sabato 31 maggio 2008

confesso

Stamattina mi sono confessato. Sì, lo confesso, mi sono confessato. Non da un prete ovviamente, e neppure andando in Chiesa. Mi sono confessato da solo, nella mia stanza, a tu per tu con Dio. Con il mio Dio ovviamente. Mi sono scoperto senza peccati, proprio come sospettavo. Secondo la mia concezione di peccato, ovviamente.
Ho sempre cercato di fare del bene anzichè del male agli altri, anche quando non ci sono riuscito. Secondo l'unica concezione di bene a cui riesco a dare un senso, cioè provando a far sì che gli altri soffrissero il meno possibile. Non serve nient'altro per poter dire di essere senza peccato. Non so se questo basti ai preti e al loro Dio, ma basta a me. Fra l'altro il loro Dio commette molti di quelli che io considero peccati, ma Lui non viene mai da me ad ammettere le Sue colpe e a chiedere perdono. Io Lo perdonerei, se solo promettesse di essere più giusto e di non far più soffrire in questo modo le persone. E Lo perdonerei, se solo promettesse di non fare più "miracoli" , ma facesse in modo che le cose buone succedano normalmente, naturalmente. Se solo prometesse che in questo mondo non ci sarà più bisogno di "miracoli". I miracoli sono la cosa più ingiusta che c'è perchè sono un'offesa verso tutte le persone per le quali i miracoli non succedono mai. I miracolati sono persone di serie A, tutti gli altri si arrangino.
C'è un bel racconto ebraico in cui un sacrestano di sinagoga fa un lungo discorso a Dio, e alla fine Gli dice così: " Allora io ti dico qualcosa, ascoltami bene: tu sei l'Onnipotente, ma ti dico, domani è il giorno dell'espiazione dei peccati. Cerca domani di perdonarci i nostri peccati perchè forse, ma forse, noi perdoneremo i tuoi".

venerdì 30 maggio 2008

di là

Sto cercando un buon modo per iniziare questa giornata.Il modo migliore, se possibile. Già sarei contento di iniziarla per il verso giusto. Dritti per di là, poi svolta a destra al primo incrocio. Non puoi sbagliare, è tutta dritta. Per sera sarai arrivato. Se mi perdo vi chiamo. Anche se quando uno si perde di solito non c' nessuno che si possa chiamare. Il metodo migliore rimane quello di andare sempre dritti in una sola direzione, anche se non si capisce bene dove si è. Così prima o poi da qualche parte si arriva,e non si rischia di girare sempre intorno o ripassare due volte per lo stesso posto. Lo diceva anche quello là, quando faceva quel discorso là sul metodo giusto da seguire. Era la seconda regola. Parto dalla seconda regola perchè la prima era troppo stupida e non mi piaceva.
"La mia seconda massima era di agire con quanta più ferma risolutezza mi fosse possibile, e di seguire con altrettanta costanza, una vlta orientato in un certo senso, anche le opinioni più dubbie come se fossero state certissime. Mi attenevo in questo all'esempio dei viandanti che, smarriti in una foresta, non devono andare in giro errabondi, ora in una direzione ora nell'altra, o, peggio che mai, fermarsi da qualche parte, ma devono andare sempre nello stesso senso, seguendo un cammino quanto più è possibile dritto, non scostandosene mai per futili motivi, anche se all'inizio solo il caso abbia determinato la scelta: perchè così,se non arrivano proprio dove desiderano, alla fine arriveranno pure in qualche luogo, dove verosimilmente si troveranno meglio che in una foresta"
Quello là sì che la sapeva lunga...

mercoledì 28 maggio 2008

zero

Quanto si può restare davanti alla pagina bianca prima di capire che non si è in grado di scrivere un solo pensiero? Mezz'ora per me è già troppa. Stasera non ho nessun pensiero da cui iniziare, nessuno con cui finire. Forse perchè ho troppi pensieri diversi, e ognuno spinge in una direzione sua e non si capisce mai quale sia la direzione da seguire. Forse perchè alcuni pensieri vanno dalla parte della felicità e tutti gli altri esattamente dalla parte opposta, ma la parte opposta ha troppi nomi diversi e non si sa quale è il nome giusto da dare a tutto quello che non è felicità. Malinconia è troppo poco, disperazione è esagerato, tristezza non vuol dire niente. Potrei dire semplicemente che non so come mi sento, ma sarebbe una bugia. Potrei dire come mi sento veramente, ma sarebbe una verità troppo pesante. E allora molto meglio rassegnarsi al fatto che i pensieri stasera non vogliono uscire, perchè hanno paura di scoprirsi per quello che sono.
Sarebbe tutto più semplice se la felicità degli altri mi bastasse...

