Non credo di essere abbastanza consapevole di quello che succede attorno a me. Succedono cose di cui non riesco a capire la ragione e che mai avrei immaginato, e nessuno sembra stupirsene. Quindi ne deduco che mi sfugge qualcosa, che ci sono delle spiegazioni che sono là fuori, a portata di mano, ma che io non riesco a vedere. Forse perchè ogni volta che vado là "fuori", senza accorgermene mi tappo il naso e le orecchie e gli occhi. Ma è più forte di me, è una specie di reazione istintiva. Non si può stare là fuori a lungo senza dimenticarsi, quasi per auto-difesa, di essere là fuori. Ad ogni modo, di questa consapevolezza che mi manca ne faccio volentieri a meno, perchè mi manca, sì, ma non mi manca per niente.
Questo weekend lo passo al seggio a compilare verbali su verbali su verbali e a contare i voti che Berlusconi si porta a casa. Ecco un'altra dimostrazione della mia mancanza di consapevolezza, come è possibile che Berlusconi si porti a casa valanghe di voti nel 2010. Meglio non sapere, anzi non pensarci. Peggio per voi, quindi per noi, quindi per me. Prima o poi forse mi metterò in salvo.
Ho finito di scrivere un articolo, poi ho finito di scriverne un altro, poi ho iniziato a riscrivere un malloppone di 200 pagine. Poi non so che altro si debba fare. Se fossi un gatto come la mia gatta sarebbe molto più semplice, anche se il mio universo concettuale si ridurrebbe a un "miao" e non avrei abbastanza predicati per scrivere articoli, e va da sè che nessuno me li pubblicherebbe. ma non avrei neppure ambizioni tali per cui questo dovrebbe essere un fatto negativo. Tutto sommato mi converrebbe.
E la cosa peggiore di tutte è che dopo tutte queste parole non sono riuscito a capire se oggi devo essere contento e tranquillo o depresso e preoccupato o apatico e indifferente. Forse dovrei accontentarmi di capire quello che sono, non quello che dovrei essere. Ma non so quale delle due cose sia più difficile. QUello che so è che prima o poi, idealmente, dovrebbero arrivare a coincidere. "Idealmente" vuol dire che lo si dice così tanto per dire, perchè si sa che tanto non succederà mai.
Forse allora le cose stanno così, che idealmente oggi potrei anche valutare di essere felice e contento.
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