giovedì 23 aprile 2009

la mia gatta e il tempo che fa.

Notavo oggi quanto sia sottile e delicato l'equilibrio che sorregge la primavera. Con due nuvole un fil di vento si ripiomba nell'inverno, con un raggio di sole a mezzogiorno si afferra l'estate. E notavo anche quanto questa cosa riesca a dare spunti di conversazione alle persone. Difficile di questi tempi riuscire a parlare con qualcuno senza finire a parlare del caldo che è arrivato e del freddo che è tornato. A volte mi chiedo da dove arrivi tutto questo desiderio che abbiamo sempre di parlare del tempo che fa. Dal non aver niente da dire, probabilmente. Anzi, dal non aver niente da dire e dall'aver tanta voglia di parlare. C'è quasi la sensazione che le persone siano interessate a sapere quello che noi pensiamo del tempo, e così noi iniziamo a parlarne come se stessimo rispondendo a una domanda mai posta.
Dev'essere un segno della superiore intelligenza umana il fatto di parlare, comunicare, trovare spunti di conversazione a prescindere dalle reali necessità. Gli animali comunicano solo per necessità e per impulso. Ma è' il fare e dire cose senza il bisogno di farle e di dirle, solo per il gusto di farle e di dirle, che ci distingue dalle altre bestie.
Tutto bene. Solo, non sono proprio convinto che questo ci renda più intelligenti. La mia gatta non mi parla mai del tempo, per esempio. Anzi, direi quasi che non gliene frega niente, a parte quando c'è il temporale ed è costretta a nascondersi nell'armadio per paura dei tuoni. Eppure, la mia gatta è una bestiola intelligente. Lo si capisce dal modo che ha di grattarsi e di lavarsi il muso, per quanto io non abbia mai approvato il concetto che lei ha di "igiene personale". Ma la mia gatta è intelligente, su questo non ci piove. Oramai siamo quasi in estate, non ci piove proprio per niente.

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