"Il fatto che un'opinione sia largamente diffusa non esclude che sia totalmente assurda; anzi, data la stupidità della maggior parte degli uomini, è più facile che una credenza largamente diffusa sia sciocca che non sensata. Gli abitanti delle isole Pelew credono che la perforazione del naso sia necessaria per conquistare la beatitudine eterna. Gli europei credono che la stessa meta sia più facilmente raggiungibile col bagnare la testa e pronunciare contemporaneamente certe parole. La fede degli isolani Pelew è superstizione, quella degli europei una delle verità della nostra santa religione"
(Bertrand Russell)
giovedì 30 aprile 2009
mercoledì 29 aprile 2009
osservanza
Il cartello diceva chiaramente di osservare il più assoluto silenzio. Allora io mi sono messo di fronte al più assoluto silenzio e ho iniziato a osservarlo. Non era proprio il motivo per cui ero andato in biblioteca, a dire il vero. Io volevo solo prendere dei libri. E invece niente, la regola è che se entri in biblioteca devi osservare il silenzio. Ma mi chiedo a cosa serva una biblioteca se poi le regole non ti permettono neanche di guardare tra i libri. E poi non capisco tutto questo rigore. Non bastava il silenzio, no, loro vogliono che osservi quello "più assoluto". Beh, io il silenzio più assoluto non l'ho trovato, quindi, regole o non regole, io non l'ho osservato.
Questa cosa ha già smesso da un pezzo di essere divertente, vero?
Questa cosa ha già smesso da un pezzo di essere divertente, vero?
lunedì 27 aprile 2009
ricorrente
I miei incubi ricorrenti sono di una banalità preoccupante. Anzi, sono talmente banali e prevedibili che parlare di "incubi" mi pare fuori luogo. Voglio dire, dopo la terza notte che precipito nel vuoto e mi trovo schiantato sul mio materasso, ci arrivo da solo a capire che la quarta notte è abbastanza improbabile che mi sfracelli al suolo. Però l'esempio non è reale. Precipitare nel vuoto è il tipico sogno ricorrente che nessuno realmente fa. Questo lo so perchè ogni tanto mi è capitato di andare a curiosare nei sogni altrui, e non ho mai trovato nessuno che stesse precipitando nel vuoto. Nemmeno io. Anche perchè quando sogno evito di salire su aeroplani o grattacieli o precipizi, perchè sapendo già come andrà poi a finire nei sogni lo capisco anch'io che non è molto prudente.
Per questa notte mi accontenterò di trovarmi a dover correre senza riuscire a darmi forza nelle gambe e fluttuando in aria come gli uomini sulla Luna.
O forse è proprio che sogno di essere sulla Luna, ma non me ne rendo conto? Vado subito a controllare. Notte
Per questa notte mi accontenterò di trovarmi a dover correre senza riuscire a darmi forza nelle gambe e fluttuando in aria come gli uomini sulla Luna.
O forse è proprio che sogno di essere sulla Luna, ma non me ne rendo conto? Vado subito a controllare. Notte
giovedì 23 aprile 2009
la mia gatta e il tempo che fa.
Notavo oggi quanto sia sottile e delicato l'equilibrio che sorregge la primavera. Con due nuvole un fil di vento si ripiomba nell'inverno, con un raggio di sole a mezzogiorno si afferra l'estate. E notavo anche quanto questa cosa riesca a dare spunti di conversazione alle persone. Difficile di questi tempi riuscire a parlare con qualcuno senza finire a parlare del caldo che è arrivato e del freddo che è tornato. A volte mi chiedo da dove arrivi tutto questo desiderio che abbiamo sempre di parlare del tempo che fa. Dal non aver niente da dire, probabilmente. Anzi, dal non aver niente da dire e dall'aver tanta voglia di parlare. C'è quasi la sensazione che le persone siano interessate a sapere quello che noi pensiamo del tempo, e così noi iniziamo a parlarne come se stessimo rispondendo a una domanda mai posta.
Dev'essere un segno della superiore intelligenza umana il fatto di parlare, comunicare, trovare spunti di conversazione a prescindere dalle reali necessità. Gli animali comunicano solo per necessità e per impulso. Ma è' il fare e dire cose senza il bisogno di farle e di dirle, solo per il gusto di farle e di dirle, che ci distingue dalle altre bestie.
