venerdì 29 gennaio 2010
catcher
Così è morto pure il vecchio Salinger. Vattelappesca. E io che pensavo che fosse già morto da un pezzo, e che anche il giovane Holden fosse ormai invecchiato. E invece il vecchio Salinger viveva ancora, senza dire niente a nessuno, lui viveva. E il giovane Holden, anche lui ha continuato tutto questo tempo la sua gioventù cretina. Ma la fine dura ancora adesso che il libro è finito proprio in quella pagina dove per fortuna il vecchio Salinger l'ha fatto finire. Proprio in quella pagina dove la gioventù del giovane Holden non può finire. Dove la gioventù del giovane Holden e del vecchio Salinger non possono più finire. Non mi importa un fico secco che tu sia morto, vecchio Salinger. La tua gioventù ce l'hai lasciata qui.
mercoledì 27 gennaio 2010
rispondere
Preferivo prima, quando avevo la scusa di essere un bambino, o comunque non abbastanza grande per capire e sopportare tutto quello che succedeva a me e attorno a me. Quando c'era una porta da cui entrare e uscire a seconda dell'umore, come quando non si ha più voglia di giocare e si va via. Adesso per certe porte non si può più uscire, di scuse non ce ne sono più. Si chiama responsabilità, dicono. Ma cos'è questa responsabilità? Qualcosa come rispondere a se stessi di quello che si fa, delle decisioni che si prendono. Pagare il conto a se stessi, o quando va bene raccogliere da se stessi i frutti. Non è del tutto vero che a un certo punto bisogna sapere prendersi le proprie responsabilità. Le responsabilità si prendono anche se non si sa come si faccia a prendersele. Perché il conto da pagare c'è comunque, che tu sia pronto o no a essere grande, a stare dentro questa cosa da cui, da un certo punto in poi, non si può più uscire. Ma per prendersi le proprie responsabilità uno dovrebbe almeno sapere che cosa ci sia in gioco dietro a ogni scelta, che cosa si rischi e che cosa si potrebbe guadagnare. Altrimenti la storia delle responsabilità diventa solo un tirare a sorte, pescare alla cieca da un mazzo sconosciuto, senza sapere neppure di cosa dovremo rispondere quando sarà il momento di fare i conti.
Una volta ero un bambino, ed era meglio.
Una volta ero un bambino, ed era meglio.
sabato 23 gennaio 2010
a lungo andare
Non tutto il male viene per nuocere, ma la maggior parte sì. A volte le cose che al momento ci sembrano negative poi a lungo andare si rivelano vantaggiose, e bisogna chiedere scusa al dio per le bestemmie che gli avevamo tirato dietro all'inizio. Di solito comunque le cose che ci sembrano negative, ci sembrano perchè sono negative, e negative restano a lungo andare, e tutte le bestemmie che avevamo tirato avevano ragion d'essere, e anzi a lungo andare uno si trova a costretto rincarare la dose.
Se il dio ci fosse, sarebbe senz'altro colpa sua. Ma siccome non c'è, dev'essere colpa mia.
Anche se magari poi, a lungo andare, quella che adesso sembra una colpa si rivelerà essere un merito, e capirò che mi sono incolpato per niente. Di solito comunque neppure questo succede, solo che a differenza di prima uno non ha neppure ragione di bestemmiare, visto che la colpa è proprio di uno, e non di due o tre, figurarsi del dio.
A volte uno si chiede cosa deve fare, ma non vuole davvero rispondere, per non essere costretto a scoprire, anzi ad ammettere, che non sa rispondere. Allora a lungo andare smette di chiederselo, per quanto poi possa sempre succedere che a lungo andare uno scopre che le domande che si faceva non erano poi così importanti, o addirittura avevano già dentro di loro la risposta e bisognava solo guardar meglio per vederla. Ma a me questo non è mai mai mai mai successo, quindi non vedo perchè dovrebbe succedere ora.
Segue bestemmia
Se il dio ci fosse, sarebbe senz'altro colpa sua. Ma siccome non c'è, dev'essere colpa mia.
Anche se magari poi, a lungo andare, quella che adesso sembra una colpa si rivelerà essere un merito, e capirò che mi sono incolpato per niente. Di solito comunque neppure questo succede, solo che a differenza di prima uno non ha neppure ragione di bestemmiare, visto che la colpa è proprio di uno, e non di due o tre, figurarsi del dio.
A volte uno si chiede cosa deve fare, ma non vuole davvero rispondere, per non essere costretto a scoprire, anzi ad ammettere, che non sa rispondere. Allora a lungo andare smette di chiederselo, per quanto poi possa sempre succedere che a lungo andare uno scopre che le domande che si faceva non erano poi così importanti, o addirittura avevano già dentro di loro la risposta e bisognava solo guardar meglio per vederla. Ma a me questo non è mai mai mai mai successo, quindi non vedo perchè dovrebbe succedere ora.
