martedì 29 gennaio 2008

beer

per la seconda volta da quando sono qui mi sento dire che non sembro proprio un italiano. Lo prendo come un complimento, ovviamente.
La prima volta me lo aveva detto la mia vecchia padorna di casa, stupita dal fatto che mangiassi tutto quello che mi metteva nel piatto, anche quello che non sapevo cosa fosse. E per altro ancora adesso non so cosa siano molte cose che ho mangiato.
L'altra sera invece vado a bere "una" birra al pub con il figlio della mia nuova padrona di casa, che rimane stupito dal fatto che ordino una pinta di ale inglese perche', dice, tutti gli italiani con cui gli era capitato di andare a bere prima di tutto non apprezzavano la ale inglese, e poi prendevano al massimo un quartino di birra chiara leggera. Non so che italiani gli sia capitato di incontrare, di sicuro non il tipo di italiani che conosco io. Ad ogni modo dopo la quarta pinta spero di avergli fatto cambiare idea e di avere risollevato un pochino la reputazione degli italiani. Almeno in fatto di birra.

Gli inglesi hanno uno strano rapporto con la birra. Bevono come delle spugne, sia chiaro. Pero' con disciplina. Tanto, ma con criterio. Non stanno mai al pub fino a tardi. Fino a qualche anno fa addirittura i pub erano obbligati per legge a chiudere alle 11. E non bevono MAI se devono guidare. Per questo vanno tutti al pub a piedi, e ci sono talmente tanti pub che ogni casa ne ha almeno uno a portata di mano (la casa dove ho io ne ha almeno 5 a poche centinaia di metri). In compenso, in quelle poche ore che passano al pub svuotano bicchieri che e' un piacere. E ci tengono alla "loro" birra, la "real ale". Ce ne sono una quantita' infinita di tipi, quasi tutte non industriali, e quasi tutte spillate a pressione, non a gas. Gli inglesi sono cosi' legati alla loro birra che non usano la parola "beer" per chiamare i tipi di birra diversi da quella inglese. "Beer" e' solo la real ale, quella liscia, amara, piuttosto alcolica. La birra chiara non e' "beer", e' semplicemente "lager". Devono usare la parola tedesca, perche' non esiste neppure la parola inglese per la birra chiara. Se vai al supermercato, nel reparto birre, trovi lo scaffale della "beer" e poi lo scaffale delle "lager". Rigorosamente distinti.
Eh, quanto abbiamo da imparare dagli inglesi...

venerdì 25 gennaio 2008

...

solo una cosa voglio dire..
va bene il senatore che viene aggredito e sviene per aver liberamente votato, tanto lo sapevamo gia' come funziona il sistema da noi...
va bene la bottiglia di champagne stappata in senato, se qualcuno pensa che sia davvero il caso di festeggiare...
va bene il tizio che si mangia la mortadella in parlamento, tanto ormai la reputazione degli italiani e' quella che e'...
...ma se mi devo ritrovare berlusconi al governo io in italia non ci torno, vi avviso!

p.s. http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2008/01/25/?ref=hpsbsx

giovedì 24 gennaio 2008

dimensioni

Tutto fila liscio. La mia vita, intendo. Fila via liscia liscia come la birra inglese. Come il fiume che attraversa cambridge. Come le nuvole del cielo inglese che prima ci sono, poi non ci sono, poi ritornano. Come il vento che non sta zitto un minuto. Oggi mi sento bene, forse e' solo per questo che tutto mi sembra cosi' liscio, tranquillo. Normale. Stupendamente normale. Si tratta solo di prendere le misure, poi una volta che ci si e' costruiti la propria dimensione tutto quanto sembra molto piu' semplice.
Magari e' sempre stato cosi', magari e' davvero cosi' la realta', e io non me ne ero mai accorto. O magari e' solo la realta' inglese. O magari e' solo la realta' di questo 24 gennaio, e domani tutto tornera' a sembrarmi caotico e problematico e impossibile. Devo smettere di scrivere, prima che mi renda conto che forse neppure adesso e' tutto davvero cosi' liscio come mi sembra...meglio continuare a far finta di star bene, almeno per un po'. Non provate a convincermi che non e' cosi', per favore.