Tutto bene. Solo, non sono proprio convinto che questo ci renda più intelligenti. La mia gatta non mi parla mai del tempo, per esempio. Anzi, direi quasi che non gliene frega niente, a parte quando c'è il temporale ed è costretta a nascondersi nell'armadio per paura dei tuoni. Eppure, la mia gatta è una bestiola intelligente. Lo si capisce dal modo che ha di grattarsi e di lavarsi il muso, per quanto io non abbia mai approvato il concetto che lei ha di "igiene personale". Ma la mia gatta è intelligente, su questo non ci piove. Oramai siamo quasi in estate, non ci piove proprio per niente.
Dev'essere un segno della superiore intelligenza umana il fatto di parlare, comunicare, trovare spunti di conversazione a prescindere dalle reali necessità. Gli animali comunicano solo per necessità e per impulso. Ma è' il fare e dire cose senza il bisogno di farle e di dirle, solo per il gusto di farle e di dirle, che ci distingue dalle altre bestie.
Tutto bene. Solo, non sono proprio convinto che questo ci renda più intelligenti. La mia gatta non mi parla mai del tempo, per esempio. Anzi, direi quasi che non gliene frega niente, a parte quando c'è il temporale ed è costretta a nascondersi nell'armadio per paura dei tuoni. Eppure, la mia gatta è una bestiola intelligente. Lo si capisce dal modo che ha di grattarsi e di lavarsi il muso, per quanto io non abbia mai approvato il concetto che lei ha di "igiene personale". Ma la mia gatta è intelligente, su questo non ci piove. Oramai siamo quasi in estate, non ci piove proprio per niente.
lunedì 20 aprile 2009
verbi
Certe cose potrebbero essere diverse, forse addirittura migliori. Ma cesserebbero di essere quello che sono. Diventerebbero altre cose. Forse addirittura migliori, ma altre. E allora no, niente potrebbe essere diverso. Io non potrei essere un'altra persona, non potrei vivere un'altra vita. Perchè non sarei più io e non sarebbe più la mia vita. Non c'è niente oltre alle scelte che si fanno, non ci sono altre scelte, non ci sono altri modi di essere. Si è quello che si diventa, il resto è fantasia. Fantasie di quel che sarebbe potuto o avrebbe dovuto o sarebbe. Verbi troppo traballanti, realtà di fumo e aria. In una parola, niente. La strada è una, gli altri sono riflessi o, peggio, miraggi. La strada è una, anche se non è segnata o predeterminata e non c'è nessun destino a guidarci. La strada è una perchè si costruisce insieme ai nostri passi, mette terra nuova là dove noi mettiamo il piede, e appena noi mettiamo il piede. Terra nuova dove non c'era nulla e in mezzo al nulla che continua a rimanere nulla. Anche dove noi, guardando ai bordi della nostra strada, crediamo di vedere le inesistenti strade parallele dei tanti "sarebbe potuto" e "avrebbe dovuto" e "sarebbe" che non possono, non devono e non sono.
sabato 18 aprile 2009
febbre del sabato sera
Stavo provando a fare un gioco, ma poi non mi divertiva più e ho smesso. Era un esperimento mentale, che è come un esperimento empirico, solo che invece di essere empirico è mentale. Stavo immaginando un ghiacciolo alla fragola, che è come un ghiacciolo alla menta solo che è alla fragola. L'esperimento mentale consisteva nell'immaginare di mettere un ghiacciolo alla fragola nel forno a microonde, senza che il ghiacciolo si sciogliesse. A un certo punto mi sono reso conto di non essermi mai imbattuto in vita mia in un ghiacciolo alla fragola, il che ha insinuato in me il dubbio che il ghiacciolo alla fragola potrebbe anche non esistere. Fortunatamente, mi sono subito ricordato che l'esperimento era solo mentale, quindi me ne sono infischiato dell'esistenza e ho proseguito. Caso vuole che prima ancora di capire quale ne fosse lo scopo, l'esperimento di punto in bianco ha smesso di essere divertente, e così mi sono trovato costretto a lasciarlo in sospeso. Stessa inesorabile sorte di tutte le cose insignificanti che ho pensato in vita mia. Il risultato è che adesso c'è ancora un ghiacciolo alla fragola nella mia mente che gira senza scopo sul piattino di un microonde mentale. Il che, comunque, non è la stessa sorte di tutte le cose insignificanti che ho fin qui pensato. Non tutte adesso stanno girando su un microonde, se è a questo che stavate pensando.E io so che lo stavate pensando, anche se non vi vedo e non vi sento e probabilmente non ci siete neppure.
Non male, per essere sabato sera. Davvero non male, al limite solo un po' malissimo.