Segue bestemmia
mercoledì 20 gennaio 2010
lunedì 18 gennaio 2010
rieccoci
Ci risiamo. Due anni e mezzo fa scrivevo esattamente le stesse cose, cioè:
forse parto per l'inghilterra
forse non parto per l'inghilterra.
se non parto per l'inghilterra, niente. Magari parto un'altra volta.
se invece parto per l'inghilterra, allora parto adesso. Ma proprio adesso adesso. Cioè tra due settimane.
se non parto per l'inghilterra, niente. Sto qua.
se parto per l'inghilterra, parto sul serio. Cioè 10 mesi.
Ma non lo so ancora. Quando mi dicono se tra due settimane me ne devo andare per 10 mesi in inghilterra? Entro fine settimana, così che:
se non partissi per l'inghilterra, niente.
se partissi per l'inghilterra, avrei una settimana per prepararmi psicologicamente e materialmente a passare i prossimi 10 mesi in inghilterra, lontano dalla mia gatta.
Io quasi quasi inizio già a prepararmi, almeno psicologicamente. Ma un po' anche materialmente. Poi si fa sempre in tempo a sprepararsi, nel caso non partissi.
Per esempio, tanto per dirne una, adesso vado subito a farmi un tè, che non si sa mai.
forse parto per l'inghilterra
forse non parto per l'inghilterra.
se non parto per l'inghilterra, niente. Magari parto un'altra volta.
se invece parto per l'inghilterra, allora parto adesso. Ma proprio adesso adesso. Cioè tra due settimane.
se non parto per l'inghilterra, niente. Sto qua.
se parto per l'inghilterra, parto sul serio. Cioè 10 mesi.
Ma non lo so ancora. Quando mi dicono se tra due settimane me ne devo andare per 10 mesi in inghilterra? Entro fine settimana, così che:
se non partissi per l'inghilterra, niente.
se partissi per l'inghilterra, avrei una settimana per prepararmi psicologicamente e materialmente a passare i prossimi 10 mesi in inghilterra, lontano dalla mia gatta.
Io quasi quasi inizio già a prepararmi, almeno psicologicamente. Ma un po' anche materialmente. Poi si fa sempre in tempo a sprepararsi, nel caso non partissi.
Per esempio, tanto per dirne una, adesso vado subito a farmi un tè, che non si sa mai.
giovedì 14 gennaio 2010
beh?
E adesso? sì, lo so che la domanda me la sono fatta spesso da queste parti. Evidentemente non ho ancora risposto, altrimenti non continuerei a chiederlo.
Anche perchè messa così, non si capisce neppure bene a cosa si dovrebbe rispondere:
adesso che succede?
adesso cosa faccio?
(sono due domande diverse?)
adesso cosa sarà di me?
(è ancora la stessa domanda?)
adesso cosa devo aspettarmi?
(no, questa di sicuro non è la stessa domanda)
adesso che ore sono?
quasi le 9, è l'ora del calcetto.
Lo sapevo che prima o poi la risposta l'avrei trovata.
Anche perchè messa così, non si capisce neppure bene a cosa si dovrebbe rispondere:
adesso che succede?
adesso cosa faccio?
(sono due domande diverse?)
adesso cosa sarà di me?
(è ancora la stessa domanda?)
adesso cosa devo aspettarmi?
(no, questa di sicuro non è la stessa domanda)
adesso che ore sono?
quasi le 9, è l'ora del calcetto.
Lo sapevo che prima o poi la risposta l'avrei trovata.
martedì 12 gennaio 2010
domenica 10 gennaio 2010
parola
Appena trovo la parola, la dico. Adesso non mi viene, è troppo grande. E troppo piena di significati. E ha bisogno di essere detta troppo forte. Ed è troppo volgare. E troppo elegante.
E' una parola che non esiste, ma appena la trovo la inizio a dire e non mi fermo più..
gesusantissimo dammi questa parola che ho un bisogno matto di dirla, di urlarla, di sputarla. Mi prude la lingua da tanto che ne ho bisogno. Mi manca il respiro, mi si ingarbuglia il pensiero. Devono esserci tante lettere dentro a questa parola, altrimenti mi verrebbe più semplice pensarla..
gesumio quando la trovo poi non mi ferma più nessuno..
E' una parola che non esiste, ma appena la trovo la inizio a dire e non mi fermo più..
gesusantissimo dammi questa parola che ho un bisogno matto di dirla, di urlarla, di sputarla. Mi prude la lingua da tanto che ne ho bisogno. Mi manca il respiro, mi si ingarbuglia il pensiero. Devono esserci tante lettere dentro a questa parola, altrimenti mi verrebbe più semplice pensarla..
gesumio quando la trovo poi non mi ferma più nessuno..
venerdì 8 gennaio 2010
questa cosa qui
Ci dovrebbe essere una cosa che comincia per ogni cosa che finisce. Esattamente nello stesso istante in cui qualcosa finisce. Esattamente uguale alla cosa che finisce. Anche se si tratta di qualcos'altro, non dovrebbe essere niente di diverso. Come se non fosse altro, come se niente dovesse mai finire per davvero.
