Ho un problema con il tempo. Il mio tempo qui. Vorrei capire cosa mi aspetto da queste tre settimane e mezzo che mi rimangono. Vorrei capire se spero che passino in fretta o che siano lente come quando uno dice “c’è tempo”. O meglio, vorrei sapere se a casa c’è ad aspettarmi qualcosa per cui essere contento di tornare o qualcosa per cui volere restare lontano. Ma è bello vedere quanto poco contino tutti questi miei problemi. Quanto il tempo che passa sia indifferente al modo in cui io lo guardo passare. Alleggerisce i pensieri il fatto di poter pensare senza nessuna responsabilità. Tre settimane e mezzo passeranno con il loro solito ritmo, quello che io spero e quello che io penso sono senza conseguenze. Non sarà colpa mia se un giorno dovrò tornare a casa, non sarà perché io ho sperato che quel giorno arrivasse in fretta, né perché io ho sperato che quel giorno non arrivasse mai.
Quando sarò a casa mi troverò di nuovo alle prese con quella sensazione strana che nell’ultimo anno mi ha perseguitato ogni volta che tornavo in un posto. La solita sensazione di non essere mai partito. Quella che avevo avuto tornando a casa dopo sei mesi via, quella che avevo avuto tornando qui dopo sei mesi a casa. E adesso due mesi mi sembreranno davvero un soffio, di quelli che passano via veloci e insignificanti e che non bastano a interrompere i fili che tengono insieme il momento in cui si parte e quello in cui si torna.
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