vuole disturbare la faccia pure, io non ascolto
Ho perso le elezioni. Cioè noi abbiamo perso le elezioni. Tanto a poco, ma tanto o poco non importa, importa che abbiamo perso.
Comunque non è vero, tanto o poco importa eccome. Abbiamo perso di tanto.
Porca vacca.
La gente non ha capito bene come doveva votare, succede a tutti di sbagliare. Non li ho ancora perdonati però. Dopotutto, non si sono ancora resi conto dello sbaglio che hanno fatto. Ma sono pronto ad accettare le loro scuse, non appena arriveranno.
Pensavo che avrei sopportato meglio il fatto di perdere. Non è mica una novità, per me. Se dovessi contare tutte le volte che in vita mia ho perso, perderei un sacco di tempo e non vincerei nulla. Quindi meglio che non conto. Il punto è... vedete...in buona sostanza..no, non lo so quale sia il punto. Ah sì, eccolo. Ho perso, ecco il punto. Ho perso un'altra volta. La gente non ha avuto abbastanza fiducia in me, si vede. Come li capisco. Anche a me succede sempre. Sì, mi sa che quello che ha sbagliato a votare sono io. Sapevo che non avrei dovuto darmi la preferenza. Se avessi votato gli altri adesso avrei vinto anch'io. Avrei vinto perdendo. Proprio roba da me.
Comunque io adesso continuo con le mie bolle di sapone. Chi mi vuole disturbare la faccia pure, io non ascolto
sabato 6 giugno 2009
venerdì 5 giugno 2009
cibo
Ho notato che la maggior parte dei gatti, a differenza della mia gatta, non parlano soltanto di cibo. Proprio stamattina mi è capitato di dover grattare la testa a una gatta che ho incontrato per caso, e questa si è messa a miagolarmi qualcosa che a dire il vero non ho ben capito, ma che di sicuro non aveva a che fare con il cibo. Anche perchè lei sapeva che io non avevo niente da mangiare. Semplicemente, sembrava contenta che qualcuno le stesse grattando la testa, e ha ritenuto opportunto miagolarmi due parole.
La mia gatta non lo farebbe mai. Lei inizia a rispettare le persone solo nel momento in cui può aspettarsi da loro qualcosa da mangiare. Da questo punto di vista io non mi posso lamentare, perchè qualche bocconcino per lei lo recupero sempre. Ma ogni tanto mi piacerebbe che fosse un po' più disinteressata. Insomma, non è che io sia una macchinetta che distribuisce croccantini. Ho idea che la mia gatta non mi consideri neppure una persona. Io comunque spero solo di non ritrovarmi mai a corto di croccantini.
La mia gatta non lo farebbe mai. Lei inizia a rispettare le persone solo nel momento in cui può aspettarsi da loro qualcosa da mangiare. Da questo punto di vista io non mi posso lamentare, perchè qualche bocconcino per lei lo recupero sempre. Ma ogni tanto mi piacerebbe che fosse un po' più disinteressata. Insomma, non è che io sia una macchinetta che distribuisce croccantini. Ho idea che la mia gatta non mi consideri neppure una persona. Io comunque spero solo di non ritrovarmi mai a corto di croccantini.
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