E invece eccomi qui, con questi tre anni che stanno per finire, e con niente che si apre se non un tempo indefinito che, visto da qui, sembra persino infinito, senza interruzioni, snodi, boe, senza niente a dare un significato a una porzione futura di tempo facendolo diventare il tempo di qualcosa, il tempo per qualcosa. Senza niente che segni un "momento", un "periodo", come invece un periodo preciso e significativo sono stati questi ultimi tre anni. Un po' italiani, un po' inglesi, un po' di tutto. Vissuti. Sensati, Sì, soprattutto sensati. Come forse non lo saranno i prossimi mesi. O i prossimi anni. Un senso, ecco, ci vorrebbe un senso per il futuro. O, meglio, ci vorrebbe qualcosa che desse un senso. Qualcosa da fare. Qualcosa per cui dire "ecco, io sono uno che fa questa cosa qui. E' questo ciò che io sono". Questa cosa qui, appunto, mi servirebbe questa cosa qui. E magari anche scoprire di cosa, precisamente, sto parlando.
E invece eccomi qui, con questi tre anni che stanno per finire, e con niente che si apre se non un tempo indefinito che, visto da qui, sembra persino infinito, senza interruzioni, snodi, boe, senza niente a dare un significato a una porzione futura di tempo facendolo diventare il tempo di qualcosa, il tempo per qualcosa. Senza niente che segni un "momento", un "periodo", come invece un periodo preciso e significativo sono stati questi ultimi tre anni. Un po' italiani, un po' inglesi, un po' di tutto. Vissuti. Sensati, Sì, soprattutto sensati. Come forse non lo saranno i prossimi mesi. O i prossimi anni. Un senso, ecco, ci vorrebbe un senso per il futuro. O, meglio, ci vorrebbe qualcosa che desse un senso. Qualcosa da fare. Qualcosa per cui dire "ecco, io sono uno che fa questa cosa qui. E' questo ciò che io sono". Questa cosa qui, appunto, mi servirebbe questa cosa qui. E magari anche scoprire di cosa, precisamente, sto parlando.
mercoledì 6 gennaio 2010
mbuca
Dopo che uno beve il caffè con la sambuca, non gli resta che chiedersi se esista al mondo qualcosa che dia soddisfazione più grande.
Propongo di sostituire il dilemma se sia nato prima l'uovo o la gallina con il dilemma se sia nata prima la sambuca o il caffè. Anche se secondo me il caffè è venuto prima. Ma non lo diciamo a nessuno.
Il caffè senza sambuca è come un caffè senza sambuca.
Anche la sambuca senza caffè è come un caffè senza la sambuca, che a sua volta è come la sambuca senza caffè.
Nanna adesso, basta scrivere robe. Che poi mi prendono per ubriaco. Cosa che non sono, nonostante le apparenze.
Propongo di sostituire il dilemma se sia nato prima l'uovo o la gallina con il dilemma se sia nata prima la sambuca o il caffè. Anche se secondo me il caffè è venuto prima. Ma non lo diciamo a nessuno.
Il caffè senza sambuca è come un caffè senza sambuca.
Anche la sambuca senza caffè è come un caffè senza la sambuca, che a sua volta è come la sambuca senza caffè.
Nanna adesso, basta scrivere robe. Che poi mi prendono per ubriaco. Cosa che non sono, nonostante le apparenze.
lunedì 4 gennaio 2010
possibile
Parte l'anno, in mezzo a tante cose che restano ferme. Ferme come fossero condannate all'immobilità, o in una pausa prolungata di cui qualcuno (ma chi?) deve ancora decidere la durata. Oppure ferme come sospese nel vuoto, come se ci si potesse permettere di bloccare un istante senza preoccuparsi di tutti gli istanti che nel frattempo scivolano via. O forse ferme come ferme sono tutte le cose appena prima di mettersi in movimento. Non lo so. Non so niente di niente, soprattutto in questo momento immobile. E immobili sono anche le risposte a delle domande che neppure so. Vorrei poter buttare un occhio qualche mese più in là, magari al primo caldo di primavera, per guardare indietro e capire di cosa è l'inizio questa immobilità che vorrei fosse l'inizio di qualcosa. Che non può non essere l'inizio di qualcosa. Ma devo allontanare da me il pensiero che le cose spesso sono proprio quello che io non vorrei e a volte addirittura quello che non possono essere. Mi basterebbe solo vedere più chiaro in mezzo al possibile. Sarebbe già un inizio di qualcosa.
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