A volte mi chiedo se la mia gatta sia consapevole della sua indiscutibile superiorità rispetto al resto delle creature viventi. La superiorità della mia gatta è duplice: in quanto gatta, è superiore a tutte le altre specie viventi, e in quanto la "mia gatta", è superiore al resto dei normali gatti, che devono accontentarsi della loro semplice superiorità.
Il sospetto che lei ne sia consapevole mi viene ogni volta che la vedo immobile a fissare i cani del vicino che le sbraitano addosso al di là della rete. La mia gatta non scappa, no, lei li osserva. Come se il loro ringhio non la riguardasse. Li osserva e pare che li studi, perché la mia gatta è curiosa di sapere da dove arrivi tutta quella rabbia e, insomma, perchè i cani del vicino si incazzino tanto. Dopo un po' la mia gatta assume quell'aria rassegnata di chi è costretto a fare i conti con individui non all'altezza del suo bon ton, e non può trattenere uno sguardo compassionevole verso di loro. Che nel frattempo continuano a sbraitare, irritati dal fatto che la mia gatta non risponda alla provocazione. Ed è in quello sguardo compassionevole che io vedo il segno della lucida consapevolezza della mia gatta.
Come quando, per esempio, succede qualcosa che la spaventa, tipo uno starnuto o il rumore della porta che si apre. La mia gatta allora ha un sussulto, fa un piccolo scatto, due o tre passi, non di più, che scuotono la sua compostezza. Ma appena fatti quei due o tre passi, la mia gatta cerca subito di rimettersi nella posizione in cui era, cerca di apparire indifferente, come se fosse stata presa da un senso di vergogna per aver macchiato la nobiltà delle sue pose. Mi ricordo che quando si era tagliata la zampa e si è fatta un paio di giorni mogia mogia sul divano, cose che peraltro fa anche quando non si taglia la zampa, ho provato a metterle del disinfettante sulla ferita. Quando è caduta la prima goccia, ha fatto un salto di un metro e in due secondi è filata via. Dev'essere stato un bruciore infernale, ma anche lì, dopo due o tre passi, appena si è resa conto della situazione e ha ripreso il controllo dei suoi nervi, si è rimessa nella sua posa indifferente, guardandosi intorno con gli occhi socchiusi come se niente fosse successo, come se quel bruciore non ci fosse mai stato. Ecco, secondo me anche lì la mia gatta era consapevole, consapevole della propria indiscussa nobiltà e anche dell'immagine che trasmette.
Ora mettiamoci tutti a fissare la foto della mia gatta, e vediamo se riusciamo a impararne qualcosa.
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