E infatti credo sia così. Prima ho detto che sono felice, ma nessuno sa davvero cosa voglia dire per me adesso essere felice.
Da sempre ti insegnano che devi stare attento a non confondere la "felicità" con il semplice "essere contento", oppure la felicità con il semplice "piacere". E poi ti spiegano che essere contenti significa questo e quest'altro, mentre la felicità è quell'altra cosa là, più grande, diversa, lassù in cima. E poi che il piacere significa questo e quest'altro, ma la felicità no, la felicità è ancora quell'altra cosa là (quella di prima). Io di questi discorsi ho sempre capito la prima parte, ma "quell'altra cosa là" no, non l'ho mai capita.
Non riesco proprio a vedere dove, in fin dei conti, stia la differenza.
Allora mi sono detto che per evitare confusioni questa strana parola sarebbe stato meglio non usarla troppo spesso. Infatti non la uso praticamente mai.
Però a volte, se penso a certe situazioni, a certi momenti che ho vissuto, e se mi chiedo cosa ho provato, come mi sono sentito in quei momenti, e poi anche come mi sento adesso che ci ripenso, mi sembra davvero che "contentezza" e "piacere" non siano abbastanza. E allora mi sembra di dover andare a tirar fuori proprio quello parolina là.
Felicità.
Come ho fatto oggi, nel post qui sotto.
Forse che bastava davvero soltanto vedere un po' di felicità sul volto di qualcun altro per iniziare a capire quello che con tante parole non sono mai riusciti a farmi capire?
Forse che il segreto di tutto è semplicemente quello di guardare le altre perso
ne e aspettare che spunti un sorriso propro là dove desideravi che spuntasse?Chissà, forse all'alba dei 26 anni inizio a capire qualcosa di importante.
Meglio tardi che mai. Mi tornerà utile quando sarò grande.
Buonanotte a tutti. E l'augurio di specchiarvi ogni giorno nei sorrisi delle persone a cui volete bene.



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