Il commento del paparatzi alla morte di Eluana Englaro è stato: "la vita non è un bene disponibile". Si può appena tollerare uno che dice una cosa così, ma che ci sia gente disposta a dargli ragione è molto, molto preoccpuante. Perchè la vita non dovrebbe essere un bene disponibile? Perchè me l'ha data Dio? Bene, allora chi crede in Dio, anzi, in quel Dio, considererà la propria vita come non disponibile, e si comporterà di conseguenza. Chi non crede in Dio, o in quel Dio, farà altre scelte, e disporrà della propria vita come meglio crede. Sono troppo ottuso io, o questa è una cosa semplice, chiara e banalmente vera? Il discorso morale finisce qui, non c'è nient'altro da aggiungere. Da qui in poi inizia il discorso politico e legislativo. Ora, bisogna decidersi una volta per tutte, e per questo il caso Englaro è così importante e simbolico. O viviamo in uno stato religioso, cattolico, in una teocrazia, e allora va bene, la vita non è disponibile per legge e per decreto divino, quindi non è disponibile per nessuno. Oppure viviamo in uno stato laico, uno stato di diritto, dove ognuno è libero di scegliersi i propri valori e la propria religione, di dare un proprio senso alla propria vita, con l'unico limite di non calpestare la liberà e i diritti altrui.
Il nostro governo ha scelto la prima strada, ed è una strada sbagliata. Ha obbedito alla Chiesa, anche se non lo ammetteranno mai (infatti è quasi ridicolo lo sforzo con cui i cattolici provano a inventarsi argomenti laici e razionali per dare un'apparenza di serietà alle loro posizioni).
Adesso, a me questo discorso sembra fin troppo elementare e scontato. Persino un bambino di cinque anni lo capirebbe. Non capisco su che basi si dia retta a chi dice il contrario. Anzi, quello che non capisco è: ma per gli italiani che votano questa gente è tanto difficile rendersi conto della mentalità medievale e arrogante che sta dietro a certe leggi?
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