domenica 31 maggio 2009

c'ero una volta

Non so bene da dove iniziare. Inizio da qui, e finisco là.
C'era una volta io, qui. C'era un'altra volta io, là. E la storia potrebbe finire qui. Cioè là, appunto.
Finendo la storia qui, cioè là, sembra quasi che la storia finisca esattamente là dove era iniziata. Là, cioè qui, appunto.
Una storia che finisce là dove era iniziata, cioè qui, potrebbe non essere nemmeno una storia. Al limite è un'inizio, a un altro limite è una fine.
In effetti, ci sono delle persone che vissero felici e contenti all'inizio della storia, e persona che c'erano una volta che la storia era già finita. Forse perchè la storia era andata all'incontrario, forse perchè la fine di una storia è comunque sempre l'inizio di un'altra. Un'altra magari più noiosa, stupida, triste, ma pur sempre una storia. Una volta, per esempio, la storia finì che aprii gli occhi al mattino e iniziai la mia nuova giornata. Fu proprio quella volta in cui la storia iniziò quando la notte finì e i miei occhi smisero di essere chiusi.
Quella volta mi ricordo che me ne andai a vivere felice e contento. Ma un giorno, sono sicuro, finirà che c'ero una volta

risparmio

"La verità è un bene prezioso. Usiamola con parsimonia"
(Mark Twain)

giovedì 28 maggio 2009

sbalordito

Sono sbalordito. Sconcertato. Sorpreso. Anzi no. Sono sconvolto. Scioccato. Traumatizzato. Anzi no. Sono stupito. Basito. Senza parole. Anzi no.
Uno sciocco scioccato e un balordo sbalordito guardano uno stupido stupito. Lo stupido chiede allo sciocco. "cos'hai da guardare?", e lo sciocco gli risponde "Sono scioccato dalla tua stupidità". Allora lo stupido dice allo sciocco "sei uno stupido sciocco. Senza offesa per gli stupidi, naturalmente", e lo sciocco gli ri-risponde "e tu sei un povero stupido, senza offesa per i poveri, naturalmente". Allora un povero che passava di lì si inalbera e urla a entrambi "cosa c'entro io? razza di stupidi". E lo sciocco, scioccato, gli risponde "povero scemo, senza offesa per gli scemi, non vedi che io non sono stupido?". Per fortuna non c'era nessuno scemo nei paraggi, altrimenti la discussione si sarebbe protratta in eterno. A tutto vantaggio del balordo che, chiamatelo scemo, se ne è stato in disparte a godersi la scena.
Tutto questo per dire che tra lo scemo e lo stupido il balordo gode.

lunedì 25 maggio 2009

senza titolo, senza niente

Diventa tutto un po' più semplice, a volte, così all'improvviso. Qualcosa se ne resta momentaneamente sullo sfondo, si nasconde e uno quasi si dimentica che esiste. Altre cose vengono in superficie, e per il tempo che durano riescono a riempire il panorama. Non ci si deve fidare, ma ci si fida lo stesso. Si sa che quello che è sullo sfondo non è sparito, che da un momento all'altro tornerà in primo piano. Ma si finge di non saperlo.Oppure, forse, si pensa che quello che si sa non sia importante, che la nostra vita possa essere controllata solo dalle sensazioni del momento, che la verità non ci riguardi.
Ma poi la verità torna e le nostre bugie crollano, persino quelle che raccontiamo a noi stessi. La verità torna e la si riconosce fin troppo bene, perchè di tutte le cose che esistono e di tutte le cose con cui ci inganniamo, la verità è l'unica cosa che non si riesce a capire. C'è, torna, ci schiaccia, ma non la capiamo. La viviamo, più spesso la subiamo. E' la parte essenziale di noi stessi, tanto essenziale che non abbiamo un punto da cui guardarla, studiarla, capirla. Forse "verità" è una parola che non dovrebbe neanche esistere. La verità è già qui, prima della sua parola, la verità è già colui che parla, non ciò di cui parla.
La verità è il nostro non conoscerla.

venerdì 22 maggio 2009

ragione

L'importante è non farsi prendere dal panico. L'importante è avere ben chiaro quello che si deve dire. L'importante è mantenere serenità e fiducia in se stessi. L'importante è dire una parola dopo l'altra, come quando si parla normalmente. L'importante è parlare normalmente. L'importante è essere chiari e sintetici. L'importante è sorridere.
L'importante non è partecipare. L'importante non è nemmeno vincere. L'importante non è aver ragione. Comunque sarebbe importante anche non avere torto.
Eccoci al punto importante. Io ho torto o ragione quando dico quello che devo dire? Secondo me ho ragione, ma non è detto che non possa sbagliarmi. Per esempio, mettiamo che, proprio mentre sto dicendo quello che devo dire, io mi accorga che dopotutto potrei anche aver torto. Che faccio, devo continuare a dirlo lo stesso?
Credo che dopotutto mi convenga aver ragione.

