Sono giù di morale, il che mi rende triste, quindi mi fa scendere il morale ancora di più. Se uno ha un motivo per essere giù di morale, immediatamente i motivi diventano due: quello di prima più il fatto stesso di essere giù di morale. E allora i motivi diventano tre, poi quattro, poi infiniti. Il discorso è un po' scemo e un po' no.
Comunque è vero. Ecco perchè basta abbattersi un istante per iniziare a sprofondare sempre più in giù, come in un percorso obbligato. E quando capita di risalire, non si capisce bene come ci si sia riusciti, e allora si dice che è stato il tempo. Il tempo che cura tutto. Come se il tempo fosse una cosa diversa e slegata dal nostro viverlo, dal nostro costruirlo. Come se il tempo non fossimo noi stessi che lo facciamo passare.
E allora il tempo non serve a niente, ci vuole qualcos'altro. Ci vuole qualcosa che impedisca di trasformare la nostra tristezza in un motivo di altra tristezza. Fare la pace con la nostra tristezza, addomesticarla. Saperla aspettare, accogliere, abbandonare. Essere la propria tristezza.
Nessun commento:
Posta un commento