mercoledì 16 gennaio 2008

amen II

ogni tanto do un' occhiata ai siti italiani. Cosi', tanto per sapere come vanno le cose a casa, e come va la juve. Insomma, mi tengo aggiornato sulle cose importanti.
Sono contento di essere lontano dall'italia, cosi' mi perdo tutto il blaterale che immagino ci sia in questi giorni sulla storia del papa che si e' offeso e non va piu' a inaugurare l'anno alla Sapienza a Roma. Davvero non c'e' niente di piu' importante, o di piu' interessante, di cui parlare? Sono contento di sapere che al momento ci sono cosi' pochi problemi in italia che ci si puo' permettere di riempire pagine di giornali con cose vuote e senza senso come "tollaranza", "rispetto", "pluralismo", o roba simile.
Tolleranza...perche'? cosa vuol dire "tolleranza"? Ci sono cose giuste e cose sbagliate, e non ci puo' essere tolleranza sulla cose sbagliate. E' sbagliato che il papa vada a inaugurare l'anno accademico in universita', perche' i valori del papa sono diversi, e anzi spesso contrari, ai valori della ricerca e della scienza, e se l'universita' e' il luogo della ricerca e della scienza, e non della fede e delle preghiere, e' giusto che il papa non ci vada. Pero' siccome in Italia lo sgarbo al papa ha un peso sociale e politico non indifferente, ecco che si va a tirare fuori quella parolina, sempre pronta a ogni uso e a ogni evenienza: tolleranza. Come se credere nei valori della scienza e credere nei valori della chiesa fosse esattamente la stessa cosa, e dove ci sono gli uni ci possano stare anche gli altri. Assurdo. Sono due cose che non possono stare insieme, perche' quello che dice una e' in contraddizione con quello che dice l'altra. Sono due cose che non hanno neppure bisogno l'una dell'altra, perche' la ricerca scientifica sa darsi delle norme e un'etica indipendentemente dall'etica cattolica, e anzi spesso un'etica migliore di quella cattolica. La scienza medica cerca di alleviare le sofferenze e dare una vita, e una morte, dignitosa alle persone. La morale cattolica sta completamente sul lato opposto. Quindi non ci puo' essere tolleranza, non ha nemmeno senso la tolleranza, perche' la tolleranza e' possibile solo fra ideali che non si pestano i piedi gli uni con gli altri. Quando si hanno degli ideali che vanno contro gli interessi di altre persone si e' dei fanatici, e molti cattolici lo sono. Tolleranza e' lasciare che ciascuno abbia un proprio ideale, ma non puo' essere lasciare che quell'ideale invada campi che non gli competono, o ponga limiti a campi che non gli competono.
Perche' se si pensa che la chiesa abbia qualche competenzae qualche diritto di parola in ambito scientifico allora vuol dire che siamo rimasti nel Medioevo. E visto la reazione comune dei politici italiani ho il sospetto che il medioevo italiano non sia ancora finito

giovedì 10 gennaio 2008

2+2

Tira vento. Forte. I cappelli volano via, i vetri vibrano, la bicicletta sbanda, cose cosi'.
Tira vento contrario. Sempre. Non importa da che parte stai andando, il vento inglese non sarebbe inglese se non fosse contrario. Allora devi mettere la sciarpa su su fino alle orecchie, la berretta giu' giu' fino al collo. Cosi' puoi far finta che il vento non ci sia, anche se la bicicletta sbanda lo stesso, e a pedalare si fa lo stesso fatica doppia.
Provo a fare il conto di quanto tempo devo ancora stare qui. Due mesi e cinque giorni. Spero non siano tutti cosi', con questo vento. Comunque sono tanti. Poi tra qualche settimana mi sembreranno pochi, ma per intanto secondo me sono tanti. Sono abbastanza per far cambiare tante cose. Ma per quello bastano pochi minuti. Si', pero' in due mesi cambiano di piu'. Magari cambiano cosi' tanto che alla fine ritornano come erano prima, o come sono adesso. Cose che possono cambiare in questo tempo (o che forse sono gia' cambiate): stagione, programmi tv, governo, prezzo del te', persone, sentimenti, pagine del calendario, colore degli alberi. Cose che non possono cambiare: ricordi (alzheimer permettendo), cose che ormai sono successe (anche nel caso in cui non si ricordino piu'), numero dei pianeti, il risultato di 2+2.
Ci aggiorniamo fra un po' di tempo, per vedere cosa e' cambiato e cosa no.

