martedì 10 agosto 2010

piogge

È questa, è lei la notte delle stelle cadenti. È la notte di tutti, perchè non esiste una sola persona, né è mai esistita, senza dei desideri. Anche quando sono flebili speranze o illusioni, utopie o sogni, è pur sempre per questo tendere a ciò che ancora non c’è che siamo quel che siamo. Anzi, forse è proprio quello che ancora non si ha, più che quello che si ha, a definire una persona, a darle la sua identità. Forse è da quello che uno desidera, più che da quello che ha già fatto o da quello che già possiede, che si può capire chi è davvero una persona. Io ho una lista di desideri che non finisce più, e forse per questo faccio fatica a capire chi davvero sono. Troppe cose diverse ancora da raggiungere, e niente che le tenga insieme. Tutto questo è bellissimo e angosciante al tempo stesso. È un disordine e una tensione che forse non si appianeranno mai. Se dovessi trovare una formula per questo miscuglio, direi che il desiderio che vorrei affidare alle stelle cadenti di questa notte è il desiderio di avere un futuro, di sapere che c’è qualcosa nel domani che riuscirà a dare un senso a questo presente. E cosa è questo, se non il desiderio di una, precisa, in scalfibile, solida identità?
Ma è troppo grande questo desiderio per essere affidato a una pioggia di stelle cadenti. Non si può fare altro che spezzarlo, frantumarlo in una miriade di piccoli desideri, uno per ogni stella, e sperare che tutti insieme abbiano un senso, un comune denominatore, qualcosa che assomigli a un futuro in cui riconoscermi, in cui gettarmi. Ci sono abbastanza stelle per tutto questo? Cadranno tutte in queste notti, ora che ho davvero bisogno di loro?

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