mercoledì 24 febbraio 2010
bolla
E se nel frattempo, mentre sono troppo preso con altre cose per pensarci, il tempo dovesse all'improvviso decidere di passare? Basta un attimo di distrazione e quello già se ne è andato via, mentre tu sei ancora lì alle prese con le cose da fare, i problemi da risolvere, le questioni di cui preoccuparti e, insomma, con tutto quello che non è tempo che passa.Ti crei una bolla d'aria in cui ti immergi con tutte le tue cose e ne fai un unico, indefinito momento in cui succede tutto insieme, una cosa sopra l'altra o dentro l'altra, il pensiero che passa da un pensiero a un altro pensiero, senza un ordine, una scansione, un ritmo. Senza il tempo che passa. Ma che si fa se fuori da questa bolla il tempo, senza dire niente a nessuno, dovesse decidere di passare oltre?
giovedì 18 febbraio 2010
all'ombra dell'ultimo sole
ho poco tempo e troppa fame..ho sete sono un'assassino.
Se uno non ha tempo, non è che può fare molto. Al limite potrebbe non fare, perchè meno si fa, più il tempo aumenta. E se aumenta troppo, poi addirittura pesa.
Se invece uno ha fame,mangia.Se ha troppa fame, però, basta che non mangi troppo, se no poi gli viene sete e diventa un'assassino.
Nel caso della sete è facile: basta bere. L'importante è ricordarsi di fare pipì quando scappa, il che succede di solito dopo che uno beve. Ogni tanto a me quando scappa per non dimenticarmi di farla mi faccio un nodo sul fazzoletto. Sul fazzoletto, ho detto, che a me quell'altra cosa non è neanche passata per l'anticamera del cervello. Volgari.
Il problema arriva se per caso uno è un assassino, e non ci sono pescatori nelle vicinanze, e si rischia di morire di fame e di sete.
e tutto solo perchè uno ha poco tempo.
Non nel senso che uno è solo perchè ha poco tempo.
Intendevo: tutto questo succede solo perchè uno ha poco tempo.
Anche se uno che ha poco tempo di solito è tutto solo, perchè non ha tempo per gli altri.
Io, per esempio, quanto tempo ho per gli altri? Credo meno di quello che vorrei averne, ma forse più di quello che voglio averne.
Che differenza c'è tra voglio e vorrei? C'è la differenza di un "se...".
Ma ho poco tempo per pensare a "se che cosa".
Poco tempo e troppa fame.
Se uno non ha tempo, non è che può fare molto. Al limite potrebbe non fare, perchè meno si fa, più il tempo aumenta. E se aumenta troppo, poi addirittura pesa.
Se invece uno ha fame,mangia.Se ha troppa fame, però, basta che non mangi troppo, se no poi gli viene sete e diventa un'assassino.
Nel caso della sete è facile: basta bere. L'importante è ricordarsi di fare pipì quando scappa, il che succede di solito dopo che uno beve. Ogni tanto a me quando scappa per non dimenticarmi di farla mi faccio un nodo sul fazzoletto. Sul fazzoletto, ho detto, che a me quell'altra cosa non è neanche passata per l'anticamera del cervello. Volgari.
Il problema arriva se per caso uno è un assassino, e non ci sono pescatori nelle vicinanze, e si rischia di morire di fame e di sete.
e tutto solo perchè uno ha poco tempo.
Non nel senso che uno è solo perchè ha poco tempo.
Intendevo: tutto questo succede solo perchè uno ha poco tempo.
Anche se uno che ha poco tempo di solito è tutto solo, perchè non ha tempo per gli altri.
Io, per esempio, quanto tempo ho per gli altri? Credo meno di quello che vorrei averne, ma forse più di quello che voglio averne.
Che differenza c'è tra voglio e vorrei? C'è la differenza di un "se...".
Ma ho poco tempo per pensare a "se che cosa".
Poco tempo e troppa fame.
lunedì 15 febbraio 2010
correnti
Mi è arrivata una ventata di ottimismo, ma poi ho dovuto chiudere la finestra perchè faceva troppa corrente.
Adesso tutto è calmo. Cioè fermo. Non un filo di vento, non un soffio di niente. Ma siccome so che il niente non può essere davvero niente, ci deve essere qualcosa dietro a questa immobilità, anche se non so vederlo, capirlo, pronunciarlo. C'è un nome sotto ogni cosa, di questo sono sicuro. Si tratta solo di trovare la parola che spieghi cosa sia tutto questo stare fermi. Dopodiché, sarà più facile capire che senso abbia starsene qui dove non tira un filo di vento
Adesso tutto è calmo. Cioè fermo. Non un filo di vento, non un soffio di niente. Ma siccome so che il niente non può essere davvero niente, ci deve essere qualcosa dietro a questa immobilità, anche se non so vederlo, capirlo, pronunciarlo. C'è un nome sotto ogni cosa, di questo sono sicuro. Si tratta solo di trovare la parola che spieghi cosa sia tutto questo stare fermi. Dopodiché, sarà più facile capire che senso abbia starsene qui dove non tira un filo di vento
martedì 9 febbraio 2010
metri
Un giorno ho deciso di non portare più l'orologio perchè credevo di non aver bisogno di misurare il tempo. Poi ho capito che se non lo misuriamo, il tempo smette di esistere, perchè diventa un concetto vuoto. Il tempo non è una cosa che si misura. Il tempo è la misura stessa. Non c'è niente oltre ai numeri dei minuti e delle ore che passano. Ma allora che cos'è che si misura, quando si misura il tempo? Quando passa un'ora, o tre secondi, o quindici anni, sono ore, secondi e anni di che cosa? Conta fino a tre, al ritmo dei secondi che passano. Cosa sono questi tre che hai contato? E sono passati anche se non li hai riempiti con niente, anche se sono secondi di niente? Dico uno, due e tre e non ho misurato niente, anche se ho detto delle misure. E se fosse la stessa cosa con i mesi e con gli anni passati? Ho misurato qualcosa in tutto questo tempo che ci ho messo ad arrivare fin qui? E cosa significano quei numeri sul nuovo calendario ancora tutto da girare? E cosa significano 2011, 2012, 2013? Come farò a riempire di significato tutti questi numeri che ho davanti e che ormai sono già stati messi lì, a pretendere qualcosa da misurare?
