martedì 30 settembre 2008

primo giorno via. qui.

L'Inghilterra mi dà sempre il benvenuto allo stesso modo. Ogni volta che arrivo qui trovo pioggia e vento, vento e pioggia. E freddo.
L'Inghilterra fa così per farmi capire subito quello che mi aspetta. Tutto uguale identico all'anno scorso. Scendo dall'aereo e piove, arrivo a Cambridge e piove, piove e piove. E come l'anno scorso, la padrona di casa mi apre la porta e mi dice "hai portato la pioggia?", e immancabile scopro che fino al giorno prima c'era stato il sole. Hai portato la pioggia, mi dicono. Gli inglesi. La pioggia. A me. Io avrei portato la pioggia su questa isola fatta di pioggia?

La cosa strana è arrivare in un posto così lontano da casa e sentirsi più a casa che a casa. Oggi mi è successo così. E'stato come se non fossi mai andato via di qui, come se avessi ripreso un discorso che era rimasto in sospeso. Sapevo già quello che avrei trovato, ho rivisto delle persone che conoscevo, era tutto così semplice e familiare. Davvero sono stato via negli ultimi sei mesi?
E qui niente è cambiato. Perchè avrebbe dovuto? Qui sembra che niente sia cambiato da secoli, figurarsi in sei mesi. Oggi in un negozio ho visto un libro di foto d'epoca di Cambridge. Mi sono messo a sfogliarlo. Ed era tutto uguale ad adesso! Forse perchè Cambridge è una città d'epoca. Infatti qui il tempo non passa mai. Io non sono mai andato via da qui. Ero qui ieri, sono qui oggi. Forse gli ultimi sei mesi sono passati nel resto del mondo, ma qui a Cambridge no, qui niente è passato da secoli.

lunedì 29 settembre 2008

risposte

...è di più quello che è cambiato...

domenica 28 settembre 2008

un anno dopo

Un anno dopo parto ancora. Ma si potrebbe anche dire in altro modo. Si potrebbe dire: un anno dopo, e ancora al punto di partenza.
Con tutto quello che è successo, con tutto quello che è cambiato, mi guardo attorno e l'unica cosa rimasta uguale sono io che parto.
Mi sembra di rivivere tanti momenti e tante sensazioni, ma proprio perchè li sto rivivendo io mi accorgo anche di tutte le cose che adesso sono diverse, di quanto un mondo intero sia cambiato attorno e dentro di me. E' come se tutto si sovrapponesse, i momenti di adesso e quelli di un anno fa, ma il sovrapporsi lascia scoperte tante cose, pezzi che crescono e pezzi che mancano qua e là. Non so dire se sia di più quello che è rimasto uguale o quello che è cambiato. Non riesco ancora bene a capire che peso e che valore abbiano i cambiamenti.
L'anno scorso partivo pensando a come sarebbe stato quando sarei tornato. Adesso parto e non penso a niente, nè al ritorno nè a come starò là. Non penso neppure alla partenza, a dire la verità. Penso solo a oggi, e domani penserò solo a domani, e al momento di partire penserò alla partenza. E poi credo sarà così finchè un giorno penserò che quello è il giorno in cui torno.
Mi ricordo che l'anno scorso avevo scritto che partivo felice. Non so dire se fossi sincero, o se cercassi solo di convincermi. So che era stato abbastanza difficile scrivere la parola "felice" poche ore prima dell partenza. Quest'anno invece è più facile. Non parto felice, no. Parto e basta.

giovedì 25 settembre 2008

non esistono più

Non è normale questo freddo a settembre. Settembre non è mica inverno. L'inverno è inverno, ma settembre è settembre. Firmerò la petizione per reintrodurre le mezze stagioni. Questi tagli e queste riforme sono contrari agli interessi del Paese, non si può risparmiare anche sulle mezze stagioni.
In Inghilterra non farà così freddo, sono sicuro. Là le mezze stagioni le hanno mantenute.
Le mezze stagioni io le preferisco perchè sono più colorate, più profumate, hanno un'anima.
L'inverno è morto e l'estate è stupida.
Ma la primavera è viva, allegra. No, serena no, ma cosa importa? La primavera è viva.
L'autunno è saggio, tranquillo, rappacificante. Ti riporta alla realtà, e ti fa credere che la realtà possa persino essere bella.

