lunedì 24 maggio 2010

salite

Prendiamo il calcio, per esempio. Mica sempre vince il più forte. Ci sono fattori non preventivabili che possono decidere come andranno le cose, tipo rimpalli, infortuni, rigori non visti, erba scivolosa. Eccetera. D'accordo, credo si debba smetterla con questo vezzo pseudo-letterario di usare il calcio come metafora della vita o cose simili. Infatti non sto dicendo che sia una metafora, è solo un esempio di come a volte le cose se ne vanno per conto loro.
Nel ciclismo, per esempio, è già diverso. Soprattutto dove ci sono le salite, quando il gioco di squadra conta poco e ognuno deve arrivare in cima pedalando con le sue gambe. Ora, concesso che i ciclisti non si dopino, ci sono poche storie: chi è più forte pedala di più, chi pedala di più vince, e quello che pedala un pochino meno arriva secondo, e quello che pedala un pochino meno ancora arriva terzo, e così via. Senza trucco e senza inganno. Limpido. Non è che c'è l'imprevisto per cui uno, anche se è più forte, non vince, o quello scarso arriva prima di quello che pedala più di lui.
Cosa voglio dire con tutto questo? Niente, niente, non voglio dire niente. Si era detto niente metafore, quindi non ne traggo nessuna conclusione.
Ho solo presentato dei dati di fatto.
Quello che gioca meglio a pallone potrebbe anche perdere, ma quello che pedala di più no, lui non perde. Ok, e allora?
No, niente, allora niente. Potrei continuare all'infinito a fare esempi, ma non è che ne debba seguire per forza qualcosa.
Per esempio, io faccio delle cose, e cerco di farle bene, come se fossi uno che pedala più degli altri, se solo fosse concesso fare metafore che però abbiamo detto che non si fanno. Oppure come uno che prova a giocare a calcio meglio degli altri, ma così, tanto per dire, mica che voglio davvero fare dei paragoni. Però se potessi fare delle metafore direi che è più simile al calcio che al ciclismo. Cioè, puoi pedalare quanto vuoi, ma mica è detto che vinci. A volte non vinci neppure se corri da solo. Perchè ti fermi prima, o perchè arrivi fino in fondo, sì, ma non c'è nessuno a vederti mentre tagli un traguardo che non c'è, nessuno è lì a prendere atto della tua vittorie, e questo significa che non c'è stata nessuna vittoria, e che anzi forse non c'era mai stata nessuna gara. E tu stavi correndo come un donchisciotte qualunque che non ha capito che il mondo stava andando da un'altra parte, che forse sei arrivato primo in cima alla salita, sì, ma hai preso la montagna sbagliata.
Che vuol dire tutto ciò? Niente, niente, non vuol dire niente. E' solo un altro esempio, vale per se stesso e per nient'altro. Cioè, per me stesso e per nient'altro. Non è che ne debba trarre per forza un insegnamento. E' così, un dato di fatto, ne prendo atto e amen.

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