martedì 27 maggio 2008

generi

Il capotreno stamattina al passeggero che si lamentava della sporcizia della carrozza:
"Non è che il treno non lo puliscono. E' che il genere di pulizia che fanno adesso è questo qua".

sabato 24 maggio 2008

risciacqui

Comunque piove. Come in quella battuta in cui c'è uno triste e l'altro gli dice "coraggio, in fondo potrebbe andare peggio", " per esempio?", "potrebbe piovere". Credo che la battutta originariamente fosse in una striscia dei Peanuts, anche se poi l'hanno riciclata in tanti. Ma magari anche la striscia dei Peanuts è un riciclo. Nel caso dei Peanuts quello triste era Charlie Brown, che fa sempre la parte di quello triste. D'altronde ognuno ha la propria parte, non si può improvvisare o divagare.
Comunque piove. Come quella volta nel pineto, quando uno ci ha fatto sopra una poesia che secondo me è una delle più belle che sono state scritte, anche se è diventata poco più che una filastrocca ridicola da quando hanno deciso di farla studiare a scuola. Non dovrebbero fare studiare le poesie a scuola. Le poesie sono qualcosa che le persone dovrebbero scoprire da sole.
Comunque piove. Come quella mattina di un po' di mesi fa quando sono atterrato in Inghilterra e pioveva che Dio la mandava e i ricordi della sera prima mi gocciolavano davanti. Come quella sera di qualche mese fa mentre stavo per prendere il pullman per l'aeroporto e pioveva che Dio la mandava e aspettavo un abbraccio che mi scaldasse e un sorriso che mi asciugasse.
Comunque piove, come in questo 24 maggio in cui non so bene se devo essere contento oppure no, ma forse in fondo lo so e non voglio rispondere e aspetto solo che questa pioggia lavi via tutto quanto

righe

Quando si mette un punto si finisce una frase e se ne comincia un'altra.
Così.
Però non è necessario andare a capo. Si può rimanere sempre sulla stessa linea, se si intende dare continuità al discorso. Per esempio si può fare così, perchè è chiaro che questa frase è una continuazione del discorso di prima.
Sarebbe stato assurdo andare a capo e scrivere che per esempio si può fare così, perchè è chiaro che questa frase è una continuazione discorso di prima.
Già il fatto di andare a capo mi avrebbe fatto capire che si stava cambiando discorso. E se cambi discorso per poi dire che si tratta dello stesso discorso o sei schizofrenico o vuoi prendermi in giro.
A me non piace cambiare discorso.
E quindi non mi piace neppure andare a capo.
Punto e a capo, che cosa brutta.
Perchè non potremmo invece parlare sempre della stessa cosa? Risparmieremmo carta e spazio, e anche cambiamenti troppo traumatici.
Cosa ne dite,
la finiamo qui di andare a capo?

mercoledì 21 maggio 2008

motivi

La mia gatta è proprio scema. Continua a miagolare anche se la ciotola è piena. Se fai finta di rovesciarci dentro un po' di croccantini allora smette di miagolare e inizia a mangiare. Probabilmente non ha neppure fame, è solo che le piace l'idea che ci sia qualcuno che le riempie la ciotola.

Stasera il treno per Stradella aveva 10 minuti di ritardo. Per fortuna non dovevo prenderlo. Io non vado a Stradella, a meno che non abbia un buon motivo. Finora in tutta la mia vita nessuno mi ha ancora dato un buon motivo per andare a Stradella.

Manchester e Chelsea stanno facendo 1 a 1 nella finale di Champions. Ma è solo il primo tempo. Io tifo Manchester, anche se non ho nessun motivo.

