La mia gatta ha bisogno di certezze. Come tutte le altre persone, d'altra parte. Forse gliene servono meno, ma l'intensità del bisogno è la stessa. Ieri, per esempio, era fuori dalla finestra che miagolava per farsi aprire. Quando fa così, io o qualcun altro di casa le apre, possibilmente prima che lei perda la pazienza. Poi lei si ferma un attimo davanti alla finestra, pensa se ha ancora intenzione di entrare oppure no e alla fine, quando siamo tutti abbastanza infrddoliti, lei si decide ed entra. Ieri, però, i suoi schemi sono stati scombussolati da un evento assolutamente sensazionale. C'era qui un ragazzino a fare ripetizioni, e allora io ho fatto aprire a lui la finestra. La mia gatta lo ha guardato contrariata e, invece che fermarsi a riflettere, invece che entrare in casa,ha preso ed è scappata via. Penso sia stato un po' come se uno aprisse la porta di casa propria e trovasse un posto che non conosce o, peggio, gente che non conosce. Un po' come se casa propria smettesse di essere casa propria. Insomma, la mia gatta si aspetta di trovare tutto al proprio posto, si aspetta le stesse persone che facciano le stesse cose. Non concepisce che un evento, per quanto sensazionale come un bambino che apre la finestra, possa intervenire a modificare l'ordine del mondo. Ho dovuto aspettare che tornasse e che si rimettesse a miagolare per convincerla a rientrare in casa, ovviamente aprendole io la finestra.
Non sembrava più particolarmente seccata, ma suppongo che esiga che la cosa non si ripeta più. Forse la mia gatta si aspetta dalle persone una linearità e una normalità che difficilmente le persone, persino i padroni dei gatti, possono garantire. D'altra parte questo è un ragionamento che difficilmente lei sarebbe disposta ad accettare. Una gatta non ti consente di modificare o di deviare rispetto all'immagine che lei si è fatta di te. E in fondo per il padrone di una gatta tutto questo è molto educativo.
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