Non male, per essere sabato sera. Davvero non male, al limite solo un po' malissimo.
mercoledì 15 aprile 2009
imprevisione
A volte le cose rallentano per via di imprevisti non previsti. A me, poi, raramente capitano degli imprevisti che avevo previsto. Certo è che quando si è di fronte a imprevisti imprevisti orami è troppo tardi per cercare di prevederli. Gli imprevisti sono sempre imprevedibili, una volta che sono successi. Anche perchè prevedere una cosa già successa significa confondere il passato con il futuro. Il che può anche capitare, a volte, così, imprevedibilmente. Uno pensa a una cosa e non si ricorda più se sia una cosa già successa o che deve ancora succedere. Cioè, se se la ricorda è sicuramente perchè è già successa, se non se la ricorda è perchè deve ancora succedere. O forse perchè è successa e lui, semplicemente, non se la ricorda. Per esempio, quella volta che Monica Bellucci mi ha chiesto di sposarla, è già successa o deve ancora succedere? Io non è che me la ricordi, quindi può essere che succederà in futuro. O forse è già passata e io me ne sono dimenticato. Tra l'altro, non mi ricordo neppure cosa le ho risposto. Ma le ho risposto poi? Forse è perchè devo ancora darle risposta. Succederà, insomma. Va bene, va bene, forse è il caso di fermare questo delirio di parole e provare a fare un po' di ordine. Mi sembra di stare diventando scemo con questi ragionamenti astrusi. Dunque, seriamente, ragionando con calma, io a Monica Bellucci cosa rispondo adesso?
lunedì 13 aprile 2009
tra l'altro
Tra l'altro, non mi è molto chiara questa abitudine di far festa il giorno dopo la festa. Si fa festa a pasqua e poi anche a pasquetta, a natale e poi anche a santo stefano. Che, tra l'altro, per coerenza dovrebbe chiamarsi natalino. Probabilmente il motivo è che si tratta di feste cattoliche, cioè vaticane, cioè romane, cioè fondamentalmente italiane, e si sa che in Italia ogni giorno vien buono per non lavorare.
Tra l'altro, il giorno della pasquetta succede che gli abitanti di città vadano a fare il pic-nic fuori porta e gli abitanti di fuori porta vadano a visitare le città. Così si è sicuri che uno, anche volendo, non possa fare i viaggi intelligenti. Da qualunqe parte vai, la pasquetta ti garantisce la coda. La cosa più intelligente che uno possa fare è non fare il viaggio, forse. Chi abita fuori porta si fa il pic-nic fuori porta, e possibilmente fuori dalla propria porta, non quella di un altro. Chi abita in città si visita la città, possibilmente la sua, non un'altra. Così anch'io, che tra l'altro abito fuori porta, finalmente posso prendere la macchina e andarmi a visitare le città nel giorno di pasquetta, senza il pericolo di farmi la coda.
Tra l'altro, il ragionamento mi sembra non faccia una piega
Tra l'altro, il giorno della pasquetta succede che gli abitanti di città vadano a fare il pic-nic fuori porta e gli abitanti di fuori porta vadano a visitare le città. Così si è sicuri che uno, anche volendo, non possa fare i viaggi intelligenti. Da qualunqe parte vai, la pasquetta ti garantisce la coda. La cosa più intelligente che uno possa fare è non fare il viaggio, forse. Chi abita fuori porta si fa il pic-nic fuori porta, e possibilmente fuori dalla propria porta, non quella di un altro. Chi abita in città si visita la città, possibilmente la sua, non un'altra. Così anch'io, che tra l'altro abito fuori porta, finalmente posso prendere la macchina e andarmi a visitare le città nel giorno di pasquetta, senza il pericolo di farmi la coda.
Tra l'altro, il ragionamento mi sembra non faccia una piega
sabato 11 aprile 2009
pasqua
Secondo una ricerca condotta da un'equipe di studiosi dell'Università di Stoccolma, gli ultimi dati scientifici dimostrerebbero abbastanza chiaramente che Dio per lo più si fa i fatti propri. Non è ancora chiaro esattamente di quali fatti si tratti e come sia possibile farseli così silenziosamente. Tra le ipotesi più accreditate, c'è quella per cui Dio esisterebbe poco, anche se alcuni insinuano la possibilità che la sua esistenza sia pressochè nulla. In altri termini, l'incidenza dell'esistenza di Dio avrebbe un valore trascurabile che si approssima allo zero. Secondo il celebre matematico svedese Lapis Lazzulus, la struttura dei rapporti interni dell'insieme mondo sarebbe una costante non vincolata alla presenza dell'universale Dio. Lasciando cadere un corpo nel vuoto,infatti, è stato possibile osservare che la sua accelarazione non varia in relazione all'esistenza o non esistenza di Dio. Ecco perchè la poca esistenza di Dio ha portato alcuni a sostenere la sua totale inesistenza.