Sono tre giorni che nella biblioteca dell'università c'è un'infiltrazione d'acqua. Cade una goccia più o meno ogni minuto, e per contare quante gocce cadono in tutto hanno messo un secchio proprio sotto il punto dove c'è l'infiltrazione. Stasera c'erano più o meno due dita d'acqua dentro al secchio, ma non saprei dire a quante gocce corrispondano. Certo dipende anche da di chi sono le dita. Ma forse il secchio non serve a contare le gocce, è solo per non bagnare il pavimento. Comunque "dipende da di chi" è una roba bruttissima, non scrivetela mai, anche perchè scommetto che avete avuto bisogno di leggere due volte la frase prima di capirla, e anzi avrete pensato che avevo sbagliato qualcosa.

Comunque sono triste, per questo sto scrivendo cose a caso. Sto provando a distrarmi con pensieri inutili. Tutti i pensieri sono inutili tra l'altro. Soprattutto i miei. E soprattutto i miei di quando sono triste.

Vado a guardarmi il secondo tempo. La partita di pallone è il modo migliore per non pensare.

martedì 20 maggio 2008

fondo profondo

Quando non aggiorno il blog è perchè non ho cose interessanti da dire.
Anche quando aggiorno il blog è perchè non ho cose interessanti da dire.
Di solito le cose interessanti che ho da dire non le dico, il che è esattamente la stessa cosa che faccio quando non ho cose interessanti da dire. Così sembra che ogni volta che sto in silenzio abbia in realtà un sacco di cose interessanti per la testa. Siccome è più il tempo che sto in silenzio che il tempo che parlo, è facile che la gente ci caschi.
Solo chi mi conosce più a fondo e non si ferma alla superficie sa che io sono più superficiale di quanto non sembri. Per non deludere le persone di solito preferisco tenerle un po' a distanza, sulla superficie, che tutto sommato offre uno spettacolo migliore della profondità.
Ma poi il discorso non vale mica solo per me.In fondo in fondo siamo tutti molto superficiali, e solo superficialmente le persone possono apparire profonde. La profondità è ciò che appare in superficie, ma ciò che abbiamo nel profondo è la superficialità.
E' molto meglio fermarsi alla superficie. Ci si inganna più facilmente, e ingannarci a vicenda è tutto quello che facciamo. Nel profondo si sprofonda nella superficialità, che è pericolosissima.
Comunque credo che di tutte le cose non interassanti che avevo da dire, questa è la più interessante di tutte. Anche se è un po' superficiale, in fondo è la cosa più profonda che io sappia.

domenica 18 maggio 2008

sazietà

Non ho mai approvato il metodo di Wil Coyote, anche se ne ho sempre ammirato la caparbietà. Più che altro, non riesco a capire perchè Wil Coyote non riprovi mai lo stesso sistema almeno una seconda volta.
Diciamolo, non tutte le sue trovate sono proprio geniali, e di alcune si capisce subito che non funzioneranno. Non puoi pensare di correre dietro a uno struzzo a cavalcioni di un razzo, perchè è inevitabile che finirai con lo schiantarti da qualche parte, anche se riuscissi a prendere il pennuto per il collo.
Però secondo me alcuni metodi sono intelligenti e possono funzionare, e non si dovrebbe abbandonare il progetto solo perchè la prima volta si fallisce. Non è colpa tua, Wil, se quel Bip Bip che senti in fondo alla galleria proviene da un tir e non dal Roadrunner, e non dovresti rinunciare alla dinamite solo perchè la prima volta ti è esplosa in mano. A volte è solo sfortuna, ed è difficile che certe sfortune capitino per due volte di fila. Insomma, io insisterei un po' di più su certi progetti, prima di arrendersi e passare a qualcos'altro.
Comunque, se proprio lo volete sapere, io spero che un giorno o l'altro Wil ce la faccia a prendere Roadrunner, magari senza dinamite o catapulte o razzi supersonici, ma soltanto correndogli dietro finchè lo struzzo, stanco, non ce la farà più a mantenere quella velocità, e il Coyote lo fregherà sulla resistenza. Poi a mani nude lo terrà fermo davanti a sè, con il braccio teso proprio di fronte ai suoi occhi in modo che le zampe dello struzzo restino sollevate da terra, e la presa sul collo così stretta che quel Bip Bip soffocato si sentirà appena.
E poi io lo so il Coyote cosa farà. Terrà Roadrunner immobile per qualche istante, senza dire niente, ma solo guardandolo. Poi piano piano il braccio teso si abbasserà, e le zampe del pennuto torneranno a toccare terra. La presa sul collo si allenterà, l'espressione famelica del Coyote si dissolverà senza bisogno di ingoiare nemmeno un boccone dello struzzo, ma al solo pensiero di come sarebbe, finalmente, affondare i denti in quelle piume affilate dal vento. La mano a poco a poco si staccherà dal collo, e anche Roadrunner non saprà bene cosa fare al momento.
Poi Roadrunner si volterà e correrà via avvolto da una nuvola di sabbia.
Il Coyote lo guarderà sparire senza nemmeno provare a inseguirlo. La sua espressione avrà lasciato il posto a un sorriso soddisfatto. Il Coyote sarà così sazio che smetterà di correre dietro ai pennuti, e inizierà a camminare per il mondo con il proprio passo. Camminare, semplicemente camminare.
Indifferente alla corsa degli altri.
Questa è la vera sazietà.

