"- Mi diresti, per favore, che strada devo prendere?
- Dipende in gran parte da dove vuoi arrivare.
- Non mi importa molto- disse Alice.
- Allora non importa che strada prendi- disse il Gatto."
Ora, mi pare ovvio che qui il Gatto si sbaglia, anche se è un gatto (la mia gatta ad esempio non si sbaglia quasi mai, a parte quella volta che ha scambiato uno scoiattolo per un topo). Io per esempio oggi volevo andare a fare una passeggiata. Non è che c'era un posto dove dovevo arrivare. Volevo semplicemente andare da qualche parte, una qualsiasi. Allora se dovevo dar retta al Gatto sarebbe stato per me indifferente passare attraverso i rovi e il fango oppure su una tranquilla stradina all'ombra degli alberi. Il Gatto ragiona come se una strada fosse solo una cosa che ti porta da qualche parte, il che è evidentemente falso. Io da piccolo la strada la usavo per giocare a pallone, per fare i giri in bicicletta, per saltare a piedi uniti nelle pozzanghere, per andare dall'altra parte, ecc...Oggi sulla strada ci faccio le passeggiate e i giri in bicicletta un po' più lunghi. Insomma, non sempre mi importa che la strada sia o non sia quella "giusta". Come tutte le cose , una strada non è solo giusta o sbagliata, è anche bella o brutta, buona o cattiva, utile o inutile, ombreggiata o luminosa, dolce o amara, e tutto quello che può venirvi in mente. O quasi.
Questo Gatto è come molte persone di mia conoscenza: non ha una mente molto elastica, per questo riesce ad apparire intelligente- . In realtà è più ritardato di un computer. D'altra parte tutti gli abitanti del Paese delle Meraviglie sono un po' così.
Per esempio, quando Alice bussa alla porta della Duchessa, il Valletto che è seduto lì vicino la guarda e le dice: "Potrebbe esserci qualche senso nel tuo bussare se ci fosse una porta fra di noi"; oppure quando il Cappellaio si lamenta con la Lepre dicendole che nonostante la sua trovata di aggiustare l'orologio spalmandoci dentro del burro, l'orologio continua a non camminare, la Lepre gli risponde: "Eppure era il burro migliore!".
Nel Paese delle meraviglie, insomma, le persone non riescono a vedere più in là di quello che le cose appaiono loro al primo momento. Poi, una volta che si sono fatti la loro idea, non sono più capaci di spostarsi di un millimetro dai loro schemi. Il mondo va da una parte, la loro testa dall'altra. Una strada è una cosa che serve per andare in un posto, e nient'altro; una persona che vedo bussare è una persona che sta cercando me, e nessun altro; gli orologi si aggiustano con il burro, e se il metodo non funziona la colpa è del burro. Ora, per tutti questi motivi a me questo Paese delle Meraviglie sembra proprio di conoscerlo, senza il bisogno di addormentarmi e di sognarlo come Alice. E a dirla tutta non mi sembra nemmeno così meraviglioso.
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