Firmate con me la petizione al governo per reintrodurre le mezze stagioni

mercoledì 24 settembre 2008

cose così

che poi a ben guardare, oggi come oggi, cosa volete che sia partire? tra internet e telefoni e cose così uno è come se stesse sempre vicino a casa, ha sempre tutti a portata di clic. L'unico problema è se uno ha degli abbracci da dare o da ricevere, allora sì che due mesi diventano lunghissimi, e l'inghilterra diventa lontanissima. Provateci voi a sostituire certi abbracci con un clic o una chat o un sms o cose così. Non si può, non è la stessa cosa. Niente può essere la stessa cosa.
Ma allora uno come fa a partire? Se si pensa a certi abbracci, e a quanto mancheranno certi abbracci, uno capisce che non c'è niente per cui valga la pena partire.
Eppure si parte lo stesso, sissignore. E si sta via per un po', signorsì.
Vaccabestia, che roba partire. Chi ha inventato le partenze? chi ha inventato gli aeroplani? e l'inghilterra, chi ha inventato l'inghilterra? doveva per forza essere così lontana l'inghilterra? Lontana da certi abbracci, intendo, da tutto quello per cui varrebbe la pena restare..
eppure si parte, sissignore.
Vaccabestia, che roba partire..

lunedì 22 settembre 2008

roba

C'è un mucchio di vestiti impignati qui di fianco. E una valigia vuota un po' più in là. Come se dovessi partire a breve. E i vestiti sono proprio tanti, come se dovessi star via mesi. Roba da matti.
Ho idea che sto prendendo questa cosa della partenza troppo alla leggera. Dovrei essere preoccupato, emozionato, agitato. Insomma, qualcosa di diverso dal solito. Invece niente. Mi sento come se dovessi fare un salto fuori porta per un weekend. Sarà che vado in un posto che già conosco. O sarà che sto via meno mesi dell'altra volta. O sarà che dopo aver visto quanto passino velocemente sei mesi, l'idea di dover star via solo un paio di mesi mi pare una passeggiata. Però magari questi due mesi dureranno di più, non si può mai dire. Quanto il tempo passa veloce non dipende mica dai calendari.Se devi dare retta ai calendari il tempo passa sempre uguale, ma io lo so bene che non è vero.
Però sono contento all'idea che parto. Non lo sento molto, non lo vivo, ma se mi metto a pensarci sì, sono contento. L'aria inglese fa bene, lo sanno tutti. E' fredda, ma fa bene. Devo portare sciarpa e guanti, adesso che ci penso. E una berretta, per non farmi gelare il cervello. Niente ombrello, però. Suvvia, facciamo gli inglesi fino in fondo, l'acqua ce la si lascia piovere addosso, cosa sarà mai?
Comunque questa roba impignata qui di fianco è troppa. Non ci starà mai tutta quanta, nè mi servirà tutta quanta. Ma poi mi servirà per cosa? Cosa ci devo fare con tutta questa roba? E la valigia? Oddio, mi sembra quasi che devo partire. Figurarsi che ci sono pure due biglietti sopra il calorifero. Sopra il calorifero, ma vi rendete conto? Roba da matti

(ma si dice "ce la si lascia?" Se imparo un po' di inglese devo per forza cancellare un po' di italiano per fargli spazio?)

venerdì 19 settembre 2008

Una volta un uomo mi disse una cosa che non dimenticherò mai. Quell'uomo mi guardò negli occhi e mi disse: "imperciocchè".
Mai saputo cosa diavolo volesse da me quel tizio.

vacca bestia

vaccabestia, la birra, di nuovo.
Dev'essere stato l'ultimo litro che mi ha dato alla testa.
La prossima volta devo bere meno birra, non c'è dubbio.
Mettere a verbale: ricordarsi di bere meno birra.
Lo dirò al mio scrivano.
Comunque ho notato una cosa che dovrebbe far riflettere: la quanitità di liquido che espelli è sempre maggiore della quantità di liquido che ingurgiti.
La birra ti fa fare tanta pipì, non v'è dubbio. Puliti dentro e belli fuori.