venerdì 16 maggio 2008

rettangoli

Il giorno finisce. Dopo un solo giorno, il giorno finisce. Non ho nemmeno avuto il tempo di capire se questo giorno abbia avuto senso oppure no. Se ce l'ha avuto, è perchè ero troppo impegnato a dargli un senso per fermarmi a pensare a quale fosse il senso. Se non l'ha avuto, è perchè ero troppo impegnato a capire dove fosse il senso per impegnarmi a dargli un senso.
Storia vecchia questa, e credetemi che non se ne esce. L'aveva detto anche Oscar Wilde una volta, a suo modo, con parole che adesso non mi ricordo. Era qualcosa come "o si pensa o si vive", o forse "o si scrive o si vive", o forse "gli scrittori scrivono della vita che non sono capaci di vivere, gli altri vivono ciò che non sono capaci di scrivere". Sì, credo fosse molto simile a quest'ultima, anche se non proprio così.
Comunque di quello che ha veramente scritto Oscar Wilde non mi importa niente. Anche se Il Ritratto di Dorian Gray è un bel libro. Rettangolare come ogni buon libro dovrebbe essere. I libri quadrati sono i peggiori perchè si fa fatica a farceli stare sulla mensola. I libri rotondi poi non parliamone. E' una fortuna che nessuno li abbia ancora inventati.
Il ritratto di Dorian Gray invecchia mentre Dorian Gray rimane giovane. Se non ricordo male, il ritratto di Dorian Gray a un certo punto inizia a cambiare espressione. Ma forse ricordo male.
Quel libro mi era piaciuto così tanto che me ne sono dimenticato. Anche se sono sicuro che alla fine Dorian Gray muore. Si suicida,con un composto chimico, perchè si accorge che la storia è cambiata, lui invecchia e non può più continuare a essere l'immagine di ciò che era da giovane. Proprio come Mr Hyde quando capisce che non potrà più essere Mr Hyde.
E' difficile vivere avendo davanti agli occhi l'immagine di ciò che si è stati. L'immagine di ciò che si è stati è l'immagine di ciò che non si è più. L'immagine di ciò che non si è più è l'immagine di ciò che non si è. L'immagine di ciò che non si è è un'immagine. Un'immagine è. Un'immagine è niente.
Il ricordo è un'immagine.
Il rimpianto è un'immagine.
Il sogno è un'immagine.
I pensieri sono un'immagine.
E tu, anche tu sei un'immagine.
Ma chi sei "tu"?

giovedì 15 maggio 2008

...grazie

di tutto quello che penso adesso, di tutte le parole che mi servirebbero, quello che mi rimane è questo..

sono così belli i gabbiani quando volano via...
riempiono il cielo, illuminano il sole...il mio gabbiano più di tutti
...
ciao...

