mercoledì 30 giugno 2010

grilli

Grilli. Fuori, per i fatti loro. Un suono unico che sono tanti suoni insieme, anzi tanti suoni uno dentro l'altro, o dopo l'altro, e comunque un suono. Come una vibrazione continua, ma non monotona, anche se sempre uguale. Grilli, insomma. Dal prato e dal bosco e da tutto quello che è fuori e filtra attraverso una finestra spalancata, sì, ma non per tutto e per tutti. Di certo spalancata per il buio, di certo spalancata per i grilli. E forse per nient'altro, a meno che non sia fatto di pensiero. A meno che non siano grilli. Come l'estate scorsa, e come quella prima. E quella prima ancora, sì, soprattutto quella. I grilli di quell'estate erano diversi, che ancora me li ricordo, e mi tornano a uno a una quelle parole insieme al loro suono, che è lo stesso suono di adesso. Ma è tutta un'altra storia. Davvero,tutt'altro. Forse solo una copia. E se lo è, è come tutte le copie, una brutta copia. Perché non è lei. Solo cose che le si aggrappano. Disperate.
Non si capisce niente, lo so, e va bene così, per me va bene così. Perché tanto è così, o niente.

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