mercoledì 17 settembre 2008

cose

Ci sarebbe un problema da risolvere, abbastanza urgente. Bisognerebbe sapere se noi vediamo il mondo perchè il mondo esiste o se il mondo esiste solo perchè noi lo vediamo. Secondo me la prima, ma qualche malato di mente ha pensato di proporre la seconda. Siccome le opinioni dei malati di mente vanno prese in seria considerazione, si sono iniziati a scrivere libri e libri sulla faccenda. Io purtroppo non sono malato di mente, quindi rimango convinto della mia idea. Ma non si sa mai.
Oddio, "non si sa mai"..dai, siamo seri, a volte si sa.. Per esempio, quella questione dell'albero che cade nella foresta dove non c'è nessuno ad ascoltare. L'albero fa rumore o no? Io, che purtroppo non sono malato di mente, dico di sì, ma questa idea potrebbre crearmi dei problemi nel caso mi venisse la malsana idea di dedicarmi alla carriera del filosofo. Dovrei iniziare anch'io a dire cose senza senso, così poi posso impiegare il resto del mio tempo a cercare di convincere gli altri che le cose che dico hanno senso. Mi sembra un buon passatempo, sissignore.
Allora mi correggo, il mondo non esiste, l'albero che cade non fa rumore se nella foresta non c'è nessuno. Ecco, mi sembra un buon inizio.
Sì, è bello sapere di essere utili all'umanità.

martedì 16 settembre 2008

lunedì 15 settembre 2008

specchi

Ci sono delle questioni sugli specchi che non mi sono per niente chiare.
Prima di tutto, come fa uno specchio a riflettere? Cosa c'è dietro al vetro?
Secondo di tutto, perchè lo specchio inverte la destra con la sinistra, ma non l'alto con il basso?
Poi, il modo in cui io mi vedo allo specchio è uguale al modo in cui gli altri vedono me? Mi imbarazza pensare che gli altri vedano proprio quella faccia lì, anzi non so come riescano a fissare la mia faccia senza scoppiare a ridere.
Altra cosa, quanto ci si può fidare di uno specchio? Per esempio, non so se capiti solo a me, ma io non riesco ancora a fidarmi degli specchi agli incroci. Se io vedo allo specchio che non arrivano macchine, non riesco a convincermi che davvero non arrivino macchine. Io sto guardando uno specchio, mica la strada vera. Come si fa a buttarsi in un incrocio senza guardare la strada vera? Per non parlare poi degli specchi con la retina davanti.
Poi non capisco perchè tutti gli ascensori abbiano lo specchio. Uno sale e la prima cosa che vede è la sua faccia. Magari è perchè così l'ascensore sembra più grande e uno non soffre di claustrofobia. O magari è per non farti sentire solo quando non ci sono altre persone che salgono con te.
Può essere una buona idea, non lo so. Io però quando mi guardo allo specchio mi sento ancora più solo, perchè mi accorgo che anche alle mie spalle non c'è mai nessuno.

sabato 13 settembre 2008

adesso

E adesso?
Adesso cosa succede?
Adesso che riparto. Adesso che che siamo a settembre, di nuovo. Adesso che è successo tutto quanto.
Adesso che alle otto di sera ricomincia a fare buio.
Cosa succede adesso?
Forse niente, cosa volete che succeda? Io riparto, chiedendomi cosa succederà quando tornerò. E poi sarà Natale, e mi chiederò cosa succederà l'anno nuovo.
Ma adesso, cosa succede "adesso"? Cosa ci si deve aspettare adesso? A cosa bisogna prepararsi, adesso?
Forse è tutto un po' come prima, forse è tutto diverso. Io sono come prima, e le cose attorno sono diverse, diverse le persone, e il modo di riempire i giorni e le sere. Succedono tante cose e io continuo a chiedermi cosa succederà adesso, come se non me ne stessi già accorgendo...

