martedì 24 agosto 2010

scado

Son tornato, se qualcuno se lo stava chiedendo. Ma non ora, sono tornato tre giorni fa. Cioè, è un po' come non essere neanche andato via. Giusto il tempo di qualche passeggiata sui monti, anzi sotto.
Ad ogni modo, il lavoro incombe anche ad agosto, soprattutto se hai un lavoro non ben definito, di quelli che non iniziano mai per davvero e non finiscono mai per davvero, senza orari, ferie, straordinari, quasi persino senza soldi. E le scadenze incombono, ogni giorni ne salta fuori una, per il lavoro o per i miei progetti, e anche per la scadenza dello yogurt nel frigo. Lo yogurt tende a scadere ogni volta che sei a casa da solo, perché svuoti giorno dopo giorno il frigorifero senza seguire le date di scadenza e chiederti cosa andrebbe mangiato per primo. Non mi importa, molta roba è buona anche da scaduta, a parte i progetti di ricerca e gli yogurt.
Non credo che yogurt si scriva così peraltro. Ci vorrà come minimo un'acca, ma non saprei dire dove. Mi informerò, non appena ne avrò voglia.
Ora no che devo dormire, e la notte corre più veloce del mio sonno, tanto che non mi è molto chiaro il senso di quest'ultima frase. Quel che è certo è che anche la notte scade, e tra poco non sarà più buona per nulla. E allora è meglio se vado, prima che diventi acida, come certe notti che so io.

martedì 17 agosto 2010

attimo

Un respiro..datemi un attimo, solo un attimo. Mondo dammi un attimo. Stacco la spina due giorni, forse tre. Non ci sarò per nessuno, ma tanto poi alla fine ci sarò lo stesso.
Ma voglio almeno l'illusione di sbattere il mondo fuori dalla porta, adesso, e urlargli di non tornare mai più.
Ecco, fatto, così..molto meglio ora..via, fuori tutti da questa porta, questo è il mio attimo, brevissimo ma mio.
Vado.

martedì 10 agosto 2010

piogge

È questa, è lei la notte delle stelle cadenti. È la notte di tutti, perchè non esiste una sola persona, né è mai esistita, senza dei desideri. Anche quando sono flebili speranze o illusioni, utopie o sogni, è pur sempre per questo tendere a ciò che ancora non c’è che siamo quel che siamo. Anzi, forse è proprio quello che ancora non si ha, più che quello che si ha, a definire una persona, a darle la sua identità. Forse è da quello che uno desidera, più che da quello che ha già fatto o da quello che già possiede, che si può capire chi è davvero una persona. Io ho una lista di desideri che non finisce più, e forse per questo faccio fatica a capire chi davvero sono. Troppe cose diverse ancora da raggiungere, e niente che le tenga insieme. Tutto questo è bellissimo e angosciante al tempo stesso. È un disordine e una tensione che forse non si appianeranno mai. Se dovessi trovare una formula per questo miscuglio, direi che il desiderio che vorrei affidare alle stelle cadenti di questa notte è il desiderio di avere un futuro, di sapere che c’è qualcosa nel domani che riuscirà a dare un senso a questo presente. E cosa è questo, se non il desiderio di una, precisa, in scalfibile, solida identità?
Ma è troppo grande questo desiderio per essere affidato a una pioggia di stelle cadenti. Non si può fare altro che spezzarlo, frantumarlo in una miriade di piccoli desideri, uno per ogni stella, e sperare che tutti insieme abbiano un senso, un comune denominatore, qualcosa che assomigli a un futuro in cui riconoscermi, in cui gettarmi. Ci sono abbastanza stelle per tutto questo? Cadranno tutte in queste notti, ora che ho davvero bisogno di loro?

mercoledì 4 agosto 2010

più

E via, che si riprende. Taglia, cuci, copia, incolla, aggiungi, cerca. Insomma, lavora. Terza versione del progetto, ma bisogna superare la crisi di rigetto.

Non sopporto le rime non volute, ma non ho voglia di cercare altre parole, devo tenere i neuroni freschi per il progetto.
Ho la nausea, in senso metaforico e anche un po' non metaforico. Voglio finire, voglio solo finire. Non ho spazio per nient'altro dentro alla testa, e neppure dentro a nessun altra parte, se mai c'è un po' di interiorità anche nelle altre parti.

Lo vedete come parlo? Uno si riduce male, a scrivere e riscrivere la stessa cosa fino a bruciarsi tutta la fantasia.

Non ne posso più. ok? Non ne posso più. Voglio fare uno di quei lavori dove a un certo punto finisci e non ci pensi più, dove a un certo punto vai in vacanza e non ci pensi più, dove poi a un certo punto persino ti pagano e non ci pensi più.

Ecco sì, voglio non pensarci più. E' chiedere troppo?? Per intanto devo andare a pensarci, e la giornata non poteva iniziare in modo più pesante