mercoledì 14 maggio 2008

curva a gomito

Dunque le vie del Signore sarebbero infinite. Mi chiedo come si possa pensare di mandarGli anche solo una cartolina.
Saluti da quaggiù. Il mare è bellissimo.
Questo Gli scriverei. E poi anche la firma, per esteso e ben leggibile, per farGli capire chi sono.
Non serve a niente, lo so. La cartolina non si può spedire. Non credo esistano neppure i francoboli per inviare una cartolina in una delle infinite vie del Signore.
Anche se può darsi che le vie non siano poi così infinite. Io per esempio finora ne ho vista una sola. Fatta di bivi e di incroci pericolosi, è vero, ma ogni volta che si sceglie una direzione ci si convince che in fondo quella era l'unica vera direzione possibile. Non c'è mai stata un'altra via, solo l'illusione che si sarebbe potuto scegliere qualcos'altro. Ogni volta che si sceglie si fanno sparire per sempre tutte le altre possibilità. Se si è fortunati si può anche tornare indietro, e addirittura scegliere qualcos'altro. Ma è ancora un'illusione, perchè di nuovo tutte le altre possibilità svaniscono.
Quando si hanno solo due gambe si può camminare su una sola via, e già è abbastanza faticoso. Pensare di cambiare strada è assurdo. Perchè se si guarda bene,
quell'altra direzione possibile non è altro che questa stessa strada, dopo che laggiù in fondo fa quella curva pericolosa

lunedì 12 maggio 2008

foto-o-ricordo

Quando parlo di politica è perchè non mi va di raccontare quello che mi succede. La politica è un buon metodo per parlare d'altro. E' come il calcio, o il tempo che fa. (Anche se di questi tempi il tempo che fa e la politica sono imparentati).
A dire la verità non mi è mai piaciuto raccontare le cose che mi succedono, perchè il racconto ruba un po' di verità e di autenticità. Nelle cose raccontate non resta quasi niente delle cose vissute, si spalmano semplicemente delle parole sopra quello che ormai è passato e che non si può più esprimere. E' come con le fotografie. Niente è più bugiardo di una fotografia. Le fotografie sono immagini che si sovrappongono ai ricordi e falsificano tutto quello che c'è dietro a quei ricordi. Si tengono le fotografie perchè si crede che aiutino a ricordare cose e persone, ma più ci si abitua all'immagine di una foto e più il ricordo si restringe per lasciare spazio all'immaginazione. Il vero ricordo, il ricordo delle cose vere, delle persone reali, non ha bisogno di fotografie, perchè le immagini del ricordo sono quelle dentro la testa che si colorano in modi irripetibili a seconda del significato che un ricordo ha per ciascuno, e non quelle immobili e sempre uguali delle foto. Quando un ricordo viene delegato a una fotografia smette di essere un ricordo, perchè la fotografia diventa un'immagine che è lì a disposizione di tutti, un'immagine non più mia, un'immagine del mondo come tutte la altre immagini che sono abituato a condividere con le altre persone. Tutto l'opposto di quello che un ricordo dovrebbe essere.
Non so perchè sono finito a parlare di fotografie. In realtà avevo in mente di scrivere altre cose, ma me le terrò per la prossima volta. Forse è perchè in questi giorni mi ritrovo spesso a ricordare cose e persone del mio passato. E perchè a volte succedono cose che fanno scattare delle molle e tutta una serie di ricordi che sembra non debba finire più. Qualcuno sa come fermare i ricordi? Dove sono i freni che rallentano la corsa di ricordi troppo veloci?