giovedì 11 settembre 2008

ipotesi

Supponiamo che fra un po' io parta. Diciamo, così per ipotesi, il 30 settembre.
Mettiamo il caso che io stia via, per esempio, due o tre mesi. Così tanto per dire un numero.
Immaginiamo che mentre sono via io mi accorga che via è meglio di qui. Per esempio, buttiamo lì che io mi innamori della birra inglese e delle patate bollite al punto da non voler più tornare indietro.
Supponiamo che io non torni più indietro.
Suppongo che potebbe anche darsi.
Potrebbe anche darsi.
Darsi.
Si dà.
Si dà il caso che non torno.
No, forse per intanto meglio supporre ancora un po'.

mercoledì 10 settembre 2008

caso

Sapevi che vincere o essere vinti
sono facce di un Caso indifferente,
che non c'è altra virtù che essere coraggiosi
e che il marmo, infine, sarà l'oblio

(Jorge Luis Borges, A Carlo XII)

lunedì 8 settembre 2008

moderatamente

Volevo dire solo una cosa prima di andare a dormire. Ma adesso non voglio più.
Quelli del Nobel non mi hanno ancora contattato. Peggio per loro.
Però mi hanno contattato quelli che volevano sapere se ero soddisfatto della mia bolletta del telefono. Moderatamente soddisfatto, ho risposto. Soprattutto perchè non la devo pagare io.
Comunque io non telefono praticamente mai. Soprattutto perchè non ho niente da dire. Poi perchè il telefono mi imbarazza. Non vedo l'altro in faccia, capite? Mi immagino sempre che quell'altro stia alzando gli occhi al cielo davanti alla cornetta e sbuffando mentre io parlo. Poi non si capisce mai quando l'altro sta per dire qualcosa. Così ci sono le pause di silenzio e poi all'improvviso si comincia a parlare contemporanemente. No scusa dimmi tu. No dimmi tu. Dicevodicevo. No scusa prima, no tu. Pausa di silenzio. Eccetera.
Moderatamente soddisfatto, comunque.

sabato 6 settembre 2008

la storia triste del camaleonte blu - parte III e ultima

Riassunto puntate precedenti. Il camaleonte si trova nel mondo senza colori, e va in crisi di identità. Per modo di dire, ovviamente, perchè il camaleonte l'identità non ce l'ha, ma la ruba di volta in volta al mondo, a seconda del colore in cui si trova. Il camaleonte non sa che colore mettersi, ha paura di assumere l'iniziativa e prendersi la responsabilità del proprio travestimento. Sennonchè, d'un tratto il camaleonte si accorge che non tutto è senza colore. Il cielo, infatti, è rimasto blu. Il camaleonte può così lasciare che ci pensi la natura, coi suoi meccanismi, a colorarlo di blu. Il camaleonte si sente sollevato, perchè quel cielo blu lo ha liberato dall'angoscia di dover scegliere, dall'angoscia di essere libero. Il camaleonte è stato liberato dalla sua libertà.
(leggi la seconda parte- leggi la prima parte)

Parte terza. Non lo so perchè il cielo era rimasto blu. Se lo stava iniziando a chiedere anche il camaleonte, pur senza essere troppo tormentato dalla questione. Per lui era sufficiente aver preso di nuovo un colore, uno qualsiasi. Tutto il resto contava poco. Eppure, noi che non siamo camaleonti una spiegazione la dobbiamo pure trovare. Allora, se proprio lo volete sapere, io penso che il mondo davanti al camaleonte non fosse mai stato davvero senza colori. Io penso che tutto quanto fosse rimasto del proprio colore allo stesso modo in cui il cielo era rimasto blu. La sola cosa diversa era il modo in cui il camaleonte voleva vedere il suo mondo, il modo in cui il camaleonte proiettava i propri desideri sul mondo. Solo il blu del cielo era rimasto davanti agli occhi del camaleonte perchè solo il blu del cielo realmente gli importava. Il camaleonte vedeva il mondo solo attraverso i suoi desideri, anche se la sua abitudine di doversi adeguare ai colori del mondo lo portava a credere che anche quel blu, l'unico colore rimasto, fosse un'imposizione della natura, su cui lui non aveva potere.
Sì, io credo che il camaleonte volesse davvero essere libero di scegliere, anche se la sua natura camaleontica gli impediva di capire quanto lui in realtà desiderasse questa sua libertà. Il camaleonte allora, senza accorgersene, era riuscito a diventare libero nel solo modo che gli era concesso. Perchè adesso la natura gli stava imponendo quello che in realtà lui aveva già scelto, quello che in realtà lui desiderava. Era stato lui a scegliere, senza saperlo, che l'unica cosa colorata del mondo là fuori dovesse essere il cielo blu. Così, il camaleonte era riuscito a imporre alla propria natura il modo in cui lui voleva essere comandato da lei, raggiungendo quello spazio al di là di tutte le sue varie identità e i suoi vari colori, in cui lui e la sua natura coincidevano. E anch'io credo che trovare la sintonia con la propria natura, e non combatterla, armonizzare i nostri desideri più profondi con i nostri limiti, essere padroni della nostra identità senza avere la pretesa impossibile di annientarla. io credo che tutto questo significhi davvero essere liberi. Nell'unico senso che ci è concesso.

