Vado in Australia, per vedere cosa c’è di là, e perché so che solo là ci sarà l’unica cosa che per me ora conta. Parto tra sei mesi, questioni pratiche permettendo (passaporto, visto, eccetera, anche se non so questo “eccetera” cosa contenga). Parto forse per un mese, forse per qualche anno, forse per sempre. Può darsi che dopo un po’ trovi un lavoro qui, e debba tornare. O può darsi che il lavoro lo trovi là, e allora non tornerò. Credo ci voglia una buona dose di nichilismo e una buona dose di fede cieca in se stessi e nel futuro per gestire una situazione così precaria, indefinita, angosciante. Bisogna avere dentro tante contraddizione e gestirle tutte, senza appianarle o eliminarle, ma tenerle vive per essere pronti a sopportare tutti gli imprevisti, le sfumature, gli spigoli diversi e opposti che questa prospettiva futura contiene e che sicuramente mi aspetteranno nei prossimi mesi.
Ho tanta paura, anche se di tante cose di cui ho paura non riesco a vedere il volto. Ho paura di perdere la persona che amo per colpa della lontananza, o meglio per colpa di quello che la lontananza potrebbe comportare, e ho paura di non trovare un lavoro, o forse solo quella di non trovare un lavoro adeguato, un lavoro all’altezza delle mie aspettative. Ho paura di non poter essere indipendente. E queste sono forse le sole paure che riconosco, che vedo, che capisco. Di tutto il resto non vedo nulla, sento solo un’angoscia che ogni tanto sale fino alla gola come se ci dovessi annegare dentro. È la paura di non sapere esattamente quali sono e quali saranno le mie paure. Di non vedere davvero tutti gli aspetti e i lati oscuri di questa situazione e di non essere in grado di gestirli il giorno che mi si pareranno davanti.
Qualcuno mi sa dire, esattamente, in quale direzione si sta andando? Da che parte è, di preciso, questa Australia?
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