Riassunto puntate precedenti. Il camaleonte si trova nel mondo senza colori, e va in crisi di identità. Per modo di dire, ovviamente, perchè il camaleonte l'identità non ce l'ha, ma la ruba di volta in volta al mondo, a seconda del colore in cui si trova. Il camaleonte non sa che colore mettersi, ha paura di assumere l'iniziativa e prendersi la responsabilità del proprio travestimento. Sennonchè, d'un tratto il camaleonte si accorge che non tutto è senza colore. Il cielo, infatti, è rimasto blu. Il camaleonte può così lasciare che ci pensi la natura, coi suoi meccanismi, a colorarlo di blu. Il camaleonte si sente sollevato, perchè quel cielo blu lo ha liberato dall'angoscia di dover scegliere, dall'angoscia di essere libero. Il camaleonte è stato liberato dalla sua libertà.
(leggi la seconda parte- leggi la prima parte)
Parte terza. Non lo so perchè il cielo era rimasto blu. Se lo stava iniziando a chiedere anche il camaleonte, pur senza essere troppo tormentato dalla questione. Per lui era sufficiente aver preso di nuovo un colore, uno qualsiasi. Tutto il resto contava poco. Eppure, noi che non siamo camaleonti una spiegazione la dobbiamo pure trovare. Allora, se proprio lo volete sapere, io penso che il mondo davanti al camaleonte non fosse mai stato davvero senza colori. Io penso che tutto quanto fosse rimasto del proprio colore allo stesso modo in cui il cielo era rimasto blu. La sola cosa diversa era il modo in cui il camaleonte voleva vedere il suo mondo, il modo in cui il camaleonte proiettava i propri desideri sul mondo. Solo il blu del cielo era rimasto davanti agli occhi del camaleonte perchè solo il blu del cielo realmente gli importava. Il camaleonte vedeva il mondo solo attraverso i suoi desideri, anche se la sua abitudine di doversi adeguare ai colori del mondo lo portava a credere che anche quel blu, l'unico colore rimasto, fosse un'imposizione della natura, su cui lui non aveva potere.
Sì, io credo che il camaleonte volesse davvero essere libero di scegliere, anche se la sua natura camaleontica gli impediva di capire quanto lui in realtà desiderasse questa sua libertà. Il camaleonte allora, senza accorgersene, era riuscito a diventare libero nel solo modo che gli era concesso. Perchè adesso la natura gli stava imponendo quello che in realtà lui aveva già scelto, quello che in realtà lui desiderava. Era stato lui a scegliere, senza saperlo, che l'unica cosa colorata del mondo là fuori dovesse essere il cielo blu. Così, il camaleonte era riuscito a imporre alla propria natura il modo in cui lui voleva essere comandato da lei, raggiungendo quello spazio al di là di tutte le sue varie identità e i suoi vari colori, in cui lui e la sua natura coincidevano. E anch'io credo che trovare la sintonia con la propria natura, e non combatterla, armonizzare i nostri desideri più profondi con i nostri limiti, essere padroni della nostra identità senza avere la pretesa impossibile di annientarla. io credo che tutto questo significhi davvero essere liberi. Nell'unico senso che ci è concesso.
Così finisce la storia triste del camaleonte blu. Sono contento di scoprire che, alla fine di tutto, il camaleonte non sia poi così triste. Se quelli del Nobel mi cercano per il premio, possono contattarmi alla mia solita e-mail.
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