La nuova scoperta sembra confermare l'ipotesi scientifica della stupidità della Pasqua, che finora era stata avanzata senza il supporto di alcun riscontro empirico. Il Vaticano, in una nota ufficiale, ha fatto sapere che si stanno organizzando per il giorno di Pasqua una serie di miracoli che, secondo voci non confermate, dovrebbero essere in grado di confutare la scoperta dell'equipe svedese. Gli esiti dell'esperimento miracolistico saranno pubblicati nell'inserto scientifico del presente blog. Seguono aggiornamenti
La nuova scoperta sembra confermare l'ipotesi scientifica della stupidità della Pasqua, che finora era stata avanzata senza il supporto di alcun riscontro empirico. Il Vaticano, in una nota ufficiale, ha fatto sapere che si stanno organizzando per il giorno di Pasqua una serie di miracoli che, secondo voci non confermate, dovrebbero essere in grado di confutare la scoperta dell'equipe svedese. Gli esiti dell'esperimento miracolistico saranno pubblicati nell'inserto scientifico del presente blog. Seguono aggiornamenti
martedì 7 aprile 2009
poca roba
Davvero è poca roba quello che siamo. Poca roba, e roba da poco. Ognuno di noi è nulla più che se stesso, e non è quasi mai un granchè. Si è forti solo rispetto a un metro che ci costruiamo da soli, con la fantasia. Siamo forti solo rispetto a un metro sbagliato. Si viene soffiati via con un niente, trenta secondi di terremoto o anche solo il tempo che passa. E noi sempre avanti con il nostro metro sbagliato.
Da dentro una stanza d'ospedale una vecchia malata ripete all'infinito che no, non è giusto, dopo anni di fatica, vedere la vita passare in corridoio e non riuscire a starle dietro. E che non è giusto che anche loro, quelli che passano in corridoio, si sentano così forti e sicuri, così convinti che ci sia qualcosa di solido, definitivo, necessario che li separi dai letti delle stanze. E' solo un metro sbagliato, anche quello. Siamo sempre sulla soglia della nostra stanza d'ospedale, sempre ai piedi del nostro letto. Sempre alla vigilia di un terremoto. Prevedibilissimo, anzi certo, solo dimenticato dietro alla nostra fantasia impegnata a convincerci di essere forti, intoccabili. Poca roba, ecco cosa siamo davvero, poca roba e roba da poco.
Da dentro una stanza d'ospedale una vecchia malata ripete all'infinito che no, non è giusto, dopo anni di fatica, vedere la vita passare in corridoio e non riuscire a starle dietro. E che non è giusto che anche loro, quelli che passano in corridoio, si sentano così forti e sicuri, così convinti che ci sia qualcosa di solido, definitivo, necessario che li separi dai letti delle stanze. E' solo un metro sbagliato, anche quello. Siamo sempre sulla soglia della nostra stanza d'ospedale, sempre ai piedi del nostro letto. Sempre alla vigilia di un terremoto. Prevedibilissimo, anzi certo, solo dimenticato dietro alla nostra fantasia impegnata a convincerci di essere forti, intoccabili. Poca roba, ecco cosa siamo davvero, poca roba e roba da poco.
domenica 5 aprile 2009
passi
Il passo da qui all'estate è davvero breve, più di quanto sembri. Come lo è stato dall'inverno alla primavera e come lo sarà dall'estate all'inverno. Come lo è ogni passo dal vecchio al nuovo. La cosa mi spaventa, il nuovo è per me soltanto incertezza. Vorrei riavvolgere il nastro e far risuonare sempre ancora la stessa canzone, sempre ancora gli ultimi anni. Vorrei non ritrovarmi così spesso ad avere questi pensieri da vecchio, in un periodo in cui dovrei impegnarmi invece a costruire qualcosa per il futuro. Ma che roba è il futuro? Non so neppure che colore, che voce abbia. Non so da che parte guardare per vederlo. Davanti è troppo buio, si distinguono a malapena i contorni. E non si riesce neppure a immaginare cosa ci sia dentro al contorno, o se sia qualcosa in cui valga la pena buttarcisi.