Così finisce la storia triste del camaleonte blu. Sono contento di scoprire che, alla fine di tutto, il camaleonte non sia poi così triste. Se quelli del Nobel mi cercano per il premio, possono contattarmi alla mia solita e-mail.

venerdì 5 settembre 2008

sensazioni

Ho una strana sensazione. Come se stesse per succedere qualcosa. Qualcosa di sensazionale. Infatti ho la sensazione. Qualcosa di strano. Infatti la sensazione è strana.
Per intanto non succede niente, ma fra poco chissà.
Dovrei iniziare a studiare, ma sono appena tornato dal dentista e sono le undici e mezza. Quando uno è appena tornato dal dentista e sono le undici e mezza non conviene che inizi a studiare, perchè deve subito fermarsi per mangiare. Allora facciamo che per stamattina non combino niente e riprendo oggi. Così nel frattempo posso aspettare che succeda la cosa sensazionale.
Adesso però la sensazione è già meno strana. Mi prude un dito, lo gratto, e la sensazione se n'è andata. Lo sapevo, era un falso allarme. Vuoi vedere che anche oggi non succede niente di sensazionale? Ho la sensazione che sarà così.

giovedì 4 settembre 2008

supposizioni

Allora, decidiamoci una volta per tutte. E' o non è Francesca?
Non è Francesca. Va bene, non è Francesca.

Comunque è andata a finire che l'ombrello da pioggia in spiaggia ad agosto sotto il sole io l'ho comprato.

Le ferrovie si scusano per il disagio arrecato. Il treno è in ritardo, ci scusiamo per il disagio. Il treno è soppresso, ci scusiamo per il disagio. Basta, non ne posso più. Non devono dire "ci scusiamo". Devono dire "chiediamo scusa". Devono chiedere. Poi siamo noi che decidiamo se scusarli o no. Non possono scusarsi da soli. E' come dirsi grazieprego. Io, per esempio, non li scuso. Quando non li scuso non faccio il biglietto, come gli italiani.

Domani piove, dicono. Quindi non piove. Il governo resta ladro comunque.

Ho accettato il regalo. Con un'accetta. Un bel taglio verticale. Proprio non mi piaceva.
A proposito di medicine, tra l'altro, non ho mai capito l'origine del nome "supposta". Quello che non mi è chiaro è cosa si debba supporre.

L'orologio fa l'una e mezza. Ci sono buone probabilità che sia l'una e mezza. Occorre che si dorma, e presto.
Così anche i pesci son contenti.

lunedì 1 settembre 2008

segreti


Quella striscia di luce che parte dal sole, attraversa tutto il mare e arriva fino ai tuoi piedi. Il sole che per pochi istanti se ne sta proprio di fronte a te, e tu non hai neppure bisogno di guardare verso l'alto. Essere all'altezza del sole, assorbire la sua luce senza esserne accecati. E quella breve, ma intensa sensazione di sentirsi padroni del mondo, di possedere il segreto del sole e del cielo prima che il sole si alzi a illuminare il resto del mondo e il cielo diventi del solito azzurro che riempie i pomeriggi. Di vedere il sole per come lui è, prima che si copra di luce abbagliante.
L'alba ti dà la sensazione di vivere in un tempo diverso, di essere un passo avanti rispetto a tutti gli altri. Di sentire se stessi prima di sentirsi parte del mondo. Di potere dire "io" e, per pochi minuti, capire il significato di questa parola. Io.