venerdì 5 febbraio 2010
uguali
C'è una coccinella che cammina sulla foto di un gatto sopra un tavolo in legno sistemato sotto la foto di un gatto appesa a una parete bianca.
Adesso la coccinella se ne è andata.
Avrà avuto i suoi buoni motivi. Buon per lei.
Oggi ha nevicato. La cosa mi ha lasciato indifferente, perché non sono più un bambino. Mi sono accorto che più il tempo passa, più divento indifferente alle cose che mi succedono, persino a quelle che mi toccano da vicino. Una delle ultime cose su cui ho sviluppato un'insensibilità che a volte mi preoccupa sono i sentimenti delle altre persone. Credo che la maggior parte delle parole che la gente usa per parlarti di quello che sente, che prova, che pensa, che soffre, siano completamente senza senso. O forse semplicemente non vere. Le persone soffrono tutte allo stesso modo, anche se ciascuna per cose diverse. Non vedo come la sofferenza o la gioia di qualcun altro possano essere qualcosa di diverso dalla sofferenza e gioa mie. Non mi interessa sapere come stiano gli altri perchè già lo so, stanno come me, cioè male il più delle volte, e bene quando si dimenticano di quello che davvero provano. Sono stufo di sentire persone che si lamentano, come se loro fossero speciali, come se il loro stare bene o stare male fossero qualcosa di diverso o addirittura più intenso dello stare bene o stare male mio o di chiunque altro.
Non so, tutto questo è preoccupante?
Adesso la coccinella se ne è andata.
Avrà avuto i suoi buoni motivi. Buon per lei.
Oggi ha nevicato. La cosa mi ha lasciato indifferente, perché non sono più un bambino. Mi sono accorto che più il tempo passa, più divento indifferente alle cose che mi succedono, persino a quelle che mi toccano da vicino. Una delle ultime cose su cui ho sviluppato un'insensibilità che a volte mi preoccupa sono i sentimenti delle altre persone. Credo che la maggior parte delle parole che la gente usa per parlarti di quello che sente, che prova, che pensa, che soffre, siano completamente senza senso. O forse semplicemente non vere. Le persone soffrono tutte allo stesso modo, anche se ciascuna per cose diverse. Non vedo come la sofferenza o la gioia di qualcun altro possano essere qualcosa di diverso dalla sofferenza e gioa mie. Non mi interessa sapere come stiano gli altri perchè già lo so, stanno come me, cioè male il più delle volte, e bene quando si dimenticano di quello che davvero provano. Sono stufo di sentire persone che si lamentano, come se loro fossero speciali, come se il loro stare bene o stare male fossero qualcosa di diverso o addirittura più intenso dello stare bene o stare male mio o di chiunque altro.
Non so, tutto questo è preoccupante?
lunedì 1 febbraio 2010
club
Non tollero gli idioti. Mi spiace, non li tollero. Spero solo di non farne parte, perché potrebbe anche darsi che io sia un idiota e non me ne stia accorgendo. Nel qual caso sarei talmente idiota da non riuscire neppure a capire che dovrei essere intollerante a me stesso. Penso che se proprio bisogna essere idioti, almeno si dovrebbe esserne consapevoli, anche se forse questo potrebbe già di per sè significare uscire dal club degli idioti. Ad ogni modo, se un idiota consapevole è pur sempre meglio di un idiota ignaro di esserlo, è cosa buona e giusta mettere al corrente quanti più idioti possibili della loro reale condizione. Per il loro bene. E allo stesso modo, se io fossi un idiota e per tutti questi anni non me ne fossi accorto, gradirei cortesemente che qualcuno me lo facesse sapere. Certo avrei poi il problema di verificare il fatto. Se fossi idiota per davvero, non me ne renderei conto neppure se qualcuno me lo dicesse. Se invece non fossi proprio idiota, allora potrei essere in grado di scoprire se è vero o no che sono un idiota. Ma allora, se lo fossi, come farei a scoprirlo? Forse che gli idioti sono idioti proprio perchè non sanno di esserlo? E allora come faccio a dare dell'idiota a qualcuno se non posso neppure sapere se sono io stesso un idiota? Credo che solo un idiota non arriverebbe a porsi certe domande.
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