lunedì 20 ottobre 2008

struzzo

La cosa migliore da fare la domenica, a parte passeggiare per il cimitero, è girare per il mercato. Il mercato della domenica.
Il mercato della domenica non è come il mercato di tutti gli altri giorni. La domenica c’è il mercato dei prodotti locali. Ci sono i contadini che portano frutta e verdura dei loro campi, allevatori che portano carne dei loro allevamenti, e cose strane tipo saponette, prodotti in legno, vestiti fatti a mano, caramelle, fotografie, libri vecchi, dischi vecchi e nuovi, giochi, prodotti artigianali in ferro, fiori, quadri. Insomma, roba così. E c’è anche un pescivendolo. Lui porta il pesce. Ma non credo che lo peschi lui. Comunque di solito il pescivendolo non lo guardo.
Le mie bancarelle preferite sono quella dei dolci, quella della carne di struzzo, e quella piena di cose che sembrano (e probabilmente sono) recuperate da cantine o soffitte e poi risistemate, tipo orologi, caraffe, calendari, soprammobili, coperte di lana, ceste, e tutte quelle cose più o meno utili che si mettono in casa.
La prima cosa da fare appena si arriva al mercato della domenica è andare dritti dritti dalla carne di struzzo dove, oltre a una fanciulla bellissima che vende i panini con la carne di struzzo, ci sono i panini con la carne di struzzo che l’allevatore (credo il padre della fanciulla) porta dalla sua fattoria. Dove alleva struzzi, presumibilmente.
Poi, per digerire i 2 pounds e 50 di panino allo struzzo e vedere se c’è qualcosa di più bello della fanciulla, si gira un po’ per il mercato e si guardano, tra le altre, soprattutto le cose della bancarella che vende quelle cose che dicevo prima. Fa niente se le cose sono le stesse tutte le domeniche, è sempre bello tuffarsi un po’ nelle soffitte e nelle cantine. E comunque le cose non sono le stesse tutte le domeniche.
Poi, prima di tornarsene a casa o andare a fare una passeggiata (ma se il tempo è come ieri meglio tornare a casa) si passa dalla bancarella dei dolci dove ci sono i dolci fatti in casa più buoni del mondo. Ora, l’idea di dolci fatti in casa è un po’ vaga, e visto che questi hanno pure il sito internet non mi viene tanto da pensare alla nonnina che si mette in cucina a preparare la torta da portare al mercato. Ma sono dolci tutti naturali, niente roba chimica o industriale, magari fatti in una casa un po’ grande che non sembra una casa, non lo so, però sono artigianali. L’anno scorso compravo sempre i biscottoni allo zenzero per farci la merenda in settimana, e sono davvero biscottoni allo zenzero che sanno di zenzero e pizzicano anche un po’ la lingua, talmente sono di zenzero. Adesso invece mi sono dato alla torta al succo di mele. Buonissima, con l’uvetta e il succo di mele. Morbida morbida. Un pound per due fette, ma se non fai l’ingordo ti bastano per tre giorni (solo che una parte delle tre va già via di domenica). È importante non confondere la torta al succo di mele con la torta di mele. Nella torta al succo di mele non ci sono le mele, c’è il succo, e questo è il motivo principale per cui si chiama “torta al succo di mele” e non “torta di mele”. Nella torta di mele di solito si sentono quasi solo le mele, ma qui il succo di mele si fonde con l’impasto e il sapore è diverso dal semplice sapore di una torta e diverso dal semplice sapore delle mele. È come addentare una mela e scoprire che è fatta di torta, o addentare una torta appena raccolta da un albero di mele. E un po’ di uvetta che fa andare d’accordo l’acidulo della mela e il dolce della torta. Siamo onesti, come si fa a farsela durare tre giorni? non ci crede nessuno, nemmeno io.

Così passa via un’altra domenica, la terza. E fra una settimana ne arriva un’altra, la quarta. E il mercato della domenica che mi aspetta di nuovo. E la fanciulla bellissima che vende la carne di struzzo. E magari prima di andare via riuscirò anche a dirle qualcosa di più che “one ostrich burger, please”. Magari, per esempio, le chiederò se ha moneta da cambiare, o se si può mettere un po’ di salsa nel panino, o se vuole sposarmi, cose così..

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