L'inverno è passato, l'estate arriva, ma da che parte si va per questa strada?
L'inverno è passato, l'estate arriva, ma da che parte si va per questa strada?
giovedì 2 aprile 2009
tardi
Ancora un po' che il tempo passa, finisce che viene tardi. Come quella volta in cui il tempo passò e poi si fece tardi, troppo tardi.
Ma poi che differenza fa la velocità del tempo che passa?
Tardi è un concetto che non ha niente a che vedere con il tempo. Può non essere tardi dopo vent'anni ma esserlo dopo un minuto. Dipende dai casi. Tardi ha a che vedere con quello che ci si aspetta da noi stessi o dagli altri, o che gli altri si aspettano da noi. A volte si guarda l'orologio per sapere se sia tardi, ma si dovrebbe invece guardare chi o cosa si aspetta, chi o cosa ancora non arriva, o se non sia troppo presto per pensare che ormai sia troppo tardi.
Alcuni ritardi sono un'attesa tanto dolce che si vorrebbe quasi che il ritardo fosse qualcosa di più simile al mai che al dopo. Altri ritardi sono una sequenza interminabile di strette allo stomaco cui si vorrebbe porre fine in qualunque modo.
In ogni caso, tardi non è quasi mai solo una questione di tempo.
Ma poi che differenza fa la velocità del tempo che passa?
Tardi è un concetto che non ha niente a che vedere con il tempo. Può non essere tardi dopo vent'anni ma esserlo dopo un minuto. Dipende dai casi. Tardi ha a che vedere con quello che ci si aspetta da noi stessi o dagli altri, o che gli altri si aspettano da noi. A volte si guarda l'orologio per sapere se sia tardi, ma si dovrebbe invece guardare chi o cosa si aspetta, chi o cosa ancora non arriva, o se non sia troppo presto per pensare che ormai sia troppo tardi.
Alcuni ritardi sono un'attesa tanto dolce che si vorrebbe quasi che il ritardo fosse qualcosa di più simile al mai che al dopo. Altri ritardi sono una sequenza interminabile di strette allo stomaco cui si vorrebbe porre fine in qualunque modo.
In ogni caso, tardi non è quasi mai solo una questione di tempo.
mercoledì 1 aprile 2009
colori
Non riesco mai a mettermi nei miei panni, figurarsi in quelli di qualcun altro. Non vedo perchè dovrei preoccuparmi di come gli altri vedono il mondo, se non ho ancora ben capito io come devo vederlo. Forse però mettermi nei panni di qualcun altro mi potrebbe dare qualche spunto interessante. Per esempio, come vede il mondo un daltonico? Con i colori sbagliati, suppongo. Sì, ma sbagliati rispetto a cosa? Rispetto a come li vedo io, suppongo. E rispetto a come li vedono la maggior parte delle persone, suppongo. Che, suppongo, chiamano "verdi" le cose che io vedo verdi e "gialle" le cose che io vedo gialle. Perchè, suppongo, loro vedono il giallo proprio come lo vedo io e il verde proprio come lo vedo io. Sul limone, per esempio, loro vedono lo stesso colore che vedo io. Suppongo.
Solo che a furia di fare supposizioni uno potrebbe supporre di stare supponendo un po' troppe cose, suppongo. Che ne so io di cosa vedono gli altri quando io vedo il giallo? Usano la stessa parola, "giallo", è vero, ma non è detto che vedano il giallo. Magari vedono sempre il verde e lo chiamano giallo, e siccome lo fanno sempre e anch'io dico sempre giallo quando vedo giallo, potremmo non scoprire mai di stare usando la stessa parola per parlare di colori diversi. Il mio giallo è il tuo verde, ma siccome lo è sempre, noi non lo sapremo mai.
Quando c'era il bianco e nero era tutto più semplice, suppongo.
Solo che a furia di fare supposizioni uno potrebbe supporre di stare supponendo un po' troppe cose, suppongo. Che ne so io di cosa vedono gli altri quando io vedo il giallo? Usano la stessa parola, "giallo", è vero, ma non è detto che vedano il giallo. Magari vedono sempre il verde e lo chiamano giallo, e siccome lo fanno sempre e anch'io dico sempre giallo quando vedo giallo, potremmo non scoprire mai di stare usando la stessa parola per parlare di colori diversi. Il mio giallo è il tuo verde, ma siccome lo è sempre, noi non lo sapremo mai.
Quando c'era il bianco e nero era tutto più semplice, suppongo.
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