Mi chiedo a cosa serva stare via due mesi se poi quando uno torna trova tutto uguale a prima. Solo i calendari sono avanzati di qualche pagina, e la mia gatta è ingrassata in modo malsano. Ma tutto il resto è rimasto fermo dov'era. La mia casa, le persone attorno, il colore di questo soffitto, il buio della mia stanza. E poi lei, la mia vita che mi aspettava sdraiata sul mio letto, proprio dove l'avevo lasciata quella mattina in cui ci eravamo salutati, io con le valigia in mano, lei con il suo sguardo minaccioso. Forse si è addolcita un po' in questi mesi, un po' di tempo lontana da me potrebbe averle fatto bene. Ma è ancora troppo presto per saperlo. Non lo so se devo essere contento, mi prendo ancora qualche giorno per decidere. Essere contenti è una scelta difficile, bisogna valutare bene. Per intanto cerco di guardarmi attorno e di vedere se si può stare un po' meglio. Ma non ho ancora ripreso confidenza con la mia vita, tendo ancora a lasciarla lì sul letto quando mi alzo la mattina, insieme al pigiama e qualche brutto sogno della notte prima. Ho fatto quasi solo brutti sogni da quando sono tornato, ma non so come interpretare questa cosa. Forse è il modo in cui la mia vita prova a farmi pagare il fatto di averla dimenticata per tutto questo tempo, o il fatto di non volerla ancora portare con me dentro alle mie giornate.
Ma allora mi viene da chiedermi: si può convivere con una vita estranea a se stessi?
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