sabato 10 maggio 2008

semplice semplice

Se io diventassi Ministro della Semplificazione, il primo problema di cui mi occuperei sarebbe capire a cosa serve il mio ministero. Se il compito si rivelasse troppo complicato, potrei cercare di semplificarlo. Così, anche se non riuscissi a rispondere alla domanda, avrei capito lo stesso a cosa serve il mio ministero. Semplificare.
Non risolvere problemi.
Non rispondere a domande.
Semplicemente semplificare.
Prima di iniziare a semplificare, si dovrebbe capire se le procedure per semplificare sono semplici o complicate. Sempre che non sia troppo complicato arrivare a capirlo. Ovviamente, si potrebbe anche scoprire che un Ministero della Semplificazione è un mezzo troppo complicato per semplificare, e in questo caso il Ministero della Semplificazione dovrebbe decidere di eliminarsi da solo. Le cose diventerebbero più semplici perchè si potrebbe semplificare direttamente senza passare per il Ministero. Tuttavia, bisognerebbe prima chiedersi se eliminare il Ministero della Semplificazione è una procedura semplice o complicata. Se l'eliminazione risultasse troppo complicata, allora sarebbe più semplice mantenere un Ministero della Semplificazione che funziona in modo complicato che non complicarsi la vita eliminando qualcosa che, già di per sè, è complicato.
Semplificare dovrebbe essere una cosa molto più semplice. Non ci vuole un Ministero. Credo che si possa fare benissimo senza. Quando uno fa qualcosa, cerca di farla nel modo più semplice possibile. Punto. E fare le cose nel modo più semplice non contempla un Ministero che dica come farle.
Altrimenti ci vorrebbe un ministero per qualunque cosa. Un Ministero dell'Onestà, un Ministero della Puntualità, un Ministero del Rispetto, un Ministero del Mantenimento delle Promesse, eccetera. Uno dovrebbe essere onesto, puntuale, rispettoso, affidabile spontaneamente. Se non lo è, la soluzione non è mettergli alle spalle un Ministero, ma mettere qualcun altro in grado di essere onesto, puntuale, rispettoso, affidabile.
Un Ministero delle Promesse...suvvia, sarebbe ridicolo. Troppo ridicolo. Quindi reale. Almeno in Italia. "Reale in Italia" spesso significa "ridicolo". Perchè oltre al Ministero della Semplificazione abbiamo anche il Ministero per l'Attuazione del Programma (o qualcosa del genere). Come se non fosse ovvio che il programma è una cosa che va rispettata. Credo che se il Ministero della Semplificazione avesse un qualche senso, arriverebbe persino a scoprire che semplificherebbe molto le cose il rispettare il programma senza dover creare un Ministero che lo faccia rispettare.
Mi sembra ci sia un'idea delle persone molto distorta alla base di tutte queste cose fumose che vengono messe in piedi. L'idea è che qualunque competenza e qualunque qualità siano una questione tecnica che richiede "esperti", "specialisti","addetti". Credo si tratti di un'idea abbastanza pericolosa, perchè se anche le qualità morali vengono rese una questione tecnica e di competenza si rischia di deresponsabilizzare le persone che non hanno direttamente a che fare con quel "settore". Ci sono delle cose che dovrebbero essere alla base di qualunque competenza, e che non sono sullo stesso piano delle altre competenze. Se uno si occupa di finanza o di giustizia, deve ugualmente essere abbastanza razionale da fare le cose nel modo più semplice possibile e abbastanza onesto da rispettare gli impegni presi. Se così non è, allora quella persona non è adatta nè a occuparsi di finanza nè a occuparsi di giustizia. Non è semplicemente una questione di "altre competenze". Non si può tecnicizzare tutto quanto. Nessuno è esente dalla responsabilità verso gli altri, per il solo fatto di vivere in mezzo agli altri. Non serve specializzarsi, non serve ricorrere a esperti.
Tanto meno servono ministeri.

Qualche dubbio in più ce l'ho sul senso di un Ministero delle Pari Opportunità. Forse anche questa è una cosa di cui non c'è bisogno. O forse di cui non ci dovrebbe essere bisogno. Purtroppo le due cose non coincidono. Forse in questo caso l'esistenza di un apposito ministero ha senso, ma ha senso solo se lavora nell'ottica di giungere prima o poi a rendersi superfluo. La pari considerazione di tutte le persone (uomini e donne, ma anche in riferimento ad altre differenze)dovrebbe essere un'idea naturalmente condivisa, non qualcosa di imposto da un Ministero. Purtroppo le cose non stanno così al momento, quindi è evidente che qualcosa di concreto si debba fare. Non sono sicuro che un Ministero apposito sia il metodo giusto, ma potrei sbagliarmi.
Però quando guardo chi è stato nominato Ministro delle Pari Opportunità, capisco perchè all'idea di pari opportunità nel nostro Paese non si arriverà mai. Il Ministro delle Pari Opportunità è una ex showgirl che ha anche posato nuda per i soliti calendari. Se questo è quello che si ha in mente quando si parla di valorizzare il ruolo della donna, allora alla parità di uomini e donne faremmo meglio a rinunciare subito. Per tanto così si poteva scegliere direttamente una spogliarellista, o qualcosa su quel genere. Già sarebbe stato vergognoso far diventare ministro una persona di questo tipo, ma farla diventare proprio Ministro delle "Pari Opportunità" mi sembra addirittura grottesco. Se mostrare le tette per dilettare i maschietti significa valorizzare il ruolo della donna, allora direi che le Pari Opportunità esistono già eccome, basta guardare la televisione per accorgersene. I maschietti sono ben contenti, e a quanto pare anche le donne.