mercoledì 20 maggio 2009

bugia

Ci sono delle cose non vere, cose che si vedono e cose che si dicono. E delle persone non vere, che fanno vedere cose che non ci sono e parlano di cose che non esistono. Ma le persone non vere non sono gli altri. No, sono io. Io sono una persona non vera, perchè non faccio altro che mettere una maschera sopra il vuoto e dire cose irreali. Nascondo il nulla sotto le parole. Solo così riesco a ingannarmi, solo ingannandomi riesco a sopravvivere. Mi dico bugie a cui non riesco a credere fino in fondo, ma a cui non posso far altro che fingere di credere. E così mi inganno due volte, e poi tre, e poi quattro, finchè una bugia è tutto quello che mi rimane dentro.Finchè la verità stessa non diventa che una nuova bugia ancora da essere detta. Accetto il gioco degli inganni, e questa è l'unica verità che conosco. Non mi trovo più, divento una parte di qualcosa che vivo e che vedo là fuori. Divento il mio modo di vedermi, talvolta divento il modo in cui gli altri mi vedono. Sono quello che sono perchè ho deciso di esserlo, ma non mi ricordo più cosa c'era prima di decidere. Non mi ricordo più chi è quella persona che ha deciso, non mi ricordo più a chi appartiene quell'identità che adesso sono.

lunedì 18 maggio 2009

buoni

La domanda che mi sto ponendo più di frequente in questi giorni é: ma la democrazia è davvero l'opzione più giusta sempre e comunque, oppure in un paese di cretini il potere al popolo è una cosa da evitare? Il che si traduce spesso in un'ulteriore domanda: vale la pena iniziare a comportarsi da cretini per far sì che la gente ti voti, oppure è meglio rinunciare a prendere qualche voto ma evitare di passare da cretini? Il che si traduce in un'altra domanda ancora: ma iniziare a comportarsi da cretini per prendere i voti dei cretini significa anche passare per cretini, oppure, vista la situazione, nessuno se ne accorgerebbe?
Vada come vada, io spero che una volta tanto i buoni vincano.

giovedì 14 maggio 2009

orientamenti

La mia gatta è sostanzialmente di sinistra, l'ho capito ormai da tempo. Deve avere recepito i miei messaggi intrisi di insulti che lancio quotidianamente a quelli del telegiornale. La mia gatta capisce al volo da che parte stiano il giusto e lo sbagliato. Non che sia una gatta proletaria, anzi, tutt'altro. Lei appartiene a quella sinistra intellettualoide e un po' snob, che si lascia crescere la barba per una precisa scelta estetica, non per disprezzo dell'apparenza. Lei si fa vanto dei suoi baffi lunghi, e assume una posa composta e malinconica ogni volta che riflette immobile con lo sguardo fisso nel vuoto. E disprezza, oh sì, la mia gatta disprezza. Come tutti quelli della sinistra intellettualoide, lei disprezza chi non è abbastanza intelligente e profondo da capire le idee della sinistra. E' eloquente lo sguardo di commiserazione che dedica ogni volta ai miei vicini berlusconiani. Loro non capiscono, e lei si rassegna all'idea di non poterci fare nulla.
La mia gatta, comunque, venderebbe le proprie idee per una ciotola piena e una grattata di orecchie. Le scelte politiche della mia gatta sono in fin dei conti frutto di un mero calcolo di convenienza. Dopotutto, adesso che ci penso, la mia gatta è fondamentalmente un po' berlusconiana. Infatti sta cercando disperatamente di non farsi rinchiudere nel gattile circondariale. Ma se la caverà anche stavolta, ne sono sicuro. I gatti se la cavano sempre, in un modo o nell'altro. Forse in fondo in fondo la mia gatta è un po' democristiana.