lunedì 7 gennaio 2008

parte II

cambridge parte II. E' come cambridge parte I, solo in una casa diversa. La casa mi piace, anche se e' un po' piu' vecchia di quella dove ero prima. Lo si capisce dalle serrature delle porte e del cancello, perche' bisogna sempre lottare per trovare la posizione giusta per fa scattare la chiave. Stamattina, per dire, ci ho messo dieci minuti a chiudere il cancello.
Pero' dentro e' davvero accogliente, piu' dell'altra. Forse perche' e' piu' piccola, o forse perche' e' piu' luminosa. La cosa positiva e' che, a quanto ho visto finora, sembra che qui mangino in modo un po' piu' normale, cioe' europeo, cioe' giusto. E poi ieri sera mi hanno fatto quasi ubriacare con una bottiglia di vino australiano che fa 14 gradi. Ci sono due pub di emergenza a poche centinaia di metri da casa, un supermercatino a due passi, l'ufficio postale di fianco al supermercatino e la fermata dell'autobus di fronte all'ufficio postale.Insomma, c'e' tutto.
Fino a stamattina mi sentivo un po' malinconico. Anche adesso a dire la verita'. Pero' gia' meno. Ci sono delle cose che mi mancano, per quanto mi possa trovare bene qui. Non tante. Pero' mi mancano tanto. Quindi divento malinconico. Allora e' meglio se mi metto a studiare, cosi' non ci penso.
Piu' di tutto mi manca una tazza di te' alla vaniglia dopo una serata fuori, e vedere le lancette dell'orologio che segnano le 4 di mattina e lo stesso non volere andare a dormire...per il resto no, se devo essere sincer nient'altro mi manca davvero..forse solo un pochino la mia gatta.

martedì 1 gennaio 2008

discorso di capodanno

Là fuori è Capodanno. Si festeggia, non si sa bene cosa, ma si festeggia. Fuochi d'artificio, petardi, proiettili, bombe, incendi, esplosioni. L'importante è fare il botto, nelle piazze, dai balconi, anche in automobile. Il vecchio se ne va e il nuovo arriva. Il nuovo sarà meglio del vecchio, o almeno si spera. Intanto cominciamo a festeggiare, poi si vedrà.
Bilanci, previsioni, aspettative. Capitoli chiusi. Capitoli appena aperti. Il primo nato un minuto dopo mezzanotte, quello un secondo dopo mezzanotte, la mamma e il papà dei primi nati. Telecamere in ospedale. Il ginecologo. Non è capodanno senza un ginecologo.
Malinconia. Capodanno mi mette sempre malinconia. Succede, quando sono in mezzo a feste che non mi appartengono. Vorrei che un po' del vecchio restasse, e il nuovo mi spaventa. Vorrei trovare un motivo per festeggiare quel numerino che cambia sulle copertine dei calendari, in fondo alle date dei moduli che compilerò, sul display dell'autoradio. Vorrei che il 2008 fosse più simile al 2007 che al 2009. Vorrei che ciò che ha reso speciale il mio 2007 continuasse anche nel 2008, come se non esistesse nè 2007 nè 2008, nè 31 dicembre nè 1 gennaio, ma solo una lunga notte davanti a una fontana in riva al lago stretto in un abbraccio che tiene tutti gli anni e tutti i momenti dentro di sè, e mi fa dimenticare tutto quello che sta al di fuori di quell'abbraccio. Mi fa dimenticare l'anno nuovo e il futuro, mi fa dimenticare che c'è qualcosa di diverso dal presente e dal cielo stellato di una fredda serata inglese, da un fiume che attraversa i parchi verdi di una piccola città e dai sorrisi che hanno illuminato per qualche ora Londra, da un piccolo ristorante dove il 30 dicembre 2007, lontano 100 chilometri da casa, mi sono ricordato di cosa significhi sentirsi davvero " a casa". Una casa è una persona che sa muoversi dentro i tuoi silenzi per farli diventare i suoi.
Desideri per il 2008: che tutto questo rimanga, che certe fontane non smettano mai di zampillare.
Progetti per il 2008: nessuno, tranne quelli che farò ogni mattina alzandomi dal letto e che spariranno nel sonno della notte dopo.
Auguri per il 2008: nessuno, tranne quelli che ho già fatto a tutte le persone per le quali i miei auguri sono davvero sinceri.
Nel 2008 compirò 27 anni... 27 anni: possibile che sia proprio io?