giovedì 8 maggio 2008

dubbi numerosi numerati

ipotesi. esperimento mentale.
c'è un missile partito per sbaglio che si sta dirigendo contro un aereo pieno di persone. Tu sei il capo nella torre di controllo di un aeroporto. Hai la possibilità di dirigere la rotta degli aerei. Il missile non può essere fermato (vabbe', è un'ipotesi). Hai 3 possibilità:
1) modificare la rotta di un altro aereo, in modo da far scontrare il missile con questo altro aereo e non con il primo.
2) modificare la rotta del primo aereo, in modo che il missile non lo colpisca; ma così probabilmente il missile andrà a colpire qualche altro aereo
3) non fare niente

che si fa?
Le conseguenze sono esattamente le stesse.
Se scelgo 1) uccido volontariamente delle persone (quelle del secondo aereo).
Se scelgo 2) salvo delle persone, anche se so che questo causerebbe la morte di altre.
Se non faccio niente, lascio morire, ma non "uccido", le persone del primo aereo.

Sono stati fatti degli studi. La maggior parte delle persone crede che fare 1) sia più grave rispetto alle altre 2 opzioni. Perchè? Dopotutto le conseguenze sono esattamente le stesse.
Nello scegliere cosa fare, quanto sono importanti le conseguenze e quanto invece è importante il modo in cui ci si arriva?
Perchè il modo in cui ci si arriva è considerato più importante?
E perchè dovrebbe essere considerato più importante?
Ci sono azioni giuste e azioni sbagliate in se stesse, a prescindere dalle loro conseguenze? E perchè?
Cosa ci fa credere che l'opzione 1) sia meno grave delle altre due?
Abbiamo qualche buona "ragione" per crederlo? O è solo perchè siamo abituati a classificare i tipi di azione in giusti e sbagliati, senza ulteriori problemi?
E dovremmo porci ulteriori problemi?
Per esempio: cosa rende sbagliate le azioni che consideriamo sbagliate e giuste le azioni che consideriamo giuste?
E siamo sicuri che questo criterio "nascosto" renda sempre giuste le azioni che siamo abituati a considerare giuste e sbagliate le azioni che che siamo abituati a considerare sbagliate?
Credo che la risposta a tutte queste domande sia quella che è stata data da Douglas Adams nella sua "Guida Galattica per Autostoppisti". La risposta è quarantadue.

martedì 6 maggio 2008

kaputt

coraggio, ancora un po' di pazienza...il mio computer non si è ancora ripreso,d'altra parte è vecchio, inizia a scricchiolare tutto...è proprio vero che dopo una certa età si fa sempre più fatica a riprendersi dai malanni.
Poi da quando mi ha sentito dire che stavo pensando di sostituirlo con uno nuovo (non mi ero accorto che era ancora acceso mentre parlavo) sembra si sia lasciato andare del tutto, e infatti ha iniziato a non reagire più ai click e alle richieste di spiegazioni..se ne stava solo lì, mostrando il suo desktop con rassegnazione e attivando processi a caso, come se niente di quello che facesse avesse ormai alcun senso...
oggi proverò a chiedere notizie, ma intanto per sicurezza, senza dirglielo, inizio a informarmi sui prezzi dei pc nuovi...d'altra parte uno deve rassegnarsi all'idea di avere fatto il suo tempo, anche se questo può uccidere la sensibilità di un processore...

venerdì 2 maggio 2008

avviso ai naviganti

Il mio computer è in panne.
Anch'io sono in panne.
Ma il mio computer un po' di più.
Per qualche giorno il blog rimarrà senza aggiornamenti, perchè non avete idea di quanto sia difficile scrivere al computer senza avere davanti un computer.
Niente colmerà questo vuoto, quindi è inutile che vi cerchiate passatempi alternativi.Il consiglio che vi do è di restare fermi immobili su questa pagina e aspettare che ricominci ad aggiornarla. Non andate via perchè me ne accorgo. Non visitate altri siti, perchè tanto non ne troverete uno all'altezza di questo. Ecco, state fermi, così, e abbiate pazienza.
Ehi tu, fermo lì! ti ho visto che stavi scappando...
io vi curo, anche quando non mi vedete...in questo momento vi sto osservando, ricordatelo...