mercoledì 13 maggio 2009

eccome

che poi non è che tutto quello che uno dice, uno lo pensa. Nè tutto quello che uno lo pensa, uno lo dice. A volte quello che uno dice lo pensano in due, per esempio. Oppure, sempre per esempio, a volte quello che uno pensa non lo dice nessuno. A ciascuno il suo, insomma, e a nessuno il mio. A me il tuo, però. questo sì. Ci mancherebbe altro. L'uno e l'altro. L'uno è quello che pensa, l'altro è quello che dice. O viceversa. Vicendevolmente. Reciprocamente. Scambievolmente. In ogni caso, qualcosamente. E anche la mente a volte mente. Dice il falso e tace il vero, o dice il vero quando il vero è falso. Veramente, dico sul serio. Seriamente, dico davvero. Davveramente. Che mente, oh sì, anche il vero mente. Eccome.

lunedì 11 maggio 2009

calamite

Stavo per scrivere una cosa seria e triste e vagamente ironica, ma ho deciso che non se ne fa più nulla. Anzi, l'avevo anche già scritta per metà, ma l'ho cancellata. Stasera non è la sera. Ho in programma di essere contento, sereno, quasi felice, non posso permettermi di rovinare tutto con le parole tristi che spingono sulla mia mano per venire fuori.
Bevo una birra, leggo cose qua e là, guardo dei filmati. Nient'altro, per stasera non voglio nient'altro. Neppure le cose che sono dentro di me, così dentro da volere uscire e dipingere di tristezza questo blog, di nuovo, come se non ne fosse già pieno. Devo lasciare questa pagina, queste parole, questa calamita di pensieri tristi. Stasera no, stasera voglio stare con le cose che non fanno pensare, con quello che è fuori di me e che non riconosco. Stasera ho voglia di dimenticarmi chi sono e cosa penso e cosa voglio, di dimenticarmi del fatto di non sapere chi sono cosa penso e cosa voglio.

venerdì 8 maggio 2009

miao

Come pretendete che io scriva qualcosa di intelligente con una gatta che mi sgattaiola tra le gambe miagolando la sua paura per un temporale finito oramai da mezz'ora? E lei mi guarda e si struscia e mi riguarda e miagola. Si aspetta che io faccia qualcosa, immagino. Ma cosa, dimmi, cosa vuoi che faccia? Ti ho già detto che il temporale è finito, ti ho già grattato le orecchie, ma ogni volta sembra che ti aspetti qualcos'altro, e via con la miagolata. Io non la capisco a volte, neppure ora che mi spia di nascosto, pensando che io non la veda mentre guardo lo schermo del computer. Ecco che riparte il miagolio, stavolta ancora più lungo. Hai fame? Hai sonno? Hai paura? Tu puoi avere le tue ragioni, ma non è colpa mia se io non sono un gatto e non riesco a capire cosa mi stai dicendo. Però, per favore, non smettere di essere la mia gatta solo perchè a volte io e te non ci capiamo.

giovedì 7 maggio 2009

discorso con me

Ancora qui quella roba che non se ne va. E' qui e non se ne va. Non se ne va da sola, non se ne va se la mandi via, non se ne va se provi a spingerla fuori. Anche quando non la vedi e credi sia sparita, devi sempre ricordare che sparire non è andare via. E' solo non essere più visto, che non è come non esserci. E le cose che spariscono possono ricomparire in ogni momento. Di nuovo qui, e non se ne vanno via. Devi ricordarlo questo, dimenticarsene può far male. Devo ricordarmelo. IO devo ricordarmelo. Questo è un discorso per me, uno dei tanti discorsi che si potrebbero fare una notte in cui non si ha nessuno a cui farli. Io devo ricordarmelo, io che sono come un tu qualunque, di quelli che incontri per strada e non sai se salutare o tirar dritto. Io come tu, o solo io, non importa, l'importante è ricordarsi che quella roba è sempre qui e non se ne andrà mai. Neppure se smettessi di correrle dietro.

sabato 2 maggio 2009

perché

Mi piacerebbe sapere perché. Così, in generale. Perché una cosa succeda e un'altra no, perché una cosa cambi e un'altra resti uguale, perché alcune persone si ritrovino in certi posti a fare certe cose e altre persone in altri posti e con altre cose.
Il perché io non lo scoprirò mai. Forse perchè il "perché" non esiste neppure. E io il perché non lo capirò mai. "Perché" può volere dire tante cose, e io non so neppure cosa mi stia chiedendo quando mi chiedo "perché?".
"Perché" vuole dire a quale scopo, ma anche per quale causa. "Perché" può volere dire chi ne è responsabile, ma anche cosa aveva in mente di fare quello che è responsabile.
Dovremmo smetterla di porci domande senza senso. Anzi, io dovrei smettere di farmi domande senza senso. Almeno finché non trovo la risposta, io smetterò di chiedermi perché.