Il cielo sopra al lago diventa poco a poco del colore della notte, ma ancora ci sono le venature rosate del tramonto a tenerci stretti al giorno che sta passando. Sull''acqua iniziano i brillare i riflessi delle luci che si accendono sulla riva opposta, dove i puntini luminosi delle case e del viale alberato sono stelle cadute in questo silenzio irreale. Non c'è più nessuno su questo prato ad aspettare la notte. Solo un battello illuminato agita l'acqua, la agita tanto che sembra di sentire il rumore del mare. Il battello se ne va con le sue luci verso l'altra sponda, portando un altro carico di stelle su quello sfondo fatto di case, di lago e di cielo, su quello sfondo venato di rosa. E più di tutto, dentro tutto questo, il silenzio di qualcosa che è come la pace, è come la felicità.
Poi, mentre guardo il battello allontanarsi, due mani da dietro si stringono attorno a me, e io mi ritrovo dentro a un abbraccio forte e delicato, profondo e leggero. Dolce. Rassicurante. Infinito. Sento la fronte appoggiarsi sulla mia schiena. E allora mi accorgo che non era il lago, non era il tramonto, no, e non era neanche il cielo a creare quel qualcosa come la pace, come la felicità. Erano quelle braccia che, mentre io guardavo verso il lago, stavano piano piano allargandosi per poi richiudersi su di me. Quando le ho sentite stringermi forte ho capito che non poteva che provenire da loro tutta quella pace che sentivo dentro.
Un'altra immagine da portare via con me. Dentro la valigia che mi accompagnerà per tutta la vita.
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